Scarcerazione e volo di Stato per un criminale, vergognoso “pastrocchio” all’italiana


L’Italia, che riconosce la giurisdizione della Corte penale internazionale, aveva l’obbligo di consegnare Almasri, l’aguzzino di Mitiga destinato all’ergastolo, alla stessa Corte. Invece, con il solito “pastrocchio” all’italiana, l’ha scarcerato e riaccompagnato in Libia

Aveva promesso di inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il “globo terracqueo”. Quasi per caso, senza colpo ferire, se ne è ritrovato uno in carcere nel nostro paese e, invece di consegnarlo come avrebbe dovuto alla Corte penale internazionale, lo ha riportato in patria, con tanto di volo di Stato (pagato dai contribuenti italiani). E la foto di quel criminale che, come messo piede in patria, festeggia sorridente con sullo sfondo l’area con la bandiera italiana provoca vergogna, indignazione e rabbia. “In quella foto c’è tutta l’incapacità della Meloni e dei suoi” commenta amaramente Nicola Fratoianni. E comunque la si voglia pensare, a prescindere dalla legittima appartenenza politica ad uno o all’altro schieramento, è innegabile che quella foto e tutta la vicenda di Almasri rappresentano una gravissima umiliazione per il nostro paese, un grave smacco e una vergogna difficile da cancellare, oltre che la dimostrazione di come quella della destra al governo, anche e soprattutto in tema di migranti, sia solo becera propaganda.

Per non parlare del fatto che siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che Meloni e soci sono sovranisti a chiacchiere, pronti a chinare la testa non solo di fronte al vecchio zio Sam ma addirittura anche alla Libia.

Per capire di cosa e, soprattutto, di chi stiamo parlando (per chi non lo sapesse), Najeem Osama Almasri Habish è il capo della polizia giudiziaria libica, trafficante di esseri umani, criminale di guerra, torturatore e stupratore, sul cui capo pende un mandato di cattura da parte della Corte penale internazionale (Cpi). L’Italia, che ha riconosciuto la giurisdizione della Cpi (con la ratifica firmata il 26 luglio 1999) ha l’obbligo di arrestare chi è oggetto di un mandato di cattura del Cpi, naturalmente se presente nel territorio italiano, e di consegnarlo alla Corte stessa. Per altro nel caso di Almasri il mandato di cattura è fresco, della settimana scorsa, emesso dalla Cpi “per i reati di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011, puniti con la pena massima dell’ergastolo”.

Il capo della polizia giudiziaria libica è, quindi ricercato, ma sabato scorso si mette in viaggio dalla Germania, dove era stato segnalato per venire in Italia, per la precisione a Torino all’Allianz Stadium per assistere, insieme a tre amici, alla partita Juventus – Milan. Individuato su segnalazione dell’Interpol, il giorno dopo viene arrestato dalla Digos e rinchiuso nel carcere de “Le Vallette” di Torino. Spetterebbe al ministro della giustizia Nordio prendere in carico la vicenda e consegnare Almasri alla Cpi. Invece, secondo quanto risulterebbe dalla Corte di Appello il ministro sarebbe stato avvisato solo lunedì. Seguono 36 ore di imbarazzato e imbarazzante silenzio istituzionale, seguite da una nota in cui si comunicava che lo stesso Nordio “stava valutando la trasmissione degli atti alla Procura generale di Roma”.

Un paio di ore dopo, però, arrivava la pronuncia della Corte di appello di Roma che ne disponeva la scarcerazione per un errore procedurale. Poco dopo, con una rapidità a dir poco sospetta, esattamente alle 19:51 un volo di Stato decollava dall’aeroporto di Caselle (Torino) per riportare in patria Almasri. L’arrivo intorno alle 21:30, con l’accoglienza trionfale, i festeggiamenti, con tanto di pesanti sbeffeggiamenti (documentati inequivocabilmente dai video) nei confronti del nostro paese. In altre parole, “cornuti e mazziati”.

Fin qui la cronaca degli eventi a cui, però, bisogna aggiungere alcuni particolari non certo irrilevanti, anzi. Partendo innanzitutto dal rapporto stretto che Giorgia Meloni e il suo governo hanno con il governo, non certo democratico, della Libia, ritenuto dall’esecutivo italiano fondamentale per porre freno agli sbarchi. E, sarà anche un caso, ma nella giornata di martedì sono ricominciati gli sbarchi proprio dal Libano, fermi da tempo, con quasi mille migranti giunti sulle coste italiane. Pura coincidenza? Difficile da credere, così come è ancora più difficile credere al vizio di forma. Che, comunque, poteva essere evitato con una semplice e tempestiva nota da parte del ministro Nordio. Che, invece, non c’è stata

Non è stato un errore o un vizio di forma, Almasri è stato liberato per scelta del governo” scrive “Il Fatto Quotidiano”, con tutti gli altri organi di informazione che, pur non essendo così perentori e netti, a loro volta non credono al “vizio di forma”. Addirittura persino “Il Giornale”, schierato apertamente con il governo, non nasconde le proprie perplessità, mentre gli altri organi di informazione legati al governo, per evitare di fare la figura degli “allocchi”, di fatto hanno censurato la notizia. D’altra parte che il “vizio di forma” sia un paravento poco credibile è confermato da due fatti accaduti martedì stesso. Quando, già dalle prime ore del mattino, in Libia tutti gli organi di informazione e diversi rappresentanti istituzionali avevano annunciato, senza alcun dubbio, che nelle ore successive il capo della polizia giudiziaria libica sarebbe stato scarcerato e sarebbe tornato a Tripoli, grazie all’interessamento del governo italiano.

Ancora più significativo, però, il fatto che l’I-Carg, l’aereo di Stato che nella serata di martedì ha riportato Almasri in Libia, era decollato da Ciampino la mattina alle 11 e da poco dopo a mezzogiorno, molte ore prima della decisione della Corte di appello di Roma, era pronto al decollo dall’aeroporto torinese di Caselle. In altre parole, in mattinata era già tutto pronto per riportarlo a Tripoli, nonostante nessuno sapeva né cosa avrebbe deciso né tanto meno se e quando si sarebbe pronunciata la Corte di appello di Roma. Certo poi non si può escludere nulla, potrebbe essere anche solamente una singolare e clamorosa coincidenza, così come non si può certo escludere che gli asini possano volare…

Quel che è certo è che l’Italia della Meloni, di quella presidente del Consiglio che con toni minacciosi aveva dichiarato guerra agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani, all’atto pratico ha “salvato” un simile criminale, destinato all’ergastolo, concedendogli addirittura l’onore del volo di Stato. E mentre la Cpi comprensibilmente protesta duramente e chiede spiegazioni ad un imbarazzato governo, inevitabilmente infuriano le polemiche. “Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare” accusa Elly Schlein.

Quali segreti poteva rivelare Almasri per suscitare così tanto timore nel governo? – aggiunge Nicola Fratoianni –  Meloni, Nordio e Tajani devono all’opinione pubblica italiana, al Parlamento e alla comunità internazionale più di una spiegazione.  Anche perché le ricostruzioni giornalistiche di queste ore ci dicono che l’operazione di rilascio del torturatore è stata preparata con cura sin dal mattino di ieri, e mentre Nordio si premurava di tranquillizzare tutti con un comunicato, il trafficante si apprestava ad uscire dal carcere di Torino. Non è una bella scena un ministro guardasigilli che mente. Solo per questo dovrebbe dimettersi. Sarebbe un atto di dignità e di correttezza in queste ore”.

Siamo di fronte a un fatto inaudito, a una violazione degli obblighi internazionali dell’Italia, alla complicità con un criminale della peggior specie – accusa Marco Furfaro – perché la verità viene sempre a galla: alla destra non interessa nulla la lotta ai trafficanti di esseri umani. Alla destra non interessa nulla consegnarli alla giustizia. Il loro unico interesse è lucrare sulla pelle di persone disperate per un decimale in più nei sondaggi, anche a costo di essere complici di coloro che dicono di voler combattere”.

E mentre il giornalista Fabio Salamida lancia pesanti sospetti (“verrebbe quasi da pensare che ci sia qualcosa sotto, che una volta alla sbarra avrebbe potuto dire cose scomode. Verrebbe quasi da pensare che ci sia qualcuno che commissiona a queste bestie uno sporco lavoro da svolgere in Libia, lontano dai riflettori, per placare altre bestie che stanno qui, quelle a cui da anni si fa credere che le loro vite fanno schifo per colpa degli immigrati”), al di là di tutto restano i fatti: il nostro paese ha salvato un criminale destinato all’ergastolo, concedendogli addirittura anche l’onore del volo di Stato per riportarlo in patria (dove poi siamo stato sbeffeggiati e insultati). Superfluo ogni ulteriore commento

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