Dacci oggi il nostro razzismo quotidiano…


Le denuncia di Moise Kean arriva dopo gli episodi di Rimini (basket), Biella e Padova (calcio), senza dimenticare quanto accaduto nella nostra zona, dimostra quanto il razzismo sia un problema presenta nel nostro paese. E quanto vergognoso sia il negazionismo di una certa destra

Chissà se Nicola Porro, uno di quelli per cui è sempre valida la battuta riadattata di un vecchio sketch di Giobbe Covatta, “non siamo noi ad essere razzisti, sono loro ad essere neri”, di fronte ai ripetuti episodi di razzismo degli ultimi giorni avrà provato un po’ di vergogna. Perché solo pochi giorni fa, approfittando della presenza come ospite a “Che tempo che fa” di Paola Egonu, che nel programma di Fabio Fazio ha ribadito un concetto scontato e ovvio, cioè che in Italia esiste il razzismo (che non vuol certo dire che siamo tutti razzisti…), ha riproposto il solito becero schema che prevede l’attacco frontale alla campionessa italiana, con la riproposta della solita montagna di invenzioni sul suo conto, negando la realtà che è sotto gli occhi tutti, purtroppo raccontata quasi quotidianamente dalla cronaca.

“Aridaje con la lagna sul razzismo” è il titolo sin troppo emblematico dell’articolo pubblico sul suo sito, firmato da Max Del Papa, per chi non lo conoscesse il “genio” che alla vigilia delle Olimpiadi, in un farneticante articolo, prevedeva il fallimento della nazionale italiana per colpa del “comunista” Velasco e della presuntuosa Egonu. Un attacco ancora più forte e verbalmente violento contro la più forte giocatrice al mondo, nel quale non si è fatto scrupolo di coinvolgere anche “Save the children” che proprio con Paola Egonu ha avviato un progetto rivolto ai più piccoli (e già solo questo nel mondo al rovescio di una certa destra è una colpa…), da parte di chi non sopporta che venga evidenziato e ribadito ciò che purtroppo è sotto gli occhi di tutti, ancor meno se a farlo è una campionessa affermata e amatissima, di colore e per giunta anche italiana, una sorta di personificazione del loro peggiore incubo.

Per colpa della quale, per giunta, da questa estate ad oggi hanno consumato “vagonate” di Maalox, dopo che l’odiata campionessa ha prima trascinato la nazionale italiana femminile di pallavolo (per giunta con il “comunista” Velasco) allo storico oro alle Olimpiadi, poi a fine anno è stata anche nuovamente nominata migliore giocatrice al mondo. Deve essere stato davvero insopportabile per loro, consapevoli anche di quanto comunque è amata la nostra campionessa di pallavolo, sentirla in tv spiegare in maniera così chiara e inequivocabile alcuni concetti fondamentali a proposito di razzismo che dovrebbero far profondamente riflettere chiunque è dotato di un briciolo di sensibilità. Invece la loro reazione è stata quella di sempre, la negazione della realtà.

Peccato per loro (e per il nostro paese), però, che quello sconfortante articolo è stato pubblicato nell’ennesima settimana da dimenticare, con una serie impressionante di vergognosi episodi, a dimostrare non solo come il razzismo sia profondamente presente nella nostra società e nel nostro paese, ma anche quanto folle e inaccettabile sia continuare a far finta che non sia così. Per altro è quanto mai significativo che quasi tutti i principali e vergognosi episodi di questi giorni abbiano uno stesso filo conduttore, con l’utilizzo dello stesso vomitevole epiteto rivolto alla vittima, “scimmia”. E non meno significativo ed emblematico che in alcuni dei casi in questione, come avviene sempre più spesso, i protagonisti di questi episodi non siano giovani “bulletti” o teppisti ma genitori, persone adulte “normali” il cui comportamento vergognoso non ha provocato neppure un particolare sdegno o reazione da parte di chi ha assistito a queste indecenze.

E’ quanto è accaduto a Rimini, nel corso di una partita di basket femminile under 17 tra la formazione di casa e quella di Cesena, con la madre di una giocatrice ospite che ha ripetutamente insultato una giocatrice avversaria di colore chiamandola “scimmia”, con la vittima degli insulti razzisti che ha subito anche la beffa di essere espulsa per aver osato reagire invece che subire in silenzio. Nel video che girava sui social in quei giorni si sente bene come nessuno dei presenti alla partita reagisce o dice qualcosa di fronte agli insulti razzisti di quella madre, mentre nel momento in cui la giocatrice, stanca di subire quegli stessi insulti, si dirige verso quella donna si sentono chiaramente in sottofondo commenti del tipo “ma che è impazzita” “ma cosa vuole” che rendono perfettamente l’idea di come vengano percepiti certi episodi.

Per dovere di cronaca va comunque sottolineato come poi quanto meno la Federazione ha evitato di squalificare la ragazza vittima degli insulti razzisti, mentre le due società coinvolte hanno duramente stigmatizzato quanto accaduto, approfittando del fatto che la settimana successiva si sono nuovamente incontrate, per il campionato di serie B, manifestando apertamente la loro posizione contro ogni forma di razzismo. Qualcosa di simile è avvenuto nel fine settimana nel corso di una partita di calcio giovanile nel Biellese, con un ragazzino di 13 anni di colore oggetto di pesanti e ripetuti insulti a sfondo razziale da parte di alcuni genitori dei ragazzi della squadra avversaria, il Ponderano, presenti in tribuna. A denunciare l’accaduto, con un post sui social, la stessa società di appartenenza del ragazzo, la Saint Vincent Chatillon.

Sentire parole come “scimmia di merda” – si legge nel post – per qualificare un ragazzo di colore di 13 anni, da degli adulti per giunta genitori, è qualcosa di incommentabile, come società siamo davvero indignati e delusi, non possiamo pretendere che i nostri ragazzi condannino il razzismo se poi noi adulti portiamo questi esempi osceni in un campo di calcio”. Situazione simile si è verificato anche in Veneto, durante una partita del campionato provinciale juniores tra Real Padova e San Giorgio in Bosco, solo che in quel caso ad insultare con epiteti razzisti un ragazzino di colore avversario, oltre ad alcuni genitori sulle tribune, sono stati due avversari che erano in panchina, individuati ed oggetto, da parte del questore di Padova, di un daspo di 5 anni che ha provocato sui social la reazione indignata di diverse persone che hanno ritenuto eccessiva la punizione per quella che è stata definita “una ragazzata”.

Nelle ore scorse, poi, a denunciare di essere stato vittima di insulti a sfondo razziale è stato il giocatore della Fiorentina Moise Kean, che postato alcuni degli insulti ricevuti sui social da numerosi tifosi dell’Inter dopo la doppietta messa a segno nel recupero della partita interrotta per il grave malore di Bove. “Scimmia”, “scimmia di merda”, “scimmia del cazzo”, “non sei italiano, i negri non sono italiani”, un vero e proprio diluvio di epiteti di questo tipo che, fortunatamente, ha spinto a mobilitarsi non solo la Fiorentina ma anche l’Inter che in comunicato si è subito schierata a fianco del centravanti della nazionale italiana, condannando duramente il comportamento di una parte dei propri tifosi. Una posizione ferma e da applaudire che, però, ha fatto storcere la bocca a diversi tifosi nerazzurri secondo i quali si è fatto troppo rumore per reazioni che sono comprensibili, pur se eccessive, dopo che l’avversario ha segnato una doppietta.

Qualche settimana fa un episodio di razzismo era accaduto anche nel nostro territorio nei confronti di una ragazzina che, talmente scossa dagli insulti ricevuti, non era neppure scesa in campo. Una vergogna tenuta nascosta e venuta alla luce quasi casualmente, alla lettura delle sconcertanti decisioni in merito del giudice sportivo che aveva sanzionato la società di casa con 100 euro e con una semplice diffida il dirigente incaricato che non è intervenuto. In un solo episodio la sintesi di come profondo sia il problema del razzismo, non solo per il ripetersi costante e continuo di certi episodi ma anche e soprattutto per il tentativo, in parte riuscito, di negare la realtà o, quanto meno, di ridimensionarla e sottovalutarla.

L’esatto contrario di quello che invece andrebbe fatto. Per questo ciò che ha raccontato Paola Egonu da Fazio, con le regole e i consigli che le avevano trasmesso i genitori quando era ragazzina per evitare il più possibile problemi (che trovano esatto riscontro con quanto accaduto qualche settimana fa alla primatista italiana del disco Daisy Oyemwenosa Osakue, scambiata per ladra in un centro commerciale solo perché di colore), dovrebbe essere fatto ascoltare nelle scuole, così come i racconti in proposito fatti da Julio Velasco a Sky, nel “Buffa talk”. Perché il “non siamo noi ad essere razzisti, sono loro che sono neri” può essere divertente in uno sketch, nella vita reale di tutti i giorni è solo la dimostrazione di quanto profondamente radicato sia il razzismo nel nostro paese…

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