Nelle stesse ore in cui si consumava la tragedia diversi esponenti della giunta regionali erano impegnati in appuntamenti elettorali. Compreso l’assessore alla protezione civile Agazzi che ha ammesso di aver compreso la gravità della situazione solo dopo la mezzanotte
Non spetta certo a noi e non è sicuramente questa la sede opportuna per discutere delle eventuali responsabilità dell’amministrazione regionale (nel suo complesso, politici e tecnici) nella tragedia che ha colpito la nostra regione giovedì 15 settembre, in particolare una zona della provincia di Ancona. La magistratura sta conducendo indagini a 360 gradi e sarà suo compito verificare se eventualmente in determinati comportamenti si possano individuare delle responsabilità penali. Sicuramente, però, si può ragionare e discutere dal punto di vista strettamente politico su quanto accaduto in quelle ore così drammatiche e nei giorni immediatamente a venire, nel corso delle quali la giunta Acquaroli non ha certo fornito un’immagine particolarmente edificante (sempre politicamente parlando).
Partendo dal fatto che, in base alla ricostruzione fornita dall’assessore alla protezione civile Aguzzi, il presidente della Regione Acquaroli è arrivato nella sala operativa della Protezione civile (ad Ancona) solo intorno alle 23, mentre addirittura lo stesso Aguzzi solo intorno alla mezzanotte, con entrambi impegnati in due appuntamenti elettorali. Intanto, però, poco dopo le 20 sui social circolavano già i video del drammatico disastro che stava avvenendo in alcune zone dell’Anconetano. Soprattutto, sulla base della ricostruzione degli eventi fatta da tutti gli organi di informazione, alle 18:40 già le strade di Arcevia erano invase dall’acqua, alle 19:30 il fango già aveva invaso le case a Cantiano e alle 20:10 il Misa era già esondato a Barbara.
In quelle stesse ore, il governatore Acquaroli si recava ad una cena elettorale (a Potenza Picena) con il fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto, mentre l’assessore Aguzzi saliva sul palco del cinema Gabbiano per un appuntamento elettorale. In realtà lo staff del governatore ha smentito che si è fermato a cena, sostenendo che è passato solo per un saluto (una storia già sentita…). Però su facebook è stata pubblicata una foto delle 21:30 nella quale c’è lo stesso Acquaroli.
Sulla base di quanto riportato da un quotidiano locale (le parole dell’assessore sono virgolettate e non smentite dall’assessore stesso), nel tardo pomeriggio Aguzzi afferma che “ero concentrato sulle questioni che riguardavano il Metauro perché già nel tardo pomeriggio Cantiano era sott’acqua, diverse persone dell’entroterra mi avevano chiamato per segnalarmi la situazione. Metauro e Cesano erano dunque monitorati con attenzione, erano cresciuti parecchio ma non avevano superato i livelli di guardia”.
La prima considerazione che nasce spontanea è che già a quel punto, con qualche paese sott’acqua, la preoccupazione di diversi cittadini segnalata ad Aguzzi e la pioggia che continuava a scendere, l’assessore regionale alla protezione civile avrebbe quanto meno dovuto prendere in considerazione l’ipotesi di non partecipare all’evento elettorale per concentrarsi su quanto stava accadendo che, comunque, già in quella fase era piuttosto preoccupante. Proseguendo nel suo racconto, Aguzzi afferma che alle 20:38 si sposta da Fano a Senigallia dove è in programma l’iniziativa elettorale.
“Me lo ricordo con precisione – afferma – perché in quel momento ho chiamato una consigliera di Senigallia che mi stava aspettando e le ho chiesto quale fosse la situazione, visto quanto stava accadendo nel Pesarese. Inizialmente mi dice che è tutto ok. Poi mi richiama per comunicarmi che c’è un po’ di preoccupazione dal momento che sta piovendo molto a monte. Erano circa le 20:45”. E qui, inevitabilmente, le perplessità aumentano. Senza considerare che già in quell’orario da quasi un’ora il Misa è esondato in alcuni punti, che già ci sono i primi dispersi e che sui social circolano già video terrificanti, la semplice preoccupazione espressa dalla “misteriosa” consigliera di Senigallia in un paese normale spingerebbe l’assessore alla protezione civile a rinunciare all’appuntamento elettorale per recarsi nella sala operativa della Protezione civile.
Per altro non si può fare a meno di notare che, in un momento che è già decisamente critico e preoccupante per quanto sta avvenendo, le informazioni all’assessore arrivano da una misteriosa consigliera e non direttamente da chi è sul campo (magari i sindaci dei vari comuni)…In ogni caso, Agazzi continua il racconto spiegando che a quel punto, invece di recarsi nella sala operativa regionale (dove c’è un solo operatore perché era stato dato solo l’allerta giallo), si limita a telefonare. “L’operatore – prosegue l’assessore – mi dice che gli idrometri significativi sul Misa sono tutti sotto controllo. Subito dopo chiamo il capo della protezione civile regionale Stefoni e, come l’operatore, mi parla del Metauro”.
Sono ormai le 21, a quell’ora sui social si ha già l’evidenza del dramma, si parla già di morti e scomparsi. Il Misa è già esondato a Barbara, sta già mietendo le prime vittime. In tutta la regione, da nord a sud si inizia a prendere coscienza della tragedia in corso, solo per la sala operativa regionale (dove continua ad esserci un solo operatore) il fiume “assassino” è “sotto controllo”, addirittura quasi non preoccupa perché l’attenzione è puntata sul Metauro. Agazzi, che riferisce anche che in quei minuti ha ricevuto una telefonata dal presidente Acquaroli (a cui ovviamente ripete le stesse cose…), non ritiene opportuno e necessario fare nulla di particolare, decide che può tranquillamente partecipare all’appuntamento elettorale. Solo intorno alle 22 al cinema Gabbiano, dove è in corso l’appuntamento elettorale, si inizia a parlare della situazione del Misa.
“Ci hanno avvertito che a Senigallia hanno dato l’allarme e che è il caso di rientrare – prosegue Agazzi – sono rimasto nella zona del Misa fino alle 23 e non stava succedendo niente. A quel punto sono tornato a Fano a mettermi il giaccone della protezione civile e mi sono diretto verso la sala operativa di Ancona dove sono arrivato dopo le 24”. In un momento così drammatico, per l’assessore è importante tornare a prendere e indossare il giaccone della protezione civile (chissà, magari senza nessuno l’avrebbe riconosciuto…), perdendo ulteriormente tempo. La chiusura del racconto di Agazzi è ancora più emblematica.
“Ho preso coscienza di quanto drammatica fosse la situazione dopo mezzanotte, mentre andavo verso la sala operativa” ha affermato. L’assessore regionale alla protezione, quello che teoricamente insieme al presidente della Regione dovrebbe coordinare le operazioni nelle situazioni di emergenza, praticamente è stato l’ultimo in tutta la regione a comprendere la drammaticità della situazione. C’è davvero poco da aggiungere, se non un paio di doverose considerazioni finali. Partendo dal fatto che, a prescindere dalla legittima opinione che ognuno ha maturato, deve comunque essere chiaro che anche se la struttura regionale della protezione civile si fosse mobilitata con maggiore celerità non si sarebbe certo evitato la tragedia. Di certo, però, le perplessità sull’efficienza di quella stessa struttura restano.
Così come sul fatto che chi si assume la responsabilità di rivestire determinati ruoli istituzionali (come gli assessori regionali) dovrebbe comportarsi di conseguenza e non preoccuparsi, invece, delle proprie aspirazioni politiche. Comunque siano andate le cose, è un dato di fatto incontrovertibile che giovedì 15 settembre, mentre in alcune zone della regione si consumava il dramma, alcuni assessori (anche l’assessore Castelli era alla cena elettorale con Crosetto) e lo stesso presidente erano impegnati in appuntamenti elettorali. Non propriamente edificante…