Un 2024 da “Pinocchio” per la presidente del Consiglio


Come nel 2023, secondo il fact checking effettuato da “Pagella Politica” nel 2024 più del 60% delle dichiarazioni della Meloni sono risultate inattendibili. E solo Salvini, con la “bufala” sui posti di lavori con il ponte sullo stretto, riesce a strapparle il titolo della bufala dell’anno…

Come il 2023, anche il 2024 è stato un anno da “Pinocchio” per Giorgia Meloni. Secondo il fact checking di “Pagella Politica”, negli ultimi 12 mesi la presidente del Consiglio ha confermato quella propensione a raccontare “balle” mostrata negli anni precedenti e accentuatasi da quando è arrivata a Palazzo Chigi. Fino a che è rimasta all’opposizione, la percentuale delle sue dichiarazioni risultate (dopo fact chccking) inattendibili sfiorava il 50%. Da quando è diventata presidente del Consiglio ha costantemente superato quella soglia, fino a superare addirittura il 60%.

Rispetto al 2023, però, Giorgia Meloni ha mancato l’ein plein, nel senso che lo scorso anno si era aggiudicata (per la seconda volta dopo il 2020) l’edizione della Pagella Cup (la competizione nella quale lettrici e lettori di Pagella Politica scelgono la dichiarazione dell’anno con l’errore peggiore) grazie ad una dichiarazione ufficiale fatta al Senato nella quale rivendicava di non aver mai detto che l’Italia doveva uscire dall’euro. Ci aveva provato a fare il bis nel 2024 , visto che una sua imbarazzante dichiarazione era tra le 8 candidate alla “Pagella Cup”, quella fatta il 28 febbraio 2024 al Tg2 (e poi più volte ripetute in altre occasioni, a dimostrazione che non si trattava di un laspus…) secondo cui “con il Superbonus sono stati ristrutturati anche sei castelli privati, per un costo totale di un miliardo di euro” (in realtà il costo reale era stato di poco più di un milione di euro).

Una “cantonata” davvero clamorosa che sembrava aver assicurato alla presidente del Consiglio la conferma dopo la vittoria del 2023 ma che, invece, è stata superata dal suo vice, il leader della Lega Matteo Salvini, che ha vinto la “Pagella Cup” 2024 grazie ad una delle tante dichiarazioni sul ponte sullo Stretto, quella secondo cui il cantiere dell’opera creerà 120 mila posti di lavoro. Tornando alla presidente del Consiglio e al fact checking sul 2024 è significativo che delle 184 dichiarazioni analizzate e verificate solamente 71 sono risultate attendibili (38%) mentre ben 113 sono risultate imprecise o del tutto inattendibili. Altrettanto significativo il fatto che nessuno degli ultimi presidenti del Consiglio (da Berlusconi a Renzi, da Conte a Draghi) aveva raggiunto simili percentuali di dichiarazioni inattendibili. Vista “l’aria che tira” nel nostro paese, con questo governo, a proposito di libertà di informazione, la redazione di “Pagella Politica” ci tiene a precisare che quel fact checking “come per altri politici non offre un indicatore statisticamente valido riguardo la sua credibilità”.

Al tempo stesso, però, evidenzia come “il campione delle oltre 180 dichiarazioni di Meloni permette comunque di individuare alcune tendenze”, sottolineando anche come i dati relativi al 2024 sono in linea con quelli degli ultimi due anni (2023 e 2022), cioè da quando è presidente del Consiglio, con un deciso peggioramento rispetto agli anni in cui la leader di FdI era all’opposizione. Naturalmente in un mondo ideale (lontanissimo da quello della politica italiana degli ultimi decenni…) sarebbe cosa buona che i politici tutti, senza distinzione di ruolo, raccontassero meno “balle” possibili. Ma è ovvio che se a raccontarle è chi governa il paese è decisamente e notevolmente più grave.

A voler essere oltremodo magnanimi nei confronti della presidente del Consiglio (evidentemente influenzati ancora dall’atmosfera natalizia…), non sempre ci sono ragioni di bieca e sconfortante propaganda, in qualche caso è probabile che la Meloni abbia preso una grossa “cantonata” semplicemente perché ha capito poco o nulla dell’argomento di cui si è occupata. Il caso più emblematico è accaduto alla vigilia delle festività natalizie, il 23 dicembre scorso, quando nel corso della sua visita in Finlandia commentando la sentenza della Cassazione sui cosiddetti “paesi sicuri” ha sostenuto che “la sentenza ha dato ragione al governo italiano”. “La Cassazione ha ribadito che è diritto dei governi stabilire quale sia la lista dei paesi sicuri” ha affermato la presidente del Consiglio, ignorando (per convenienza o per ignoranza…) che non era certo in discussione, e d’altra parte nessun giudice l’aveva messo in discussione, il fatto che spettasse ai governi stabilire quali sono i paesi sicuri.

Piuttosto la Cassazione, in totale contrasto con quanto invece sosteneva il governo, ha stabilito che il potere di accertamento dei giudici su una richiesta d’asilo “non può essere limitato dalla circostanza che uno Stato sia incluso nell’elenco dei paesi sicuri sulla base di informazioni vagliate unicamente dal governo”. A cui spetta sicuramente il compito di valutare quali paesi possono essere inseriti nella lista dei paesi considerati sicuri, senza però che questo infici in alcun modo la piena autorità del giudice a cui compete vagliare la legittimità di tale valutazione ed eventualmente disapplicare il relativo decreto nel caso sia sottoposto al loro esame. Tra le varie dichiarazioni risultate per nulla attendibili spiccano in particolare quelle relative alla sanità, in un crescendo di proclami “farlocchi” e strumentalizzazioni per cercare disperatamente di mascherare una realtà quasi drammatica, con quei 4,5 milioni di italiani che hanno rinunciato alle cure (per problemi economici o per tempi di attesa troppo lunghi) che purtroppo rappresentano un vero e proprio record negativo.

Reale e incontestabile, a differenza del presunto e improbabile record positivo, più volte impropriamente vantato dalla presidente del Consiglio, dell’impegno economico da parte del suo governo per il Servizio sanitario nazionale. “Mai nessun governo ha messo tanti soldi nel Servizio sanitario nazionale come il nostro” ha più volte ribadito Giorgia Meloni. Al di là del fatto che anche in termini assoluti non corrisponde al vero, la presidente del Consiglio finge di ignorare (perché anche un bambino lo sa e se non ne fosse consapevole chi guida il paese per certi versi sarebbe ancora più grave) che il reale finanziamento del Servizio sanitario nazionale (SSN) in relazione agli anni precedenti non si valuta in termini nominali ma in termini reali, cioè tenendo conto dell’inflazione e del potere di acquisto nel tempo. In altre parole, il vero dato di riferimento è il rapporto tra il finanziamento del SSN e il Pil.

E quello del governo Meloni (6,1%) è decisamente e nettamente più basso rispetto agli anni precedenti la pandemia (ovviamente, vista la situazione di emergenza, nel periodo del covid quel dato è cresciuto notevolmente) ma anche e soprattutto rispetto alla medica Ocse (6,9%). Tra le 113 dichiarazioni risultate dopo fact checking in gran parte o del tutto inattendibili alcune sono a dir poco paradossali e testimoniano come la presidente del Consiglio pensi (e in parte non è così lontana dalla realtà) che i suoi più accaniti fans siano pronti a bersi qualsiasi cosa, anche di fronte all’evidenza. Al punto da non vergognarsi di ribaltare completamente la realtà. Come, ad esempio, nel caso dell’evidente e inequivocabile occupazione della Rai, innegabile anche per i più sfegatati fans della presidente del Consiglio (numeri alla mano…) che, invece, ha avuto il coraggio di affermare (il 14 maggio 2024, intervenendo ad un evento organizzato dal quotidiano “La Verità”) che “Giorgia Meloni è la presidente del Consiglio che ha avuto meno spazio in Rai”.

Peccato, però, che i dati dicono esattamente il contrario, con una media mensile di 152,2 minuti la Meloni supera di gran lunga tutti i presidente del Consiglio precedenti, con l’eccezione (che ben si può comprendere) di Giuseppe Conte nel periodo della pandemia. O come, nel periodo precedente alle elezioni europee, alla Rai e a Mediaset ha più volte rivendicato il primato italiano, tra i paesi Ocse, per la crescita del reddito delle famiglie nel 2023, mentre i dati ufficiali evidenziavano esattamente il contrario, con un calo dello 0,4 in Italia in controtendenza con la crescita degli altri paesi Ocse.

Potremmo proseguire a lungo, quello che però è certo è che in effetti un primato da poter rivendicare Giorgia Meloni l’avrebbe davvero, quello di presidente del Consiglio più inattendibile della Seconda Repubblica (almeno sulla base dei citati fact checking). Un titolo di cui, però, non può certo andare troppo fiera…

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