Sanità, caos senza fine: sospesa l’adozione dell’atto aziendale dell’Ast


Da settimane sindaci del territorio (ad eccezione di Fioravanti), consiglieri comunali, sindacati di categoria chiedevano di azzerare tutto, è servita l’interrogazione della consigliera regionale Anna Casini per convincere la Regione a sospendere l’adozione dell’atto

Finalmente una parziale buona notizia che, però, allo stesso tempo è la conferma della situazione sempre più sconcertante in cui versa la sanità ascolana. La Regione ha deciso di sospendere l’adozione dell’atto aziendale dell’Ast di Ascoli. A darne notizia sui social è la capogruppo del Pd in Regione Anna Casini, che aveva presentato un’interrogazione in Consiglio regionale proprio per chiedere la sospensione dell’atto aziendale. “Una buona notizia – scrive Anna Casini – l’atto aziendale dell’Ast di Ascoli, elaborato senza nessuna condivisione con il territorio, è sospeso a seguito della mia interrogazione, delle osservazioni dei sindaci e delle note sindacali! Una piccola grande vittoria che ci permette di rielaborare il nuovo atto aziendale in modo condiviso e conforme alle linee di indirizzo”.

Un’interrogazione, quella presentata dalla consigliera regionale ascolana, che si fondava su diverse considerazioni ma che in sostanza riprendeva l’appello da subito lanciato praticamente da tutti, sindaci e consiglieri comunali del territorio, sindacati di categoria, con l’unica eccezione del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti che da quando a guidare la Regione c’è la destra ha smesso di preoccuparsi e di occuparsi della disastrata sanità ascolana, sacrificata sull’altare degli interessi prioritari del suo partito e della sua parte politica. Il primo cittadino ascolano non si era unito al coro dei sindaci del territorio che avevano manifestato enormi perplessità alla presentazione del piano, con il sindaco di San Benedetto Spazzafumo che poi addirittura si era rifiutato di firmarlo. E aveva ignorato l’appello dei consiglieri comunali dell’opposizione che avevano chiesto di convocare con urgenza la Consulta della salute, invitando il sindaco ad unirsi per salvare quel che resta dell’ospedale Mazzoni e dei suoi servizi essenziali.

Chiediamo al sindaco Fioravanti di superare le barriere politiche e agire insieme per salvaguardare l’ospedale e i suoi servizi essenziali. Non può rimanere in silenzio solo per ordini di partito, per non disturbare il presidente Acquaroli” chiedevano in una nota, ovviamente rimasta senza risposta. In realtà è imbarazzante già anche solo il fatto che si sia dovuti arrivare in Consiglio regionale per ottenere la sospensione dell’adozione: Perché, prima ancora di entrare nel merito di un atto che, come più volte sottolineato, costituisce l’ennesimo duro colpo alla sanità picena, era semplicemente inaccettabile che si portasse avanti un atto così importante per il futuro dell’azienda sanitaria ascolana predisposto da chi, come l’ex direttrice generale Natalini, aveva già deciso di abbandonare l’Ast di Ascoli.

In quest’ottica buon senso avrebbe voluto che la stessa Natalini, prima di andarsene, lo avesse ritirato, lasciando al suo successore l’opportunità di condividere o cambiare radicalmente, come richiesto praticamente da tutti, quell’atto. Che, appunto, è stato pesantemente bocciato in maniera praticamente unanime. Abbiamo accennato a sindaci e consiglieri comunali, ma tra i più decisi nel contestare sia le modalità di adozione che, ancor più, i contenuti dell’atto c’erano sicuramente i sindacati di categoria che denunciavano come quell’atto avrebbe prodotto “devastanti ricadute sui servizi sanitari per il territorio”. Poi è arrivata la richiesta ufficiale in Consiglio regionale del gruppo del Pd.

Chiediamo alla giunta regionale di sospendere l’iter di approvazione dell’atto aziendale dell’Ast di Ascoli Piceno – affermava la capogruppo Anna Casini – l’atto aziendale è un documento cruciale per l’organizzazione sanitaria territoriale, ma la proposta avanzata per l’Ast di Ascoli presenta gravi lacune. Le linee di indirizzo regionali impongono che gli atti aziendali siano strutturati sulla base di un’analisi dettagliata dei bisogni sanitari del territorio, valutando i dati relativi ai consumi di prestazioni, agli accessi in pronto soccorso e alla distribuzione della domanda. Nulla di tutto questo è presente nella proposta dell’Ast di Ascoli Piceno, che si configura come un atto privo dei necessari riferimenti alla realtà sanitaria locale“.

Accuse in qualche simili erano state avanzate anche dai sindacati di categoria che, in una nota, avevano evidenziato come “in nessun punto si ravvede, come pure volevano le linee guida regionali, gli obiettivi di salute, tra i quali la garanzia dei Lea e l’ottimale utilizzo delle risorse”. Anche la capogruppo del Pd aveva sottolineato i dubbi che l’adozione dell’atto aziendale sollevava da un punto di vista di opportunità amministrativa (“l’atto è stato predisposto dal direttore generale uscente nel suo ultimo giorno di incarico, lasciando il compito dell’adozione al nuovo direttore generale facente funzioni. Questo è un unicum rispetto alle altre Ast della Regione Marche, che rischia di creare confusione e compromettere la gestione sanitaria provinciale e quindi il servizio al cittadino“), evidenziando anche un elemento di criticità che riguardava la trasparenza del processo decisionale.

A quanto ci risulta – aggiungeva la Casini – il testo approvato dal collegio di direzione dell’Ast di Ascoli è stato successivamente modificato prima della trasmissione alla giunta regionale. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un problema molto serio di mancata condivisione e scarsa chiarezza amministrativa“. In un simile contesto avrebbero dovuto essere lo stesso governatore e la giunta regionale autonomamente a decidere di sospendere l’approvazione di un atto aziendale che potrebbe provocare conseguenze deleterie per la già sin troppo derelitta sanità locale. Invece è servita l’interrogazione presentata dal gruppo del Pd.

Una decisione così importante – concludeva Anna Casini – non può essere assunta in fretta e senza un adeguato confronto con chi opera ogni giorno nella sanità locale. Per questo, chiediamo che l’atto venga adottato dal nuovo direttore generale solo dopo un percorso di reale condivisione con il personale sanitario e i rappresentanti sindacali, affinché possa rispondere realmente alle esigenze del territorio“. Richiesta che alla fine è stata accolta, l’adozione del piano aziendale è stata sospesa. Sicuramente positivo, perché come più volte sottolineato quell’atto avrebbe dato il colpo di grazia alla sanità ascolana.

Al tempo stesso, però, non si può non sottolineare come di fatto solo nella nostra provincia la programma sanitaria è ancora in alto mare. Con la conferma che purtroppo siamo sempre più la cenerentola della regione, almeno per quanto riguarda la sanità…

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