Ascoli, incubo senza fine


Con il Pineto è arrivata la terza sconfitta consecutiva al termine di una prestazione imbarazzante, tra le scelte incomprensibili di Cudini e la follia di Baldassin. L’unica nota positiva arriva dalla penalizzazione della Lucchese che allontana la zona playout

Se dovessimo raccontarla con un film, per la stagione 2024-2025 dell’Ascoli non potremmo che scegliere “Ricomincio da capo”, con Bill Murray e Andie MacDowell, quello in cui il protagonista finisce in una sorta di “buco nero” nel quale rivive sempre lo stesso giorno (il giorno della marmotta in un paesino della Pennsylvania). In realtà quello che stanno vivendo i tifosi bianconeri più che altro è una sorta di incubo senza fine, che si ripete con le stesse modalità da agosto: evidenti difficoltà seguiti da una crisi di risultati, cambio di allenatore, qualche segnale incoraggiante che fa sperare in un parziale ripresa e, invece, la puntuale ricaduta e il tonfo, con risultati negativi e prestazioni se possibile sempre peggiori.

Come è accaduto con il Pineto al Del Duca, con la terza sconfitta consecutiva dei bianconeri che, dopo la vittoria in rimonta a Pescara, avevano illuso e fatto credere di essere finalmente sulla strada buona. A ripetersi è anche il fatto che, a prescindere da scelte discutibili del tecnico e qualità delle prestazioni, ci sono sempre “orrori” e ingenuità che indirizzano in senso negativo la partita. Al Del Duca contro la Ternana l’incredibile “papera” del portiere Raffaelli a regalare l’immediato vantaggio agli umbri, a Perugia la clamorosa ingenuità di Varone (non certo l’ultimo arrivato) per il rigore del vantaggio della formazione di casa, contro il Pineto la follia di Baldassin che ha lasciato i bianconeri in 10. Come sempre in queste situazioni non manca neppure un pizzico di sfortuna.

A Rimini l’incomprensibile espulsione di Varone a condizionare la partita, con la Ternana, per altro con i rossoverdi avanti 2-0, l’incredibile rigore negato nel recupero del primo tempo, con la beffa del gol del 3-0 nella successiva ripartenza. Sabato contro il Pineto il palo, dopo poco più di un quarto d’ora, di Marsura a negare un vantaggio che avrebbe sicuramente indirizzato la gara su altri binari. Di certo, però, se ad 8 giornate dalla fine ti ritrovi in una simile posizione di classifica appigliarsi alla sfortuna o imputare la situazione ad errori singoli sarebbe oltre modo ridicolo. Bisogna rassegnarsi e prendere atto che questa squadra sostanzialmente è scarsa, formata di giocatori di poca qualità o comunque di scarso affidamento, gestita da un alternarsi di allenatori, nessuno dei quali è riuscito ad invertire la rotta e a darle un’anima e una fisionomia.

Certo leggendo i nomi della rosa bianconera sicuramente è chiaro che ci siano dei limiti (soprattutto in difesa) ma si fatica a credere che quello sia un organico da zona playout. Davvero, ad esempio, un centrocampo con Varone, Odjer e Carpani è tra i peggiori della categoria? E guardando al reparto avanzato, un attacco che può contare su giocatori come Corazza, Silipo, Forte, Marsura, D’Uffizi può essere considerato da zona playout? Abbiamo volutamente tralasciato Tremolada perché quello che abbiamo visto fino ad ora ad Ascoli non è neanche il lontano parente di quel giocatore che faceva la differenza in serie B e che, invece, ora quando è in campo è un peso per la sua squadra.

C’è qualcosa che sfugge alla comprensione, l’esempio più evidente per certi versi è Achik, visto raramente in campo in bianconero, senza mai convincere, e ora protagonista con l’Audace Cerignola che sta volando verso la serie B. Ma, restando ai giocatori che sono ancora in rosa con l’Ascoli, che dire, ad esempio, di Corazza che ha segnato 11 gol nella prima parte di campionato e che ora non segna e non è neppure utile alla squadra (che sicuramente non lo aiuta), a digiuno da 10 giornate. Discorso per certi versi analogo per Varone che a lungo ha quasi trascinato da solo il centrocampo bianconero poi, da quando sulla carta sono arrivati rinforzi di buon livello per la categoria, sembra essersi completamente perso. Sembra esserci una sorta di maledizione che trasforma giocatori comunque di buon livello per la categoria in simil brocchi.

Poi naturalmente ci sono le scelte dei tecnici che si sono succeduti sulla panchina bianconera a complicare, se possibile, ulteriormente le cose. Per esempio sabato contro il Pineto, al di là di certe scelte iniziali (come lasciare fuori Silipo e D’Uffizi per mettere in campo il fantasma di Tremolada), era chiaro a tutti che Baldassin, ammonito, andava sostituito, quanto meno a fine primo tempo. Poi, pur in quelle condizioni, con il risultato da recuperare non è sembrata una “genialata” togliere dal campo Corazza. Molto da dire ci sarebbe anche sulla gestione dei portieri, entrambi non molto convincenti ma di certo non aiutati dal continuo alternarsi nel ruolo di titolare. Cudini sembrava aver scelto Raffaelli che non era andato male fino all’erroraccio contro la Ternana. Che gli è subito costato il posto, con il ritorno di Livieri che, però, non ha certo convinto (e sul gol del Pineto non è sembrato esente da colpe).

In un simile contesto così poco edificante, a contribuire a rendere la situazione ulteriormente caotica ci pensa come sempre patron Pulcinelli, con le sue continue inopportune esternazioni, sia sulla squadra sia sul possibile cambio di mano della società, ora annunciato entro fine marzo. Ma ormai c’è poco da aggiungere sul numero uno bianconero, anche se poi non bisogna mai dimenticare che per poter vendere ci deve comunque essere qualcuno interessato a comprare, magari anche con intenzioni serie. In un simile quadro da interminabile incubo, l’unico aspetto in qualche modo positivo è che con la penalizzazione della Lucchese la zona playout resta distante 8 punti, un vantaggio che ad 8 giornate dalla fine anche per una squadra allo sbando come l’Ascoli, pur se non del tutto rassicurante, è comunque incoraggiante.

Senza, però, dimenticare che la società toscana ha presentato ricorso e con quello che succede nel mondo del calcio italiano, dove le regole valgono “a targhe alterne”, non si può escludere nulla. In questo clima così sconfortante martedì si torna in campo, a Campobasso, contro una squadra a sua volta in crisi. Ma per l’Ascoli di questa stagione, che ha spesso rivitalizzato formazioni che sembrano quasi morte, è un dettaglio a cui non dare alcuna importanza. Sarebbe importante tornare dal Molise con qualche punto, non certo per inseguire sogni che con questa squadra si è capito sono del tutto fuori luogo ma, quanto meno, per evitare che questo lungo e interminabile incubo diventi qualcosa di peggiore…

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