Recriminazioni e segnali positivi, l’Ascoli prova a ripartire
Ad Arezzo i bianconeri disputano una buona prestazione sotto ogni aspetto, con finalmente la “gemma” di Tremolada, trasformata in gol dal solito Corazza. Ma un più che discutibile rigore costringe Di Carlo a rimandare la prima vittoria. Possibilmente domenica con il Pontedera
Poteva essere la partita della sospirata svolta. L’avrebbe meritato l’Ascoli che ad Arezzo, contro una squadra di alta classifica, stava portando a casa una vittoria costruita con una prestazione solida e convincente, impreziosita dalla “gemma” di un finalmente convincente Tremolada, trasformata in gol dal solito Corazza. Però l’arbitro della gara evidentemente aveva deciso che la partita dovesse finire in parità e, a pochi minuti dalla fine, ha concesso un rigore che non c’entra niente con il gioco del calcio, ancora meno con il metro arbitrale tenuto nei precedenti 80 minuti di gara.
Poi naturalmente si può anche discutere del fatto che un giocatore esperto come Adjapong non può essere così ingenuo, deve fermarsi ed evitare anche il minimo contatto, per evitare al direttore di gara possano venire in mente strane idee, anche perché l’azione non era poi così pericolosa e, per giunta, il pallone stava andando lateralmente. Ma davvero è una follia anche solo pensare che quel minimo sfiorarsi tra i due giocatori possa essere sufficiente per decretare un calcio di rigore.
C’è un particolare che probabilmente ai più è sfuggito. Intorno alla mezzora del primo tempo nell’area granata c’è stato un contatto praticamente simile, anche in quel caso minimo, tra un difensore dell’Arezzo e Silipo che aveva anche accennato ad una timida protesta, subito sedata dalla decisione con cui l’arbitro ha fatto segno al giocatore bianconero che non c’era nulla. Giustissimo, perché il calcio è un gioco di contatto e fischiare fallo (e nel caso rigore) per un simile sfiorarsi tra i giocatori trasformerebbe il calcio stesso in qualche altro sport. Però che lo stesso arbitro nella stessa partita utilizzi due differenti metri di giudizio per le due squadre è grave e inaccettabile. Ribadito che siamo sempre per la buona fede degli arbitri, almeno fino a prova contraria, anche in questo caso non crediamo affatto che il direttore di gara, Francesco Zago di Conegliano, volesse volutamente favorire l’Arezzo (o danneggiare l’Ascoli).
Ma se un arbitro cambia così radicalmente il proprio metro di giudizio nel corso della stessa partita, allora dovrebbe riflettere (e con lui anche i vertici arbitrali) se non sia il caso che si trovi qualcosa di diverso da fare nei fine settimana, piuttosto che rovinare in quel modo l’andamento di una partita di calcio. L’Ascoli è ancora in silenzio stampa e quindi nel post partita nessuno dei bianconeri ha commentato, ma è sin troppo facile immaginare la rabbia che avranno provato Di Carlo e i suoi ragazzi per una vittoria costruita e meritata e, invece, sfumata in questo modo. Però, una volta sbollita la rabbia, l’allenatore bianconero deve prendere il tanto di buono che è emerso da questa partita, con la convinzione che da qui, da questa prestazione si deve ripartire per provare ad iniziare a costruire un campionato diverso da quello quasi disastroso fin qui disputato.
Anche perché la prestazione di Arezzo è sicuramente in continuità, con ulteriori ed evidenti progressi, con quella comunque per larghi tratti positiva con il Campobasso. In comune le due partite hanno l’improvvisa e inattesa prestazione difensiva, con poco o nulla concesso agli avversari, tanto che i molisani, al di là del gol in mischia da calcio d’angolo, non avevano avuto neppure una parvenza di occasione da gol. L’Arezzo, invece, ha impensierito Livieri solo in una circostanza, sul finire del primo tempo, con l’assolo di Chiosa e la pronta deviazione in angolo del portiere bianconero. Un evidente e chiaro (speriamo anche duraturo) cambio di rotta determinato anche e soprattutto dalla crescita delle prestazioni di alcuni difensori, Gagliolo su tutti, ma anche Quaranta e Alanna. Come contro il Campobasso molto positivo anche l’atteggiamento complessivo della squadra, con la giusta determinazione e la predisposizione al sacrificio. In tal senso da sottolineare la prestazione di Tirelli che si è dannato l’anima lungo tutta la fascia, con alcuni importanti recuperi in fase difensiva.
Conferme anche da Silipo che con la sua vivacità ha acceso l’Ascoli nel primo tempo, poi è un po’ calato alla distanza. Soprattutto la prima mezzora abbondante di gioco è stata in assoluto la migliore dei bianconeri a cui è mancato solo il gol (purtroppo particolare non di scarsa rilevanza). Eppure le occasioni non sono certe mancate, la più clamoroso capitata proprio sui piedi di Silipo che, da dentro l’area, ha concluso praticamente a colpo sicuro, trovando però sulla sua strada un miracoloso Trombini che è riuscito a respingere. Un’altra grande opportunità è capitata sui piedi di Adjapong, dopo una bella azione in velocità, che, però, a pochi metri dalla porta (anche se in posizione decentrata), invece di concludere ha tentato un improbabile assist. Poco prima Varone di testa da buona posizione da calcio d’angolo, non aveva centrato di poco la porta. Senza dimenticare un paio di situazioni in cui, in superiorità numerica, i bianconeri hanno sbagliato l’ultimo passaggio.
In assoluto, però, l’indicazione maggiormente positiva che arriva per Di Carlo da Arezzo ha un nome e un cognome: Luca Tremolada. Finalmente in Toscana si è visto il giocatore che, quando è stato preso nel mercato di agosto, tutti pensavano potesse fare la differenza. Appena è entrato si è capito che era diverso da quello spento e abulico delle giornate passate, avulso dal gioco e per nulla coinvolto. Questa volta, invece, appena in campo ha subito preso per mano la squadra, proponendosi in continuazione e chiedendo sempre palla, cercando diverse verticalizzazioni. In altra parole, il vero Tremolada, non la copia sbiadita delle giornate passate, che dopo una decina di minuti che era in campo aveva giocato molti più palloni di quanti non ne avesse giocati in tutte le giornate passate. Poi la “perla” del perfetto lancio a smarcare Corazza, come al solito perfetto in un’esecuzione vincente per nulla scontata ma che l’attaccante bianconero ha fatto sembrare una semplice formalità. Se Tremolada è questo, non per una partita, sicuramente per l’Ascoli le cose non possono che essere destinate a migliorare, ancor più se riuscirà a mantenere questa ritrovata solidità difensiva.
Al di là di recriminazione e segnali incoraggianti, però, è chiaro che ora è arrivato il momento di trasformare quegli stessi segnali in qualcosa di concreto, in vittoria. Quindi domenica contro il Pontedera bisognerà a tutti i costi cercare di conquistare i tre punti. In passato, dopo quello che è accaduto in Toscana, a spingere i bianconeri ci sarebbe stato un Del Duca infuocato e “inferocito”. Altri tempi, purtorppo…