Retribuzioni più basse e sotto la media nazionale nelle Marche e nella provincia di Ascoli
Secondo il “Geography Index”, l’annuale report dell’Osservatorio JobPrincing, le Marche sono al 12° posto nella classifica regionale, con una retribuzione media annuale di 27.687 euro, inferiore di 818 euro rispetto a quella del 2021 e di oltre 2 mila rispetto alla media nazionale
Diminuiscono rispetto al 2021 e sono più basse della media nazionale le retribuzioni nelle Marche. E peggiora sensibilmente la situazione retributiva nella provincia di Ascoli, più che in tutte le altre province della nostra regione, nessuna delle quali fa comunque registrare un aumento rispetto all’anno passato. In un quadro generale del paese davvero preoccupante, con la media retributiva nazionale che continua impietosamente a scendere e le differenze tra il nord e il sud del paese che si ampliano ulteriormente. Questo è quanto emerge dal “Geography Index”, l’annuale report dell’Osservatorio JobPrincing che analizza le differenze retributive tra le varie regioni e province italiane. Il Geography Index è il report annuale dell’Osservatorio JobPricing (punto di riferimento in Italia per il mercato del lavoro e per le dinamiche retributive) che analizza e valorizza le differenze retributive tra le varie regioni e province italiane e restituisce una classifica puntuale delle stesse sulla base dei livelli retributivi medi.
Per ottenere la retribuzione media di ogni provincia si è considerata la composizione di dirigenti, quadri, impiegati e operai all’interno della provincia stessa, ottenuta tramite l’elaborazione dei dati trimestrali sulle forze di lavoro. Inevitabilmente i dati che emergono sono condizionati dagli ultimi due anni caratterizzati da una crisi sanitaria ed economica globale che ha avuto ripercussioni molto negative su tutto il Paese. Ed inevitabilmente in un simile contesto si sono accentuate e allargate le differenze tra nord e sud.
In tal senso è significativo che nella graduatoria delle regioni ai primi 10 posti ci siano tutte le regioni del nord più Lazio (3° posto), Emilia Romagna (4° posto) e Toscana (10° posto). Da segnalare che comunque anche le due regioni che si piazzano ai primi due posti, Lombardia (32.191 euro) e Trentino Alto Adige (31.501 euro), comunque vedono diminuire la retribuzione media rispetto all’anno precedente, rispettivamente di 271 e 150 euro. In fondo alla classifica troviamo invece tutte le regioni del sud, con fanalino di coda la Basilicata (25.317 euro), preceduta dalla Calabria (25.698 euro).
Discorso ovviamente simile per quanto riguarda le province, nella prima fascia (1°-36° posto) ci sono solo province di quelle 10 regioni, ad eccezione proprio di Ancona che si colloca proprio al 36° posto. In testa alla graduatoria troviamo ancora Milano con una media retributiva annua di 35.724 euro, in crescita di 395 euro rispetto al 2021. Sul podio altre due conferme, con Trieste (33.521 euro) e Bolzano (33.285 euro), con una crescita rispettivamente di 163 e 680 euro. Fanalino di coda si conferma Ragusa con una retribuzione media annuale di 23.525 euro, inferiore di 67 euro rispetto al 2021. Il dato più significativo che emerge, però, è che il paese è spaccato in 2 anche per quanto riguarda il confronto con il periodo pre covid. Se, infatti, nel nord (con rarissime eccezioni) le retribuzioni medie sono cresciute, sia pure non di molto, rispetto all’ultimo anno prima della pandemia, al sud nella maggior parte dei casi siamo addirittura sotto la media del 2019.
D’altra parte, però, alla luce dei forti squilibri e delle grandi differenze nei mercati del lavoro territoriali del nostro paese, non sorprende più di tanto scoprire che in Italia le dinamiche retributive abbiano una chiara connotazione territoriale, tale per cui esistono differenziali davvero molto forti tra le diverse aree del paese, sia a livello regionale che a livello provinciale. Queste differenze, per altro, sono ulteriormente accentuate da fattori esogeni al mercato del lavoro, quali, per esempio, il costo della vita, gli investimenti pubblici, le infrastrutture e i mezzi di trasporto. Ne deriva che fra Nord e Sud del paese, in media, il delta retributivo raggiunge il 17%. Una differenza che diventa ancora più significativa (quasi il 52%) se si confronta la provincia con la retribuzione media più elevata, Milano, e la provincia con la retribuzione in media più bassa, Ragusa, non a caso rappresentanti del Nord e del Sud del paese.
Ma limitare il confronto tra le aree più sviluppate e meno sviluppate non esaurirebbe la peculiarità delle dinamiche retributive del nostro paese, dove ci sono significative differenze anche fra province che sono parte della stessa regione (come, ad esempio, Trieste nei confronti delle altre province del Friuli-Venezia Giulia). Dunque, la specificità del mercato del lavoro italiano, cioè la sua forte differenziazione su base geografica, si riflette in modo diretto sulle dinamiche salariali anche a livello micro-territoriale. Naturalmente negli ultimi anni a questi fattori si è aggiunta la pandemia con le sue conseguenze, con le conseguenti chiusure. delle attività produttive che hanno evidenziato un ulteriore divario tra i lavoratori: coloro che hanno potuto operare in lavoro agile hanno sopportato meglio il peso della crisi.
Una ricerca dell’Osservatorio JobPricing ha evidenziato che in media i lavoratori agili, nei primi 6 mesi di pandemia, hanno guadagnato circa il 3,5% in più rispetto ai lavoratori tradizionali, ossia quei lavoratori che, essendo obbligati ad operare in prossimità del luogo di lavoro, hanno risentito maggiormente degli effetti nefasti delle misure di sicurezza contro il covid.
Spostando lo sguardo sulla nostra regione, con una media di 27.687 euro, inferiore di 2.153 euro rispetto alla media nazionale, le Marche si collocano al 12° posto tra le 20 Regioni italiane, per retribuzione globale annua lorda, peggiorando di una posizione la graduatoria dello scorso anno. Rispetto al quale diminuisce di ben 818 euro la media retributiva nella nostra regione (28.505 euro), scendendo per la prima volta dal 2019 sotto quota 28.000. Un trend comune a tutto il paese, per la verità, visto che anche la media nazionale scende per la prima volta sotto quota 30 mila (29.840 euro), con una diminuzione rispetto allo scorso anno di 214 euro e ben più sensibile rispetto al 2020 quando la media nazionale sfiorava i 31 mila euro.
Situazione in deciso peggioramento anche per quanto riguarda la provincia di Ascoli che con 27.989 euro perde 10 posizioni e si colloca al 55° posto. Per altro la nostra è la provincia marchigiana che, rispetto al 2021, fa registrare la diminuzione più consistente della media retributiva, ben 977 euro in meno (28.966 euro). Complessivamente il quadro regionale è decisamente fosco, in un “mal comune” che in questo caso non fa mezzo gaudio. E se la provincia di Ancona, la migliore delle Marche, guadagna qualche posizione in classifica (4, passando al 36° posto), il dato più significativo e allarmante è quello che evidenzia come in tutte e 5 le province la retribuzione media scenda rispetto all’anno precedente, in qualche caso in maniera decisamente sensibile. Come anticipato il dato migliore è quello della provincia di Ancona (36° posto) con 29.130 euro, comunque 78 euro in meno rispetto all’anno precedente (29.208 euro nel 2021).
Segue Ascoli, poi la provincia di Macerata al 66° posto (-6 rispetto all’anno scorso) con 27.358 euro, 343 in meno rispetto al 2021 (27.701 euro). Subito dietro Pesaro, al 69° posto (12 posizioni in meno rispetto al 2021) che, però, fa segnare con una diminuzione della retribuzione media annua di 522 euro (27.771 nel 2021). Fanalino di coda delle Marche la provincia di Fermo che precipita al 98° posto (dall’83° dell’anno scorso), con una retribuzione media di 25.640 euro, ben 892 euro in meno rispetto al 2021 (26.592 euro).