Costi per la città europea dello sport, gli atti ufficiali smentiscono il sindaco


Lo aveva già più volte sottolineato e lo ha ribadito anche nel Consiglio comunale del 4 novembre scorso, secondo Fioravanti il Comune di Ascoli non ha speso nulla per il titolo di città europea dello sport. Ma la determina n. 4395 del 19 novembre scorso dimostra il contrario…

Come direbbe Lubrano, la domanda sorge spontanea: ma se il riconoscimento di città europea dello sport non comporta alcun costo per il Comune, come ripete ossessivamente da tempo il sindaco, che cosa mai ha liquidato l’amministrazione comunale con la determina 4395 (“Assegnazione riconoscimento Ascoli Piceno città europea dello sport 2025” del 19 novembre scorso? A svelare l’arcano, che poi così arcano non è se non per chi continua a credere alla propaganda del primo cittadino, è la stessa determina nella quale si legge che “dato atto che con deliberazione di giunta comunale n. 148 del 18/5/2023 si è stabilito di condividere la proposta di candidatura del Comune di Ascoli Piceno a Città europea dello sport 2025” si prevede che “la spesa complessiva per il riconoscimento dell’assegnazione di tale titolo è pari ad 8.967 euro è garantita al capitolo di spesa 15050.8 del Peg 2024/2026 del corrente esercizio finanziario”.

Nulla di particolarmente sorprendente, lo avevamo evidenziato già diversi mesi fa (vedi articolo “Benvenuti nella città europea dello sport”) che per poter ottenere quel titolo bisogna comunque pagare delle quote, prima durante e, addirittura, anche dopo (perché il regolamento è chiaro e prevede che per “avere il diritto di continuare a utilizzare l’etichetta negli anni successivi” occorre versare una quota di 1.000 euro all’anno). Eppure il sindaco Fioravanti, dopo la pubblicazione di quell’articolo, più volte in Consiglio comunale ha sottolineato stizzito che non è affatto vero che quel riconoscimento comportava un costo per il Comune. Il regolamento parla chiara e non lascia dubbi, chiunque può verificarlo sul sito di Aces Italia, la delegazione italiana di Aces Europa che è la struttura che rilascia questo genere di attestato.

Oltre la somma riportata in determina, infatti, c’è anche il costo che deve essere garantito da sponsor che ovviamente spetta al Comune procurarsi. “Il municipio si impegna ad individuare uno o più sponsor e partner (massimo 4) che verseranno ad Aces Europa la somma complessiva prevista in base alla dimensione del Municipio” c’è scritto nel regolamento (per quanto concerne Ascoli, che ha meno di 50 mila abitanti, si tratta di 5 mila euro). E’ tutto molto chiaro, insindacabile ed inequivocabile, certificato anche dagli atti ufficiali del Comune di Ascoli. Eppure il sindaco anche nel corso del Consiglio comunale del 4 novembre scorso, rispondendo all’interrogazione sul futuro della cittadella dello sport (presentata dai consiglieri comunali dell’opposizione), ha ribadito che il Comune non ha pagato nulla.

Questa città nel 2025, non perché l’ha pagata, è città europea dello sport”. Difficile capire il senso della negazione della realtà, conosciamo il morbo della propaganda che attanagli quest’amministrazione comunale e avremmo anche potuto comprendere se il sindaco avesse provato a sostenere che quel titolo non è legato al costo sostenuto dal Comune o se avesse provato a far credere che si tratta di un titolo esclusivo, almeno per l’Italia, e non condiviso con altri 12 comuni (Chieti, Jesolo, Mogliano Veneto, Venaria Reale, Novara, Seregno, Taranto, Varallo, Vieste, Caorle, Castrignano sul Capo). Per altro in quell’occasione in Consiglio comunale quella orgogliosa rivendicazione è stato l’unico guizzo di un primo cittadino mai così insolitamente dimesso e apparso in grande difficoltà e in totale confusione di fronte all’interrogazione dei consiglieri comunali.

Che, purtroppo, ha avuto il merito di rendere chiara una situazione ampiamente nota, almeno per chi segue da vicino da sempre le vicende dello sport cittadino, inteso anche e soprattutto come situazione degli impianti. Il quadro è tristemente inequivocabile, la cittadella dello sport non ha futuro, almeno prossimo (e non bisogna mai dimenticare l’altra cittadella dello sport, quella in area Zannoni, con due campi di calcio, un campo da rugby, una da baseball ed impianto con spogliatoi, sala conferenze, sala ristoro, bar e palestra che doveva essere pronta per il 2023 e di cui ovviamente neppure più si parla…), la pista di atletica continua da mesi ad essere in attesa che riprendano i lavori (e intanto continua ad essere chiusa), mentre il nuovo palazzetto per il volley che doveva essere pronto per agosto è ancora in attesa di inaugurazione, con la sconfortante sorpresa che comunque quando sarà pronto (a fine novembre ha detto il sindaco in Consiglio comunale…) sarà senza spogliatoi.

E proprio su questa vicenda Marco Fioravanti ha mostrato in maniera inequivocabile e, per certi versi, preoccupante, quanto sia in stato confusionale, almeno per quanto riguarda gli impianti. Infatti a proposito del nuovo palazzetto senza spogliatoi sempre nel Consiglio comunale del 4 novembre scorso il primo cittadino ha dichiarato: “non c’è nulla di scandaloso che si faccia prima il palazzetto e poi si veda come fare gli spogliatoi”. Probabilmente nell’incantato regno di Ugualos sarà anche così, di certo, però, nel resto del mondo, in ogni angolo civile del mondo realizzare un palazzetto per il volley (ma per qualsiasi altra disciplina sportiva) senza fare i necessari spogliatoi è qualcosa di folle e incredibilmente insensato.

Ancor più pensare, come ha poi sostenuto il sindaco stesso, che gli atleti che giocheranno e si alleneranno in quella struttura (quando mai sarà pronta) potranno utilizzare i locali al piano terra della palazzina servizi che è lì vicino o, addirittura, gli spogliatoi con docce della palestra ex atletica pesante che è un po’ più lontana. Davvero superfluo ogni commento, è semplicemente difficile anche credere che qualcuno possa pronunciare simili evidenti amenità. Piuttosto ci sarebbe da sottolineare l’ulteriore surreale paradosso di un appalto aggiudicato con un risparmio di quasi 200 mila euro (appunto quello per il nuovo palavolley) quando poi in quella nuova struttura non vengono realizzati i necessari (fondamentali) spogliatoi, per i quali ora si riutilizzeranno proprio quegli stessi 200 mila, più un ulteriore mutuo di 150 mila euro, senza sapere se saranno sufficienti e, soprattutto, quando mai verrà appaltato e avviato l’intervento per la realizzazione degli spogliatoi.

Chissà se questa autentica “chicca” al contrario, sicuramente un unicum nel panorama non solo italiano ma probabilmente anche europeo, verrà rivendicata dal Comune come tratto caratterizzante di una delle tante città europee dello sport 2025…

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