Dall’analisi nei 90 indicatori presi in esame da “Il Sole 24 Ore” per stilare la classifica, oltre ai tanti aspetti positivi emergono ombre e criticità, soprattutto sul lavoro. Si conferma che quella di Ascoli è una provincia sicura ma sempre più anziana, molto male turismo e sanità
Come ormai è consuetudine da diversi anni nell’incantato regno di Ugualos, anche per l’annuale classifica sulla qualità della vita della provincia di Ascoli de “Il Sole 24 Ore” da una parte c’è la notizia, con tutti i suoi risvolti positivi ma anche negativi per il territorio, dall’altra la propaganda che i “soliti noti” ci costruiscono intorno, senza un minimo di reale fondamento. Ricordando, come sempre, che queste graduatorie vanno prese con le dovute precauzioni, la notizia è sicuramente di quelle che indiscutibilmente fanno piacere: la provincia di Ascoli si colloca al 10° posto nell’annuale classifica sulla qualità della vita delle 107 province italiane, con un miglioramento di ben 17 posizioni rispetto all’anno precedente (qui tutti i dati relativi alla provincia di Ascoli).
In generale si vive bene nella nostra provincia, anche se poi analizzando a fondo tutti le risultanze di quella stessa indagine il quadro che emerge è molto più complesso, sicuramente con diverse luci ma anche tantissime ombre. Partendo sempre dal fatto che non bisogna dimenticare che stiamo parlando di tutta la provincia e non del solo capoluogo (che, per altro, come noto da ormai un paio di anni non è più il comune più grande della provincia stessa, scavalcato da San Benedetto), l’indagine de “Il Sole 24 Ore” prende in esame 90 indicatori, suddivisi in sei macrocategorie tematiche: “Ricchezza e consumi”, “Affari e lavoro”, “Ambiente e servizi”, “Demografia società e salute”, “Cultura e tempo libero”, “Giustizia e sicurezza”.
E proprio in quest’ultima macrocategoria quella di Ascoli risulta la migliore tra le 107 province, con dati positivi in tutti i 15 indicatori, che disegna e confermano l’immagine di una provincia tranquilla dove avvengono pochissimi reati, con l’unica pecca che riguarda la durata media dei procedimenti civili (70° posto con 367 giorni). Discorso decisamente differente per quanto riguarda le altre macrocategorie nelle quali dai rispettivi 15 indicatori emergono criticità anche in quelle in cui la nostra provincia ottiene complessivamente un ottimo piazzamento (nelle foto tutte le classifiche). Per esempio per quanto riguarda “Affari e lavoro” (10° posto complessivo), a determinare il buon risultato sono 4 specifici indicatori: tasso di mancata partecipazione al lavoro (assenze da lavoro, in pratica) 7° posto, numero di laureati 9° posto, startup innovative 6° posto e, soprattutto, quota di export sul pil 1° posto.
Detto che quest’ultimo primato assume una connotazione meno positiva sulla base del fatto che, però, la provincia di Ascoli è agli ultimi posti per quanto riguarda l’andamento del pil (87° posto nell’indicatore “trend del pil” della macrocategoria “Ricchezza e consumi”, nonostante il 10° posto complessivo in “Affari e lavoro” ci sono risultati estremamente negativi che fotografano una situazione per nulla edificante. A partire dal gender pay gap (la differenza retributiva tra uomini e donne) che ci vede al 53° posto, proseguendo per il numero di nuove imprese (65° posto) unito a quello dei fallimenti (80° posto). Dati ancora più negativi, però, arrivano dall’indicatore “tasso di infortuni sul lavoro mortali” che vede la provincia di Ascoli all’89° posto e ancor più per quanto riguarda le ore medie di cassa integrazione autorizzate, con il 102° posto (in media 180 ore ad azienda) fanalino di coda delle Marche e di tutto il centro Italia.
Posizione addirittura peggiore, però, per quanto riguarda l’indicatore sul trend delle presenze turistiche che vede la provincia di Ascoli in assoluto tra le peggiori d’Italia, al 104° con un dato negativo del -7%. Non solo siamo ampiamente all’ultimo posto nelle Marche ma, mentre nelle altre province marchigiane il trend in crescita, solo nella nostra si registra una netta flessione. Superfluo sottolineare come il sindaco Fioravanti, nel suo entusiastico commento, si è ben guardato dal citare questo dato, inspiegabilmente “censurato” anche dall’informazione locale, troppo impegnata a celebrare il sindaco stesso e il Comune, come se il risultato di quell’indagine fosse riferito solamente al capoluogo piceno e non a tutta la provincia. Va da sé che, seguendo questa interpretazione (comunque sbagliata), per coerenza poi bisognerebbe allora sottolineare anche il fallimento del turismo nel capoluogo piceno…
Tornando ai dati dell’indagine, a quelli poco edificanti sopra citati si aggiungono quelli della macrocategoria “Ricchezza e consumi” in gran parte negativi. In particolare quelli relativi ai protesti pro capite, che ci vedono al 73° posto e quelli relativi alla retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti che, con 18.737 euro ci colloca al 65° posto, in entrambi i casi fanalino di coda delle Marche. Con l’amara constatazione che i lavoratori dipendenti delle altre province marchigiane usufruiscono di retribuzioni annue più alte fino a quasi 4 mila euro in più (provincia di Ancona). Va poi segnalato come da alcuni indicatori di diverse macrocategorie emerge chiaramente come quella di Ascoli sia una provincia sempre più anziana, con un rapporto sempre più sproporzionato tra popolazione in età attiva e ultra 65enni (tasso di dipendenza anziani). Non stupisce affatto, invece, il 77° posto per quanto riguarda l’indicatore sulla migrazione ospedaliera, con un consistente 12,3%.
Va, poi, ricordato come, per dare un quadro ancora più esaustivo della situazione, oltre alla classifica generale sulla qualità della vita, sono state rese note quelle sulla qualità della vita per bambini, anziani e giovani che vede la provincia di Ascoli rispettivamente al 31°, 46° e 77° posto. Senza dilungarci troppo ad elencare i dati e i risultati dei vari indicatori, sono però da sottolineare l’84° posto per quanto riguarda il numero di residenti giovani e il 105° posto per quanto riguarda l’imprenditorialità giovanile. Dati che, uniti a quelli precedentemente citati, fotografano una provincia sempre più anziana e con poche (quasi nessuna) prospettive per i più giovani. Considerazioni che naturalmente non si ritrovano per nulla nel commento entusiastico del sindaco Fioravanti.
“Un risultato straordinario, che conferma l’ottimo lavoro che stiamo portando avanti – commenta – come capoluogo siamo consapevoli del nostro ruolo di traino dell’intero territorio e questi risultati ci confortano e ci spingono a proseguire sulla strada intrapresa. La nostra provincia ha ottenuto il miglior piazzamento tra tutti i territori del centro sud Italia, vedendo riconosciuto un grande lavoro di squadra che, come Città metromontana abbiamo portato avanti fin dalla candidatura a Capitale italiana della cultura”. In che modo posso avere influito sui risultati la misteriosa “supercazzola” della Città metromontana non è dato sapere.
Piuttosto, però, a proposito del “ruolo di traino” del comune capoluogo alcuni dati in proposito ci sono e, neanche a dirlo, fotografano una situazione decisamente differente. Si perché tra i 90 indicatori analizzati per stilare la classifica, se la maggioranza riguardano tutto il territorio provinciale, ce ne sono alcuni che invece si riferiscono esclusivamente al comune capoluogo di provincia. Complessivamente sono 8, con decisamente più ombre che luci per il capoluogo piceno: Presenza impianti fotovoltaici (86° posto), illuminazione pubblica sostenibile (27° posto), giardini scolastici (67° posto), verde attrezzato (21° posto), Aree sportive per giovani (92° posto), Indice sport per bambini (59° posto), Orti urbani (89° posto), Biblioteche in rapporto con anziani (90° posto).
Se si prendessero in esame solo quegli 8 parametri misurati esclusivamente sui comuni capoluoghi, Ascoli risulterebbe al 66° posto della classifica, ben 56 posizioni dietro quella complessiva. Volendo sintetizzare e banalizzare si potrebbe addirittura concludere che è il resto del territorio a trainare nella classifica sulla qualità della vita la nostra provincia, frenata e penalizzata dai risultati negativi del capoluogo di provincia. Sarebbe una strumentalizzazione poco rispondente alla realtà, allo stesso livello di quella che vuole attribuire al capoluogo stesso un inesistente ruolo di traino…