Il governatore Rocca, il sindaco Fioravanti e la vera natura della destra


La reazione in luoghi istituzionali del governatore del Lazio Rocca agli articoli di Repubblica (che riportavano un fatto ammesso dallo stesso Rocca) e quella del sindaco Fioravanti sulla Fondazione Cultura  sono un vero e proprio manifesto della vera natura di questa destra

Scomodando Esopo e la sua favola “La rana e lo scorpione, da Ascoli e da Roma (Regione Lazio) in questi giorni sono arrivate le più emblematiche dimostrazioni della vera e profonda natura della destra italiana che da oltre 2 anni è al governo del paese (ad Ascoli sono 25 anni che amministra la città). Intollerante alle critiche, che mal sopporta le regole e le dinamiche tipiche di una democrazia, profondamente rancorosa e vendicativa, pronta ad utilizzare il proprio potere come una clava nei confronti di chiunque osi criticare e anche solo si permetta di non adeguarsi al pensiero unico dominante. Come se non bastasse gli episodi a cui facciamo riferimento e che consideriamo una sorta di manifesto di quello che è la destra attualmente al governo dell’Italia, sono anche la dimostrazione di come gli esponenti di governo, gli amministratori di questa destra utilizzino le cariche e i luoghi istituzionali come se fossero una loro proprietà, per colpire e provare a tacitare gli avversari.

Gli episodi a cui facciamo riferimento, accaduti nel corso del Consiglio regionale della Regione Lazio e del Consiglio comunale del Comune di Ascoli, sono ulteriormente gravi e significativi perché sono stati provocati dalla semplice enunciazione di due fatti veri e inconfutabili che neppure i diretti protagonisti possono negare. Partiamo da quanto avvenuto al Consiglio regionale della Regione Lazio nel corso del quale il governatore Francesco Rocca in un intervento durato quasi 7 minuti ha duramente attaccato il giornale “Repubblica” che nei giorni precedenti aveva pubblicato degli articoli nella Cronaca di Roma in cui raccontava il caso dell’assunzione differita di infermiere incinte che erano risultate vincitrici di concorso pubblico.

Articoli che erano partiti e avevano preso spunto dalla denuncia dell’Unione sindacale di base secondo cui “ad alcune infermiere incinte o puerpere vincitrici di concorso nelle Asl Roma 2, all’Ifo, nella Asl Rieti e all’AO San Giovanni Addolorata sarebbe stato chiesto di posticipare l’avvio del rapporto di lavoro al termine del periodo della cosiddetta maternità obbligatoria”. A tal proposito durissimo era stato l’intervento del presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Roma, Maurizio Zega che, dopo aver definito la vicenda “una macroscopica offesa alla dignità delle colleghe e a tutte le donne” aveva anche evidenziato il paradosso di una situazione nella quale “si chiede un congedo di maternità di cui, peraltro, le infermiere non essendo state assunte non avrebbero potuto usufruire, in barba la buon senso e al sempre dichiarato favore verso la maternità e verso i diritti delle donne”.

Poi, dopo un comunicato della Regione Lazio che spiegava quanto accaduto, il durissimo intervento del governatore Rocca nel Consiglio regionale, con quella che il sindacato regionale dei giornalisti ha definito “la reazione scomposta, in una sede istituzionale ad articoli che riportano un fatto ammesso dallo stesso Rocca”. C’è una notizia di una vicenda che, comunque la si voglia vedere, è sicuramente di interesse pubblico, cos’altro mai dovrebbero fare dei giornalisti e un giornale se non pubblicarla? Probabilmente “Repubblica” avrebbe dovuto fare come gran parte degli altri quotidiani, fingere di ignorarla perché “sgradita” a chi amministra la Regione Lazio e al governatore Rocca.

Che, poi, non si è fatto alcuno scrupolo di utilizzare una sede istituzionale per scaricare il suo rancore nei confronti di quel giornale, impartendo quella che il sindacato regionale dei giornalisti ha definito “un’improbabile lezione di giornalismo di quasi 7 minuti”, spingendosi addirittura ad esternare la sua “gioia per la velocità con cui perde copie” e evocandone addirittura la chiusura. Pochi giorni prima qualcosa di simile era andato in scena al Consiglio comunale di Ascoli, con bersaglio dell’ira del sindaco Fioravanti i consiglieri comunali dell’opposizione (nell’incantato regno di Ugualos l’informazione praticamente quasi non esiste, sostituita in larga parte dai fedeli cantori della gesta del sovrano e della sua corte…), “colpevoli” semplicemente di svolgere il proprio compito, sollevando critiche e avanzando anche proposte (che, naturalmente, il sindaco e la sua giunta non sono certo costretti ad accogliere ma di sicuro di rispettare).

All’insediamento del Consiglio comunale dopo la sua rielezione quasi plebiscitaria Fioravanti aveva mostrato un’insolita versione ecumenica, dichiarandosi aperto al confronto, pronto a lavorare insieme a tutto il Consiglio comunale, non solo la sua maggioranza. Una pantomima durata “come un gatto in tangenziale”, sin dalla seduta successiva si è subito rivisto il “sovrano” che non ammette e non tollera critiche, opinioni e proposte differenti. Poi nella seduta di lunedì scorso, mentre si discuteva sulle modifiche allo Statuto della Fondazione Cultura Ascoli (approvato con enfasi poco più di un anno fa ed evidentemente già da cambiare), di fronte ad una semplice constatazione inconfutabile del consigliere comunale Emidio Nardini, che ha sottolineato come la candidatura ad Ascoli Capitale della Cultura 2024 si sia rivelata un insuccesso, il primo cittadino ha completamente perso le staffe ed ha iniziato a sproloquiare di bolscevichi, in riferimento ad un semplice video di un’associazione cittadina (Collettivo Caciara) su alcuni tratti semplicemente surreali delle piste ciclabili cittadine (anche questa un’evidenza inconfutabile).

Le repliche di Fioravanti alle nostre proposte – si legge in un comunicato stampa del gruppo consiliare “Ascolto & Partecipazione” – sono apparse più volte fuori luogo e offensive, nonché caratterizzate da argomentazioni (forse volontariamente) lontane dal tema oggetto del dibattito in corso. Non è accettabile che il sindaco di una città capoluogo di provincia dimostri un atteggiamento così autoritario e ostruzionistico nei confronti dell’opposizione, soprattutto in sede di Consiglio comunale che, come lui stesso ha sempre e giustamente sottolineato, dovrebbe essere il cuore della democrazia cittadina”.

La realtà è che in queste circostanze Fioravanti, così come Rocca, mostra la vera natura di questa destra, perfettamente descritta da Andrea Scanzi nel suo intervento ad “Otto e mezzo” di giovedì 28 novembre:

La parte più di destra, come Fratelli d’Italia e Lega, ma devo dire anche Forza Italia – ha affermato il giornalista del “Fatto Quotidiano”, – mal sopportano il dissenso. Questo lo si vede sia in cosa decidono in termini di leggi, penso ai decreti sicurezza che stringono sempre più la morsa nei confronti anche solo della protesta, ormai si rischia la galera anche solo se uno protesta, ma anche semplicemente nel loro eloquio. Quante volte abbiamo visto leader di partito, di governo, governatori regionale attaccare frontalmente una volta Report, quindi Ranucci, una volta Repubblica, una volta il Fatto Quotidiano, una volta Piazzapulita, una volta Otto e mezzo. E’ così, non hanno alcuna forma di rispetto nei confronti dell’inchiesta giornalistica, anche solo del dissenso. E quando poi ricevono la critica fanno la parte della vittima e ti danno lezioni di giornalismo. Questo si chiama mancato rispetto delle regole minime. E si chiama fare paura a chi fa giornalismo perché poi quando fai queste critiche spesso ti arrivano querele e le querele costano a chi le riceve. Magari Otto e mezzo può difendersi, magari Piazzapulita può difendersi ma il giornalista free lance no. Questo è grave, il politico deve fare il politico, se c’è un giornale, una trasmissione, un’inchiesta giornalistica tu cerchi di confutarla nel merito. Cosa pensa Rocca del giornalismo non frega niente, se è oggetto di un’inchiesta giornalistica Rocca eventualmente dimostra che quello che ha scritto quel giornale è una sciocchezza. Ma quella di Rocca è la norma per questa destra”. Da sottoscrivere, parola per parola…

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