Il vero danno all’immagine dell’Italia


Giorgia Meloni afferma che la denuncia nei suoi confronti è un grave danno all’immagine dell’Italia, dimenticando che 4 anni fa fu il suo partito a fare la stessa cosa con Conte. E fingendo di non sapere che il vero danno all’immagine del nostro paese è il caso Almasri…

Chissà se nell’autunno del 2020 Giorgia Meloni, allora leader dell’opposizione, pensava già che denunciare un presidente del Consiglio fosse inaccettabile perché rappresentava “un grave danno all’immagine del nostro paese”. Più probabilmente è un concetto che deve ritenere valido solo quando è lei a ricoprire quel ruolo, non quando ci sono altri. Perché allora fu proprio il suo partito, per altro per una vicenda davvero ridicola ed insignificante, a denunciare l’allora presidente del Consiglio Conte, mentre ora nella pioggia di deliranti farneticazioni propagandistiche quella del “grave danno all’immagine dell’Italia” è diventata una delle più gettonate e riproposta dai suoi fedeli cantori (i giornalisti, non solo di destra) e dai suoi “servi sciocchi” (quella parte di sostenitori che si bevono qualsiasi idiozia esca dalla sua bocca, anche contro ogni evidenza e contro ogni logica).

Questo francamente mi manda un po’ ai matti, per colpire me stanno facendo un grave danno alla nazione” ha sostenuto Giorgia Meloni intervenendo in video collegamento alla trasmissione televisiva di un ossequioso (modello “zerbino”) Nicola Porro. Quattro anni fa, però, non la mandava ai matti che il suo partito, seguendo il filo di quel ragionamento, per colpire Conte facesse un grave danno alla nazione. Perché nell’autunno del 2020 fu proprio Fratelli d’Italia a presentare la denuncia contro l’allora presidente del Consiglio per il presunto uso della scorta da parte della compagna di Conte, Olivia Palladino, in un supermercato a pochi metri dalla loro abitazione. Esattamente come è accaduto ora, il magistrato a cui fu presentata la denuncia attivò la stessa identica procedura attivata nei giorni scorsi dal magistrato Li Voi, comunicazione al presidente del Consiglio (quella che Meloni e i suoi sodali continuano impropriamente a chiamare avviso di garanzia) e trasmissione al Tribunale dei ministri.

La differenza, non di poco conto, è che allora nessuno, neppure la Meloni e la destra, mise in discussione il fatto che quello del magistrato fosse un atto dovuto e nessuno gridò al complotto dei giudici, né tanto meno scatenò una guerra contro la magistratura, accusandola di voler governare al posto di Conte. Anzi, l’allora presidente del Consiglio neppure commentò l’accaduto, limitandosi in un’unica occasione a toccare l’argomento su precisa domanda di un giornalista nel corso di una conferenza stampa. “L’accusa di FdI per un uso improprio della scorta è completamente falsa, la mia compagna non ha preso l’auto di scorta, la scorta era lì per me, in attesa che scendessi da casa. Sono a disposizione del Tribunale dei ministri per chiarire l’accaduto” rispose Conte.

Anche i sostenitori più accecati della Meloni non possono non notare l’enorme differenza e, al tempo stesso, anche la clamorosa incoerenza del partito della presidente del Consiglio che oggi urla e strepita in maniera indecorosa contro chi ha fatto quello che FdI ha fatto allora. Non siamo certo tra i fans di Giuseppe Conte che, anzi, abbiamo spesso criticato per il suo spregiudicato trasformismo. Ma, quanto a senso e rispetto delle istituzioni, al paragone della Meloni Giuseppe Conte è un gigante, ha rappresentato molto più degnamente il nostro paese rispetto all’attuale presidente del Consiglio che continua ad essere un capo di partito e non sarà mai vista (né probabilmente ha alcun interesse ad esserlo) la presidente del Consiglio di tutti gli italiani ma solo la rappresentante della sua parte politica, in particolare di quelli a cui lei si diverte a raccontare ogni improbabile “favoletta”, consapevole dello stato catatonico in cui sono sprofondati.

Come, appunto, quella della presunta preoccupazione per il danno all’immagine per il nostro paese. Che, in effetti, c’è stato davvero e anche in maniera consistente ma non certo per il presunto avviso di garanzia nei confronti della Meloni. “Mi ritrovo sulla prima pagina del Financial Time con la notizia che sono indagata e questo è un danno all’immagine del nostro paese” ha affermato Giorgia Meloni, ben sapendo che tanto quasi nessuno, tanto meno i giornalisti italiani (e men che meno il “servile” Nicola Porro che l’ha ospitata), si preoccuperà mai di verificare. Chi lo fa scopre che, tanto per cambiare, la realtà è totalmente differente rispetto a quella raccontata dalla Meloni.

Perché, al di là del fatto che il Financial Time ha pubblicato quella notizia non in prima pagina (un dettaglio rispetto al resto), in realtà l’Italia e il suo governo sulle prime pagine dei giornali internazionali c’è da giorni ma per lo scandalo della liberazione dell’aguzzino libico, con tanto di volo di Stato per riportarlo trionfalmente a casa, ed anche per il clamoroso flop in Albania. E naturalmente con giudizi decisamente molto negativi sull’operato del governo e, in questo caso davvero, un pesante danno all’immagine del nostro paese. “L’Italia fa fuggire il capo della prigione del terrore in Libia” titola in prima pagina il giornale spagnolo El Pais che, poi, sottolinea come “l’Italia ha fatto una mossa strana, difficile da spiegare a livello internazionale e che le sta costando un enorme scalpore politico internazionale, accolta bene solo in Libia”. “Meloni si difende dall’accusa di aver rimpatriato un accusato di crimini di guerra” titola invece l’altro giornale spagnolo El Mundo che poi elenca e ricorda i gravissimi crimini commessi da Almasri, sottolineando che non ci possono essere giustificazioni che tengano di fronte ad un simile criminale.

L’Italia rilascia il criminale di guerra libico Almasri, la Corte penale internazionale ora chiede risposta” titola il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine. Durissimo l’altro quotidiano tedesco, il Suddeutsche Zeitung. “Il governo Meloni protegge la propria politica migratoria anche a costo dei diritti umani” titola, attaccando poi duramente il comportamento dei servizi segreti italiani ed etichettando il governo italiano come “la repubblica delle banane”. Che poi sbeffeggia la presidente del Consiglio e il suo governo anche sulla vicenda Albania, con un articolo in prima pagina dal titolo “Terzo tentativo”.

Il governo di Giorgia Meloni libera un funzionario libico accusato di aver torturato migranti dalla Corte penale internazionale” titola il quotidiano francese Le Monde. Potremmo proseguire a lungo, quel che è certo è che la stampa e l’opinione pubblica internazionale è rimasta molto colpita dallo scandalo Almasri, per nulla dalla denuncia ricevuta dalla Meloni. Ed è significativo anche il fatto che proprio la stampa internazionale sottolinei con forza alcuni fondamentali aspetti e particolari della vicenda (dalle giustificazioni improbabili del governo, all’emblematica partenza dell’aereo da Roma molte ore prima che si pronunciasse il giudice, dal misterioso mancato intervento del ministro Nordio nelle precedenti 48 ore fino al comportamento della cosiddetta intelligence italiana che ha ceduto su tutta la linea ai probabili “ricatti” della Libia, anche sulle modalità e il luogo dove far sbarcare Almasri) che, invece, la maggior parte della stampa italiana (con poche eccezioni) si guarda bene dall’evidenziare.

Come sottolinea in un comunicato la Società italiana di diritto internazionale e di diritto dell’Unione europea (Sidi), “le condotte tenute in questa vicenda dalle autorità italiane, ancorché discutibili sotto il profilo dell’ordinamento interno, sono suscettibili di far sorgere la responsabilità internazionale dell’Italia nei confronti degli altri Stati parte dello Statuto di Roma, delle Nazioni Unite e pure della comunità internazionale nel suo complesso”. Chissà perché questo non “manda ai matti” la presidente del Consiglio…

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