Penalizza Ascoli e “affossa” il Mazzoni, tutti uniti contro l’atto aziendale dell’Ast
I sindacati contestano nel dettaglio la maggior parte delle scelte operate e chiedono alla dimissionaria Natalini di ritirare l’atto. E mentre il sindaco di San Benedetto non firma l’atto, i consiglieri comunali di opposizione lanciano un appello al sempre più isolato Fioravanti
La richiesta dei consiglieri comunali dell’opposizione di convocare con urgenza la Consulta della salute e l’appello al sindaco per unirsi per salvare quel che resta dell’ospedale Mazzoni e i suoi servizi essenziali. La richiesta congiunta dei sindacati di categoria (FP Cigl, Cisl FP, Nursing-Up, Fials, Usb) di ritirare l’atto o, in subordine, di una sostanziale modifica. Si è fatto attendere tanto tempo ma, al momento della sua presentazione, l’atto aziendale dell’Ast di Ascoli ha prodotto un risultato per certi versi sorprendente: la sua bocciatura praticamente unanime.
Dopo le enormi perplessità espresse dai sindaci in occasione della sua presentazione, sono scesi in campo i consiglieri comunali dell’opposizione e i sindacati di categoria di fatto concordi nel bocciare quell’atto chiedendone l’immediato ritiro, anche in considerazione del fatto che chi l’ha predisposto, la direttrice generale Natalini, si appresta ad andarsene e non avrebbe alcun senso che sia chi verrà dopo di lei (quando?) a portare avanti qualcosa che non ha predisposto e condiviso. In quest’ottica correttezza vorrebbe che la stessa Natalini, prima di andarsene, ritirasse l’atto senza procedere oltre, lasciando al suo successore l’opportunità di condividere o cambiare anche radicalmente, come si chiede da più parti, quell’atto.
“Visti gli sviluppi degli ultimi giorni e la dipartita della direttrice generale – si legge in una nota congiunta di FP Cigl, Cisl FP, Nursing-Up, Fials, Usb – riteniamo del tutto inopportuna la scelta di procedere alla formalizzazione dell’atto stesso, essendo questo dirimente per il prosieguo dell’attività dell’Ast e, per i contenuti di merito, totalmente stravolgente l’attuale assetto dell’amministrazione. E’ evidente infatti che tale atto, nel porre le basi per una totale ristrutturazione dell’organizzazione, presuppone l’impegno costante della direzione che lo ha pensato ed essendo la dottoressa Natalini pronta a lasciare l’incarico, è assolutamente inopportuna l’approvazione del documento dalla stessa prodotto. Chiediamo dunque all’attuale direttrice generale di essere coerente con la scelta operata di dimettersi e di lasciare a chi dopo di lei sarà chiamato a guidare codesta Azienda, l’onere di progettare la futura organizzazione di codesta amministrazione senza che debba trovarsi a portare avanti un progetto altrui, probabilmente non condiviso, con le devastanti ricadute sui servizi sanitari per il territorio”.
In realtà non dovrebbe neppure esserci bisogno che qualcuno lo chieda, la direttrice generale dovrebbe (anzi, avrebbe già dovuto) farlo per rispetto per chi verrà dopo di lei e, soprattutto, dei cittadini del territorio. Ma le contestazioni dei sindacati non riguardano solo la forma, anzi, si concentrano soprattutto sulla sostanza con tantissimi rilievi e, di fatto, un’evidente e solenne bocciatura.
“Venendo al merito del documento – prosegue la nota – non possiamo non rilevare la totale astrattezza dell’organizzazione ivi prevista, composta esclusivamente da una macrostruttura gerarchica accompagnata dalla descrizione dei valori che definiscono la mission dell’Ast. In nessun punto si ravvede invece, come pure volevano le linee guida regionali, gli obiettivi di salute tra i quali la garanzia dei Lea e l’ottimale utilizzo delle risorse. A ben vedere infatti “l’effettiva adeguatezza dell’assetto organizzativo rapportata ai servizi da erogare tenendo conto delle peculiarità territoriali” non emerge affatto dalla proposta di atto che rimane vago, non definito, privo di un’analisi reale delle esigenze del territorio e delle risposte che l’Ast intende fornire”.
Dopo aver criticato la scelta di accorpare alcuni incarichi dirigenziali (che dovranno essere oggetto di concorso) e sottolineato come “la disposizione transitoria per la nomina dei capo dipartimento risulta in contrasto con la regolamentazione vigente”, i sindacati sollevano grossi dubbi sulle scelte operate nella costituzione dei dipartimenti. A partire dall’accorpamento dei Dipartimenti di Salute Mentale e Dipendenze Patoligiche “in controtendenza con quelle delle altre aziende e che non rispetta la normativa regionale” ma che, soprattutto “si pone in contrasto con le linee di indirizzo regionali, le quali spendono particolare attenzione per i due Dipartimenti che dovrebbero dunque assumere un ruolo strategico per l’attività del territorio e vengono invece, con la scelta di codesta direzione, sviliti ed accorpati a meri fini di risparmio e depauperamento del servizio”.
Per quanto concerne il tanto discusso Dipartimento Materno Infantile per i sindacati “la scelta sembra essere quella di un totale disinvestimento, depotenziando da un lato il punto nascite di Ascoli che perde la struttura complessa e, dall’altro, la Pediatria di San Benedetto che per la Uosd”. Preoccupazione viene espressa anche per quanto riguarda il Dipartimento Emergenza/Urgenza, in particolare per “la scelta di elidere la Medicina d’Emergenza Urgenza dalle unità di Pronto Soccorso. E’ evidente che il dimensionamento di queste unità operative e dei relativi posti letto è fondamentale per valutare la liceità delle scelte operate e comprendere appieno se la normativa, nazionale e regionale, venga rispettata. Anche in questo Dipartimento assistiamo all’accorpamento di alcune unità operative complesse, con la costituzione di un’unica unità operativa di Anestesia e Rianimazione”.
Non minori perplessità riguardano il Dipartimento Chirurgico che “oltre a perdere alcune strutture come l’Ortopedia con temibili ricadute sull’organizzazione delle guardie dipartimentali, non si ravvede traccia alcuna della Brest Unit, sebbene negli anni abbia prodotto risultati eccellenti per il territorio”. Quanto al Dipartimento Medico e Specialistico “nel prevedere una nuova unità operativa ad alta intensità assistenziale, la cui necessità non emerge in alcun modo chiara dal documento, si rivoluziona il Dipartimento sottraendogli Diabetologia, Neurologia e Geriatria che finiscono nel Dipartimento orto-neuro-motorio riabilitativo transmurale, anche in questo caso con importanti rischi per la tenuta delle Guardie Dipartimentali”.
Critiche anche per soppressione ad Ascoli di Gastroenterologia e di Malattie Infettive. E che l’atto aziendale sia un’ulteriore “mazzata” per la sanità del capoluogo piceno ne sono convinti anche i consiglieri comunali di opposizione secondo cui “l’atto aziendale affossa il Mazzoni, rischia di demolire il ruolo dell’ospedale ascolano portando alla soppressione o al ridimensionamento di reparti fondamentali”. “Si cancella il reparto di Malattie Infettive, si impoverisce ancor di più la Chirurgia, scompare il primariato di Anestesia e Rianimazione, si declassa il reparto di Ostetricia e Ginecologia, compromettendo il punto nascite. Queste decisioni appaiono come un attacco deliberato alla sanità di Ascoli Piceno e del Piceno, con il silenzio di partito del sindaco Fioravanti, con un impoverimento dell’offerta sanitaria inaccettabile. Chiediamo con forza alla Regione Marche di rivedere queste scelte” si legge in una nota sottoscritta dai consiglieri comunali di opposizione Ameli, Cappelli, Dominici, Luzi, Marcucci, Nardini e Procaccini.
Che poi lanciano un appello al sindaco Fioravanti: “è necessario un confronto immediato e trasparente per rivedere le scelte contenute nell’atto aziendale e tutelare il diritto alla salute dei cittadini. Chiediamo al Sindaco Fioravanti di superare le barriere politiche e agire insieme per salvaguardare l’ospedale e i suoi servizi essenziali. Non può rimanere in silenzio solo per ordini di partito per non disturbare il presidente Acquaroli”. E mentre anche il sindaco di San Benedetto Spazzafumo insorge contro il piano, che a suo dire “penalizza fortemente San Benedetto”, annunciando l’intenzione di non firmarlo per tutelare i diritti in campo sanitario dei cittadini sambenedettesi, ora Fioravanti è davvero spalle al muro. Dovrà scegliere se non firmare un atto che, non può non esserne consapevole, penalizza ulteriormente Ascoli e l’ospedale Mazzoni, decidendo di tutelare anche lui i cittadini ascolani, oppure “obbedire” alle esigenze di partito e sottomettersi alla volontà persecutoria della Regione di Acquaroli.
Saremmo felicissimi di essere smentiti (e siamo pronti ad applaudirlo convintamente nel caso), ma non abbiano dubbi che ancora una volta sceglierà la seconda strada, dando priorità agli interessi del suo partito…