I “portatori” di pace


I giornali di destra e Travaglio incensano Trump e Putin che “parlano di pace” anche per il Medio Oriente. Intanto, però, il primo bombarda i civili in Yemen, il secondo gli ospedali in Ucraina, così come Netanayahu. Per non parlare dello sdoganamento della deportazione…

Leggendo l’editoriale de “Il Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio di mercoledì 19 marzo e, ancor più, gli articoli dei giornali di destra sembrava di vedere la prosecuzione del film di Billy Ray “L’inventore di favole” che raccontava la vera storia dell’editorialista del “The New Republic” Stephen Glass che, all’apice della sua notorietà, si scoprì che aveva inventato la maggior parte delle storie raccontate nei suoi articoli. In realtà si potrebbe obiettare che più che di favole stiamo parlando di vere e proprie allucinazioni perché, purtroppo, la realtà è esattamente e totalmente opposta da quella descritte in quei farneticanti articoli.

Scrive ad esempio Marco Travaglio, sbeffeggiando (sicuramente non a torto) l’Europa e i paesi europei, etichettati con la solita ironia “guardoni e cornuti”, ed incensando i presunti “portatori di pace” Trump e Putin che “mentre i governi europei parlano di guerra, parlano di pace”. Ha dimenticato di citare l’altro che sta alacremente lavorando per la pace, Netanayahu che magari insieme agli altri due potrebbe far parte dei candidati al premio nobel della pace. Anche se bisogna riconoscere che quanto meno il premier israeliano non si nasconde dietro all’improbabile maschera di portatori di pace cucita addosso al “bullo” della Casa Bianca e al criminale del Cremlino e a cui possono dar credito solo poveri ignoranti sprovveduti (o chi ha altre motivazioni ideologiche, come appunto Travaglio che di sicuro tutto è fuorché uno sprovveduto.

Poi magari sarà anche vero che Trump e Putin “parlano di pace”, nessuno sa con assoluta precisione cosa si sono detti nella lunga telefonata di martedì 18 marzo. Quel che però è certo ed inequivocabile che chiunque può vedere e verificare (e che invece Travaglio e C. si rifiutano di vedere…) e che i due presidenti magari a parole parleranno anche di pace ma nei fatti continuano imperterriti a fare la guerra. Il leader russo in Ucraina , come da 3 anni a questa parte ufficialmente (ma in realtà da diversi anni prima). Quello a stelle strisce, invece, in Yemen dove solamente 48 ore fa ha lanciato un vasto bombardamento indiscriminato sui civili, in risposta al movimento yemenita degli Houthi che aveva colpito e danneggiato la portaerei Truman, provocando una oltre 50 vittime e un centinaio di feriti, tutti rigorosamente indifesi civili, tra cui anche donne e bambini.

E quanto Trump ci tenga “a portare la pace” anche nello Yemen è dimostrato dal fatto che in poche ore gli Stati Uniti hanno eseguito più di 47 attacchi aerei prendendo di mira diverse città e diverse zone residenziali, a differenza degli israeliani e Netanayahu senza neppure provare a raccontare la “favoletta” che in quelle zone si nascondevano pericolosi guerriglieri Houthi. Magari per non essere da meno dei suoi degni compari che continuano a portare morte e distruzione senza sosta tra i civili. Proprio mentre il bullo della Casa Bianca annunciava che nel colloquio telefonico con Putin avrebbero parlato anche della soluzione a Gaza (possibilmente diversa da quella mostrata nell’orribile video di qualche giorno fa…), il “macellaio” israeliano riprendeva i raid sui civili che, secondo stime ufficiose, in poco più di 24 ore hanno provocato oltre 700 morti tra i civili, tra cui un centinaio di civili.

Sono più di 900 i feriti, la maggior dei quali in gravi condizioni – afferma il portavoce dell’ospedale Shuhada al Aqsa – oltre il 70% dei feriti sono donne e bambini, molti dei quali muoiono in ospedale a causa della mancanza di sufficienti attrezzature mediche. E a pochissimi feriti è stato permesso di uscire da Gaza per ricevere cure”. Ad ulteriore dimostrazione di quanto sia efficace, come ripeteva mercoledì sera ad “Otto e mezzo” il solito Mario Sechi, l’opera di pacificazione di Trump soprattutto per la guerra in Ucraina, non appena terminata la telefonata con il bullo della Casa Bianca, nella quale avrebbe (il condizionale è d’obbligo) il cessate il fuoco per 30 giorni sulle infrastrutture, per altro a condizioni semplicemente vergognose, Putin ha ripreso a bombardare con feroce intensità obiettivi civili, tra cui due ospedali di Sumy, uno dei quali pediatrico.

Nello stesso tempo, per mostrare al mondo intero e allo stesso Donald Trump di che pasta è fatto (come se non lo avessimo già capito…), ha lanciato un violento attacco contro il sistema elettrico che alimenta le ferrovie nella regione ucraina di Dnipropetrovsk. E, come sono arrivati i soccorritori, ha lanciato un violento attacco anche su di loro. In attesa che i vari Travaglio, Orsini e compagnia cantante ci spieghino di chi sia la colpa tra Europa, Occidente (ma senza più gli Stati Uniti del “pacificatore” Trump) e l’Ucraina stessa per questi nuovi violenti attacchi che quel “sant’uomo” di Putin è stato costretto suo malgrado ad effettuare o che magari gli stessi ci dicano per quale ragione bombardare e uccidere civili e bambini ucraini sia meno disumano e inaccettabile rispetto a quelli palestinesi (per i decerebrati, per chi scrive lo è per entrambi allo stesso modo), non c’è nulla di nuovo e tanto meno di inatteso di quanto sta avvenendo in Ucraina e a Gaza.

D’altra parte, anche se dall’avvento del “pacificatore” Trump certi organismi internazionali non sono più tenuti in alcuna considerazione (non che prima lo fossero molto di più, per la verità), ci si dimentica volutamente che sugli altri due “portatori di pace”, Putin e Netanayahu, pende da tempo un mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Ed è a dir poco paradossale, ma segno emblematico del livello in cui è sprofondato questo paese, come per diversi esponenti politici, giornalisti ma anche per larghi strati dell’opinione pubblica la Cpi è al tempo stesso organismo affidabile le cui decisioni andrebbero applicate senza discussioni ma anche inaffidabile, con la conseguenza che le sue decisioni non meritano di essere prese in considerazione.

In un surreale clima da stadio, molti di quelli che invocano l’arresto del leader israeliano ritengono del tutto inaffidabile la Cpi perché ha incriminato Putin e viceversa. La realtà è molto semplice e sotto gli occhi di tutti, almeno di chi ha ancora la voglia e la forza di vederla. Come giustamente certificato dalla Cpi, sono due criminali che come tali andrebbero trattati, a prescindere poi dalle motivazioni che ci sono dietro ai due conflitti (anche in questo caso tra “favolette” e storia riscritta ad uso e consumo delle tesi più bizzarre lo spettacolo in questo paese è sempre più sconfortante). In questo clima folle e sempre più impazzito che si respira nel nostro paese, è incredibile come sia passata quasi sotto silenzio una notizia, legata ai colloqui che ci sono stati tra Trump e Putin.

Come riportato dai giornali americani e confermato anche dai diretti interessati, il presidente degli Stati Uniti ha deciso di mettere fine al programma finanziato dal governo per il tracciamento dei bambini ucraini deportati in Russia (circa 30 mila minori sottratti alle famiglie). La Reuters ha riferito, e l’università ha confermato, che ai ricercatori dello Yale University’s Humanitarian Research Lab che si occupavano dei tracciamenti è stato vietato l’accesso alle informazioni, in particolare le immagini satellitari, con addirittura i dati dell’archivio che sarebbero stati eliminati definitivamente.

Anche in questo caso, in realtà, c’è poco di cui stupirsi e, per quanto atroce, non si tratta certo di una notizia, Amnesty International (invocata “a targhe alterne”) e le associazioni umanitarie che operano in Ucraina hanno più volte denunciato la deportazione di civili ucraini in Russia, secondo le ultime stime circa 2 milioni di ucraini. E che per Trump la deportazione non sia qualcosa di abominevole non lo scopriamo certo oggi, c’è quell’orrendo video su Gaza che è la vergognosa raffigurazione di quella che dovrebbe essere la soluzione ideale per quel posto, con annessa deportazione dei palestinesi che ancora ci vivono. Con una sintesi brutale e sicuramente un po’ forzata, si potrebbe dedurre che Trump e Putin hanno parlato di questo, di bombardamenti su civili e ospedali e deportazione.

Se questo è il modo e, soprattutto, il risultato di quel “parlano di pace”, tutta la vita meglio i governi europei (con tutti i loro limiti e le loro gravi responsabilità) che “parlano di guerra” ma solo a parole…

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