Disastro scuole sicure: costi record e strutture provvisorie in ritardo… di 8 anni!
Per Castelli, quando era primo cittadino di Ascoli, non servivano perché le scuole cittadine “avevano brillantemente superato la verifica delle scosse di terremoto”, per Fioravanti erano la priorità. Ora, come se nulla fosse, celebrano con enfasi un intervento in ritardo di 8-10 anni…
Solo nel meraviglioso e incantato regno di Ugualos può accadere che si celebri in maniera a dir poco trionfale l’avvio dei lavori di un intervento che doveva essere realizzato 5 anni fa! Chi, da queste parti, ha conservato almeno un briciolo di memoria ricorderà sicuramente cosa scriveva Marco Fioravanti nel programma elettorale prima delle elezioni comunali del 2019. “Mi impegno ad utilizzare gli oltre 30 milioni per l’edilizia scolastica post sisma per mettere subito al sicuro i bambini e la loro crescita attraverso sedi pubbliche tempo temporanee e protette” prometteva l’allora candidato sindaco, sostenendo poi che l’obiettivo era quello di “buttare giù tutte le scuole che sono state danneggiate e ristrutturare quelle con danni lievi” entro tre anni.
Nel regno di Ugualos, però, evidentemente oltre ad aver stabilito per legge che la matematica è solamente un’opinione (e quindi non è affatto detto che 200 e 800 mila siano maggiori di 35 e 74 mila, anzi, è esattamente il contrario…) probabilmente è stato deliberato che alcuni termini debbano avere un significato differente rispetto a quello riportato in tutti i dizionari della lingua italiana. Tra questi l’avverbio “subito” che nel resto del paese vuol dire “sul momento, immediatamente” ma che nel regno di Ugualos significa invece “tra 5-6 anni (se tutto va bene)”. Questo permette al sindaco Fioravanti e al commissario straordinario sisma Castelli di festeggiare in maniera trionfale a fine ottobre 2024, cioè 5 anni e mezzo dopo quella premessa, la consegna dei lavori all’ex Banca d’Italia che, come annuncia lo stesso ex sindaco di Ascoli, “diventerà un edificio scolastico temporaneo che darà ospitalità agli studenti delle 11 scuole ascolane che nei prossimi mesi saranno oggetto dei lavori di adeguamento sismico finanziati dalla struttura commissariale”.
In questa interminabile storia degna del più fantasioso e bizzarro teatro dell’assurdo ci sarebbe da ricordare che l’attuale commissario straordinario sisma Castelli, quando era primo cittadino del capoluogo piceno, nel 2016, nel corso della lunghissima sequenza sismica, affermò senza alcuna esitazione che non c’era alcuna necessità di trovare sedi temporanee alternative (per le quali erano stati stanziati ingenti fondi già allora) perché le scuole cittadine “avevano brillantemente superato la verifica delle scosse di terremoto”. Grazie a quella che poi i fatti hanno dimostrato essere una clamorosa e imbarazzante cantonata, insieme all’imbarazzante gestione negli anni successivi del sindaco Fioravanti (non si contano quanti avvisi la sua amministrazione ha pubblicato per la ricerca di sedi alternative, tutti puntualmente o mestamente ritirati o ancor più mestamente andati a vuoto) per le sedi scolastiche alternative sono stati persi già 8 anni, destinati a diventare 10, visto che è presumibile che i lavori per rendere l’ex Banca d’Italia adeguata alla necessità non saranno brevi.
Se possibile a rendere ancora più surreale la situazione ci ha pensato ancora l’attuale primo cittadino che, sui social senza alcun imbarazzo scrive: “si apre il cantiere, al termine delle opere saranno gli studenti della Malaspina i primi ad essere accolti in tale sede temporanea! Diritto allo studio in piena sicurezza: il nostro lavoro prosegue!”. Al di là del fatto che sarebbe purtroppo sin troppo facile sottolineare come in realtà in questi 8 anni del “diritto allo studio in piena sicurezza” l’amministrazione se ne è infischiata, visto che studenti e personale scolastico continuano ad andare in scuole che evidentemente non sono sicure (altrimenti non ci sarebbe la necessità di intervenire…), è curioso che il primo cittadino citi come prima scuola che usufruirà di quella struttura proprio la Malaspina, al momento uno dei casi più sconcertanti nel paradossale percorso per la messa in sicurezza delle scuole cittadine.
Il 16 febbraio scorso proprio il commissario straordinario Castelli in un comunicato stampa annunciava che “alla Malaspina la procedura di gara è in fase di avvio”, 6 mesi dopo a fine agosto, invece, citando quella stessa scuola come “esempio positivo del metodo di lavoro portato avanti da Acquaroli e Fioravanti” (sarà stato il caldo…) annunciava “l’inizio dei lavori entro 6 mesi dall’accettazione”. Che, ovviamente, non viene in alcun modo specificato entro quanto avverrà, quindi si brancola nel buio. Per altro vale la pena di ricordare che l’iter per l’intervento alla Malaspina è stato in assoluto il primo ad essere partito, luglio 2020, e che nel Consiglio comunale aperto sulle scuole del 3 novembre 2022 il sindaco Fioravanti aveva annunciato l’approvazione del progetto definitivo dei lavori di adeguamento sismico della scuola Malaspina, con l’approvazione del progetto esecutivo fissato per gennaio 2023 e l’inizio dei lavori l’estate seguente, cronoprogramma confermato un mese dopo nel giornalino comunale “Cento torri”.
E se, come dice Castelli, quello della Malaspina è l’esempio positivo, parafrasando il titolo di un noto film italiano, davvero non ci resta che piangere. Anche perché si fa addirittura fatica a star dietro ai paradossi e alle vicende sempre più sconcertanti che si susseguono intorno alla messa in sicurezza delle scuole cittadine. Nel Consiglio comunale del 23 ottobre scorso, ad esempio, è stata approvato la seconda modifica al piano delle opere pubbliche che, tra le altre cose, prevede l’aumento del costo di un paio di interventi per il solito e stragettonato aumento dei prezzi dei materiali. E se per il polo scolastico Cantalamessa si tratta di un aumento sostanzioso di poco meno di 1 milione di euro (905 mila euro), che fa passare il costo dell’intervento da 3,2 a 4,1 milioni di euro), per l’Isc Don Giussani siamo di fronte all’incredibile aumento del 60%, ben 2,7 milioni di euro in più, con il costo dell’intervento che al momento passa da 4,5 a 7,2 milioni di euro. Più del doppio rispetto agli iniziali 3,3 milioni di euro, mentre per la Cantalamessa il costo iniziale ammontava a 2,4 milioni di euro.
Un anno fa avevamo evidenziato come, a causa dei clamorosi ritardi del Comune di Ascoli, il costo complessivo degli interventi era già passato da 31 milioni di euro iniziali a circa 42 milioni di euro, ora siamo ormai vicini a quota 50 milioni (con una crescita del 60%). Considerando che per molti interventi (praticamente tutti) la strada è ancora lunghissima, non è azzardato prevedere che presto si arriverà allo sconcertante raddoppiamento del costo inizialmente previsto. Sempre in tema di sicurezza scolastica, nei giorni scorsi è stata scritta l’ennesima imbarazzante pagina della sconfortante telenovela inerente l’intervento sulla scuola Don Bosco. Con determina n. 4022 del 22 ottobre scorso è stato approvato il certificato di regolare esecuzione delle indagini strutturali propedeutiche alla verifica di vulnerabilità sismica.
Che in realtà era stata effettuata nel 2021, con risultato sconfortante (la Don Bosco era stata inserita nella fascia G, quella di massimo rischio), poi però, 6 mesi dopo l’avvio della progettazione, a settembre 2022 era iniziato un allucinante teatrino con inizialmente la richiesta da parte dell’assegnataria dell’incarico di progettazione di “un’approfondita campagna di indagini geologiche”, effettuate a fine 2022 e in base alle quali nel maggio 2023 veniva redatta una relazione geologica nella quale si chiedeva una nuova verifica di vulnerabilità sismica, prima delle quali, però, venivano richieste nuovi indagini strutturali “propedeutiche alla verifica di vulnerabilità sismica”. In altre parole un allucinante e indecoroso gioco dell’oca…