Secondo i dati ufficiali pubblicati su Italia Domani e ripresi da Openpolis al 31 dicembre concretamente speso appena il 30% dei fondi (58 dei 194 miliardi a disposizione). Per rispettare la scadenza di fine 2026 bisogna passare da 1 a 7 miliardi di spesa al mese. Male le Marche
Non è certo più una novità o una sorpresa che il paese virtuale raccontato da Giorgia Meloni e dal suo sgangherato governo a suon di annunci e proclami, con gran parte dell’informazione italiana, sempre più calata nel ruolo di “cane da riporto” del potere, a far da cassa di risonanza, sia distante anni luce e per certi versi esattamente contrario di quello reale con cui milioni di italiani hanno a che fare quotidianamente. Non c’è settore della vita pubblica che, purtroppo, sia esente da questo malvezzo che inevitabilmente si amplifica quando a determinare la situazione è l’operato del governo.
E’ tragicamente così anche per quanto riguarda lo stato di avanzamento del Pnrr, i cui dati ufficiali (per altro di fonte governativa…) sono stati una secchiata di acqua gelata per chi ancora crede alle “favolette” raccontate dalla presidente del Consiglio. Con i suoi ripetuti annunci trionfalistici, nei quali tra l’altro rivendicava un improbabile primato dell’Italia in Europa nella percentuale di realizzazione del Pnrr, ora definitivamente e inesorabilmente smentiti dai dati finalmente pubblicati sul portale governativo Italia Domani, dopo le continue pressioni di Openpolis che dal 2022 ha chiesto con insistenza chiarezza e trasparenza sui numeri. Senza andare troppo indietro nel tempo, esattamente un anno fa (febbraio 2024) in un memorabile video Giorgia Meloni sbeffeggiava pesantemente le opposizioni e chiunque aveva osato mettere in dubbio o anche solo ipotizzare di difficoltà da parte del governo nel portare avanti nel rispetto dei tempi il Pnrr. “Ai catastrofismi di una certa sinistra abbiamo risposto con fatti e risultati” affermava allora la presidente del Consiglio, senza però entrare nel dettaglio.
Ad inizio estate, poi, esattamente il 2 luglio, sempre la presidente del Consiglio dichiarava trionfante: “abbiamo raggiunto gli obiettivi e stiamo facendo anche qualcosa di più”. E pochi giorni dopo (il 22 luglio) aggiungeva: “la spesa complessiva è salita a 51 miliardi di euro e il 92% delle misure sono state regolarmente attivate”. Lo scorso novembre, poi, tra squilli di tromba ecco l’immancabile annuncio di un primato europeo che, come al solito, esisteva solo nella fulgida fantasia della presidente del Consiglio e dei suoi fedeli “cani da riporto”. “Siamo primi in Europa per obiettivi raggiunti” annunciava festante. Immediatamente smentita, però, innanzitutto da “Pagella Politica” che, dati alla mano, dimostrava inequivocabilmente come altri paesi europei erano più avanti dell’Italia (per quanto riguarda misure attivate e rispetto dei tempi).
Ma, poi, anche dal suo stesso governo che, nella quinta relazione sullo stato di avanzamento del Pnrr certificava che ad inizio luglio i fondi spesi erano appena il 26% di quelli da spendere (200 miliardi circa), con meno di 10 miliardi di euro spesi nel corso del 2024. Nei giorni scorsi, poi, Openpolis ha pubblicato l’aggiornamento dei dati di fine 2024, riportati sul sito governativo Italia Domani. E la situazione è a dir poco grigia, visto che i fondi concretamente spesi ammontano a 58 miliardi di euro, il 30% dei fondi da spendere. Questo significa innanzitutto che in 5 mesi (da luglio a dicembre) sono stati spesi meno di 7 miliardi, con un avanzamento di meno del 4%, mentre complessivamente nel corso del 2024 sono stati spesi circa 16 miliardi.
Soprattutto, però, significa che siamo in clamoroso ritardo e che, se nei prossimi mesi non arriverà una netta accelerata, non solo c’è il rischio ma, praticamente, c’è la certezza di non riuscire a rispettare la scadenza di fine 2026, termine ultimo entro il quale bisogna aver impiegato e speso i quasi 200 miliardi a disposizione del Pnrr (che, in caso contrario, andrebbero persi). Dati alla mano significa che nel 2025 e nel 2026 bisognerà viaggiare ad una media di quasi 6 miliardi spesi al mese e di circa 70 miliardi all’anno. Ricordando che, sempre numeri alla mano, nel 2024 si è andati ad una media di poco superiore ad un miliardo al mese e che, come anticipato, complessivamente abbiamo speso poco più di 16 miliardi dire che esiste un concreto problema e che servirà un’impresa è un eufemismo.
“Purtroppo si tratta di una conferma – commenta Vittorio Alvino della Fondazione Openpolis – delle difficoltà e dei ritardi che denunciamo da mesi, i dati ufficiali contraddicono il tono trionfalistico sul Pnrr della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dell’ex ministro Raffaele Fitto, oggi diventato commissario europeo”. Andando più nel dettaglio, in nessuno dei comparti in cui è suddiviso il nostro Pnrr si è raggiunto il 50% di realizzazione. Quelli più avanti sono “Impresa e Lavoro” al 47,3%. “Infrastrutture” al 46,1%, “Fisco” al 45,4% e “Giustizia” al 42,6%, mentre quelli che sono più indietro e in difficoltà sono “Pubblica amministrazione” al 7%, “Transizione ecologica” all’8,4%, “Cultura e turismo” all’11,2%, “Inclusione sociale” al 13,6%, “Salute” al 14,7%.
Complessivamente non siamo davvero messi bene ma, se possibile, la situazione è addirittura peggiore per quanto riguarda la nostra regione. Premesso che per gli oltre 7 mila progetti delle Marche (1.948 Ancona, 1.747 Pesaro, 1.656 Macerata, 1.055 Ascoli, 867 Fermo) ci sono 6,5 miliardi a disposizione, secondo i dati pubblicati su Italia Domani e riportati da Openpolis a fine dicembre siamo fermi ad uno stato di avanzamento del 15%, con meno di un miliardo di euro concretamente speso. Siamo al quart’ultimo posto tra le regioni italiane, peggio delle Marche hanno fatto solamente Calabria, Sardegna e Valle d’Aosta.
Come a livello nazionale, anche per la nostra regione non c’è alcun comparto che supera il 50%, quello che ci si avvicina di più è “Impresa e lavoro” fermo al 44%. Per tutti gli altri siamo ad una percentuale di avanzamento inferiore al 30%: “Scuola e università” 27%, “Salute” e “Inclusione sociale” 21%, “Digitalizzazione” 20%, “Cultura e turismo” 17%, “Infrastrutture” 8%, “Transizione ecologica” 6%. Neanche a dirlo, la provincia di Ascoli è fanalino di coda (in compagnia di quella di Ancona) con appena il 14% di concreta attuazione, con Fermo al 16%, Macerata al 18% e Pesaro Urbino al 19%. Tradotto in euro, nella provincia di Ascoli sono stati fino ad ora concretamente spesi poco più di 75 milioni dei 552 a disposizione.
Un quadro preoccupante perché vuol dire che per rispettare la scadenza e non perdere fondi le Marche nel 2025 e nel 2026 ogni anno dovranno concretamente spendere il triplo (2,8 miliardi di euro) di quanto hanno speso complessivamente nei primi 2 anni. Anche a voler essere immotivatamente ottimisti, c’è di che essere preoccupati…