L’ennesimo accorpamento dei reparti e la surreale scelta del nuovo primario di Chirurgia confermano come l’ospedale “Mazzoni” sia sempre più allo sbando, penalizzato e umiliato dalle scelte della Regione e lasciato al suo destino dal sindaco Fioravanti
Se San Benedetto piange, Ascoli non ride. E mai come in questo caso, alla luce della situazione dei due ospedali piceni, “mal comune” non fa affatto “mezzo gaudio”. Anzi, raddoppia la rabbia e la preoccupazione, perché avere due “mezzi ospedali” a pochi chilometri di distanza, con una serie incredibile di problematiche mai risolte, che messi insieme non sono neppure all’altezza di un ospedaletto di secondo livello, è tutt’altro che rassicurante. Più in generale i fatti degli ultimi giorni dimostrano come la sanità picena è sempre più allo sbando.
La settimana si era aperta con l’ennesima vergognosa nottata al Pronto Soccorso di San Benedetto, con addirittura le ambulanze costrette a trasportare pazienti in attesa proprio all’ospedale di Ascoli. E’ poi proseguita nel capoluogo piceno con l’accorpamento dei reparti, tra le proteste (ovviamente inascoltate) dei cittadini (in particolare dei pazienti dei reparti interessati dall’accorpamento). Senza dimenticare la surreale scelta del nuovo primario del reparto di Chirurgia del Mazzoni, con l’Area Vasta 5 che incredibilmente ha scelto non il primo ma il secondo della graduatoria stilata dopo il concorso. E, per completare il quadro, le proteste dei sindacati nei confronti della Regione per quanto concerne il mancato superamento delle disparità di trattamento economico. In altre parole, per sintetizzare, il quadro che emerge è sin troppo chiaro e sconfortante.
Dopo tutte le promesse fatte in campagna elettorale, il Piceno continua ad essere fortemente penalizzato in campo sanitario, al punto che parlare di “Cenerentola” della regione è addirittura un eufemismo. E’ innegabile ed è sotto gli occhi di tutto che la situazione rispetto ad un paio di anni fa è decisamente peggiorata, anche perché non ci sono più neppure prospettive incoraggianti per il futuro, con sullo sfondo la colossale fregatura, una palese e inaccettabile presa in giro per tutto il territorio, dell’ospedale di primo livello su due plessi. In un simile contesto a peggiorare la situazione è il comportamento dei sindaci di Ascoli e San Benedetto, anche se almeno il primo cittadino sambenedettese, Spazzafumo, pur se nei termini e in contesti sbagliati (un sindaco che vuole tutelare i propri cittadini interviene nei luoghi istituzionali, non certo o, quanto meno, non solamente sui social) ogni tanto prova a far sentire la sua voce di protesta.
Il sindaco Fioravanti, invece, da quando la Regione è governata dalla sua stessa parte politica guarda il caso ha perso la parola, la sanità picena sembra non interessargli più, meno ancora le sorti dell’ospedale “Mazzoni”. D’altra parte si è ampiamente capito in questi 3 anni che nella scala di valori e di priorità di Fioravanti al primo posto, per distacco, ci sono gli interessi del proprio partito, della propria parte politica, non certo quelli dei cittadini ascolani. Pur non essendo dei “geni”, il governatore Acquaroli e l’assessore regionale alla sanità Saltamartini l’hanno pienamente compreso, hanno capito che possono permettersi di penalizzare e umiliare in qualsiasi modo la sanità picena e, ancora più, l’ospedale “Mazzoni”, tanto il sindaco di Ascoli non dirà mai nulla, non oserà mai protestare.
Il risultato è che, in un contesto generale sconfortante per la sanità picena, l’ospedale di Ascoli rischia davvero di diventare una struttura nella migliore delle ipotesi di secondo livello. “Dove sono i difensori dell’ospedale di Ascoli? – tuona la segretaria del Circolo Sanità del Pd di Ascoli, Manuela Marcucci – Dov’è il sindaco Fioravanti che, quando le cose andavano tutto sommato bene, si atteggiava a paladino della sanità? Dov’è l’assessore regionale Castelli, quello che diceva che il Piceno con lui non sarebbe più stato la Cenerentola delle Marche? Non so se se n’è reso conto: adesso stiamo messi molto peggio di una Cenerentola!. Ci appelliamo ai lavoratori perché continuino a denunciare senza indugi le mancanze e i soprusi che sono costretti a subire in questo momento puntuale come un orologio svizzero, ecco che nel periodo estivo arriva il solito accorpamento dei reparti all’ospedale Mazzoni.
Come già accaduto con l’urologia (accorpata con la chirurgia), adesso con l’unione della nefrologia alla medicina generale, il copione dello sfascio della nostra sanità si ripete. Purtroppo la situazione appare talmente drammatica che probabilmente questa situazione andrà avanti anche a estate finita. Siamo tornati indietro di sei anni, a prima cioè che la vecchia giunta di centrosinistra e un management accorto avevano deciso di non accorpare più i reparti durante l’estate, mantenendo un buon livello qualitativo e salvaguardando i diritti dei lavoratori della sanità. È con rammarico che registriamo questo ritorno all’epoca degli accorpamenti, ulteriore sintomo di una sanità Picena che sta andando a rotoli. L’attuale direzione appare impegnata più in una caccia all’uomo interna per preseunte appartenenze politiche che a organizzare la sanità nella maniera migliore per il territorio e per i cittadini. Questo sta accadendo in queste ore al dipartimento del territorio di San Benedetto, nel reparto di pediatria di Ascoli e nella scelta del primario di chirurgia (qui con un vero e proprio colpo di mano si è ignorato il vincitore del concorso e si è scelto il secondo classificato), ci sembra una questione più personalistica che altro, quasi una persecuzione verso chi è sgradito”.
Senza scendere nei particolari, ricordando che i sindacati hanno smontato le dichiarazioni con le quali il direttore Esposito ha cercato di giustificare la folle decisione di scegliere il secondo invece del primo arrivato, siamo al caos più completo, i vertici della Regione e della sanità locale hanno completamente perso la bussola. Per questo la rappresentante dem si appella al personale sanitario del “Mazzoni”.
“Perché l’ospedale continui ad andare avanti non possiamo che confidare nella pazienza e nella professionalità degli operatori” afferma Manuela Marcucci. “Sono mesi che nei due plessi ospedalieri di Ascoli e San Benedetto si fanno i salti mortali per garantire la copertura dei turni degli Infermieri e OSS – incalza il Comitato per l’ospedale di eccellenza nel Piceno (composto da personale medico, paramedico e liberi cittadini) – con l’arrivo dell’estate e con il sacrosanto diritto di poter usufruire delle ferie estive il problema è esploso. L’unica soluzione proposta e attuata è stata quella di accorpare, nel nosocomio ascolano, i reparti di medicina e nefrologia. Ci dicono che l’assistenza al malato non ne risentirà. Non è vero. Avremo posti letto in meno, aumenteranno nei reparti i posti bis e tutti gli operatori lavoreranno il doppio. Quando capiranno che non possiamo più permetterci reparti doppione a 25 km di distanza? Hanno bocciato l’ospedale unico. Ora che si fa? Aspettiamo che entrambi gli ospedali diventino due ospedaletti?”.
In tal senso, in realtà, l’attesa è finita da un pezzo, quello di Ascoli e quello di San Benedetto sono ormai da anni due “ospedaletti”. Che, messi insieme, non fanno neppure lontanamente qualcosa che assomigli ad un ospedale di primo livello come, con sprezzo del ridicolo, provano a far credere il governatore Acquaroli insieme agli assessori e i consiglieri regionali del Piceno che ormai hanno deciso di abbandonare a se stessa la sanità del nostro territorio…