Promessa mantenuta dal governo Meloni: la pacchia è finita… per i più poveri e per le famiglie in difficoltà!


I dati dell’Istat certificano che le politiche del governo Meloni in questi 2 anni hanno sortito risultato innegabili: cresce il numero di persone e di famiglie che vivono in uno stato di povertà assoluta, boom anche della povertà relativa e record di povertà assoluta minorile

Non lo ammetteranno mai, perché non può certo essere un motivo di vanto. Ma è del tutto evidente che, per quanto riguarda il contrasto alla povertà, le politiche di Giorgia Meloni e del suo governo di destra si ispirano al programma politico di… Cetto La Qualunque. “Che cosa farete per i poveri e i bisognosi?” aveva domandato un giornalista alla presentazione della sua lista per il Comune, in pratica composta esclusivamente da parenti (ricorda per caso qualcuno?). “Una beata minchia” aveva risposto il personaggio interpretato da Antonio Albanese. Esattamente quello che ha fatto il governo Meloni in questi 2 anni, da quando è in carica, ottenendo indiscutibilmente dei risultati concreti. Nei giorni scorsi, infatti, l’Istat ha diffuso i dati che certificano il raggiungimento di un record, per nulla edificante, conquistato dal governo Meloni.

Secondo l’Istat vivono in uno stato di povertà assoluta 5,7 milioni di persone (poco meno del 10%, il 9,8% per l’esattezza) e 2,2 milioni di famiglie (10,6%), in entrambi i casi in aumento rispetto all’anno precedente (9,4% e 10,1%). Sempre l’Istat, però, ci dice anche che a quelli in povertà assoluta si aggiungono 8,5 milioni di persone e 2,8 milioni di famiglie che vivono in povertà relativa. Questo significa che quasi una persona su 4 (il 24,2%) e una famiglia su 5 (20%) in Italia vivono in uno stadio di povertà o ai limiti della povertà. Sono numeri mai toccati prima, un vero e proprio record che non giunge affatto imprevisto, se si pensa che il governo Meloni da quando è in carica di fatto ha sistematicamente smontato e cancellato tutte le misure a favore delle fasce più deboli.

I dati sono drammatici – commenta la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi – e confermano quanto le scelte del governo siano state e continuino ad essere crudeli e sbagliate. La povertà è a livelli record, di fronte ad una condizione così diffusa e complessa sono necessari ed urgenti interventi e politiche diverse da quelle esistenti: la carta acquisti è ben poca cosa e con l’abolizione del reddito di cittadinanza e l’introduzione dell’assegno di inclusione 1,1 milioni di persone è rimasto senza sostegno”. “L’adozione di quest’ultimo – aggiunge la segretaria della Cgil – ha portato, nei primi 6 mesi dell’anno, alla riduzione della presa in carico di 626 mila nuclei familiari (-47%) e di 1,1 milioni di persone (-40%) rispetto a quelli che nello stesso periodo beneficiavano di reddito e pensione di cittadinanza. Se l’obiettivo era quello di risparmiare sui poveri e sulle persone in difficoltà, il governo può dire di averlo raggiunto”.

In un paese in cui di fatto la memoria è un optional, vale la pena ricordare ai tanti smemorati che quanto accaduto era stato puntualmente e largamente previsto non appena il governo Meloni ha iniziato ad operare e ad adottare provvedimenti che era sin troppo evidente che avrebbero prodotto simili nefaste conseguenze. “Non è certo una novità e i più attenti lo sapevano e lo avevano capito da tempo. Ora, però, gli eventi degli ultimi giorni se necessario hanno chiarito definitivamente che la destra che governa il paese non sopporta e non ha alcun rispetto nei confronti dei più poveri ed è amica (quasi complice) degli evasori” scrivevamo alcuni mesi dopo che la Meloni e la destra erano saliti al governo nell’articolo “Guerra ai più poveri, sostegno e favori agli evasori: il vero volto del governo Meloni”, nei giorni in cui, mentre con gli sms si comunicava a mezzo milione di famiglie in difficoltà la sospensione definitiva del reddito di cittadinanza, il governo faceva salta la riduzione del Tax gap che avrebbe portato a recuperare 15 miliardi di evasione.

Semplicemente sconfortante, quanto purtroppo perfettamente in linea con quello che sta accadendo, l’analisi della segretaria confederale della Cgil. “La povertà colpisce maggiormente le famiglie numerose e con figli minori – afferma Daniela Barbaresi – le famiglie operaie, quelle del Mezzogiorno, quelle in affitto, i migranti, certificando le pesanti diseguaglianze che attanagliano il nostro Paese. I dati confermano che si è poveri pur lavorando quando le condizioni retributive e di lavoro sono inadeguate, ma governo e Parlamento hanno bocciato il salario minimo e si oppongono alla legge sulla rappresentanza. Vi è poi una maggiore incidenza della povertà tra chi vive in affitto, ma il governo ha azzerato i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole, né investe nell’edilizia pubblica. E si è più poveri nel Mezzogiorno, ma l’autonomia differenziata aggraverà inesorabilmente le diseguaglianze”.

Tra i tanti dati preoccupanti, uno in particolare è davvero allarmante, l’enorme aumento della povertà minorile, con 1,3 milioni di bambini e ragazzi in condizioni di povertà assoluta, pari al 13,8%, il valore più alto degli ultimi 10 anni, un vero e proprio record. “Stiamo facendo la storia” annunciava qualche tempo fa la presidente del Consiglio ed in effetti, di record in record, in qualche modo è vero che il suo governo sta facendo la storia, solo che non è esattamente qualcosa di particolarmente positivo. E, a proposito di record, legato e perfettamente coerente con i dati sul boom della povertà c’è quello che riguarda le rinunce alle cure. I 4,5 milioni di italiani che nel 2023 hanno rinunciato a curarsi, di cui 2,5 milioni per problemi economici, a sua volta rappresentano un record, purtroppo tutt’altro che invidiabile.

Come chiediamo da tempo – conclude la segretaria Barbaresi – è necessario e urgente ripristinare uno strumento di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito che abbia carattere universale e contestualmente garantire un forte investimento nell’infrastrutturazione sociale per rispondere ai molteplici bisogni delle persone in condizioni di difficoltà e disagio (economico, abitativo, educativo, sociale, assistenziale ecc.), per garantire loro una vera presa in carico con servizi pubblici e sostegni, con azioni volte a rimuovere le cause che generano povertà, emarginazione, diseguaglianze, indicatori di arretratezza e ingiustizia”.

Sperando ovviamente di sbagliare, la sensazione è che in realtà il governo Meloni proseguirà per la sua strada, continuando ad inanellare record poco edificanti e a suo modo a “fare la storia”. Così in un certo senso potrà dire effettivamente di aver tenuto fede ad uno dei suoi principali (quanto vomitevole) slogan: “la pacchia è finita”. Perché effettivamente per i più poveri e per le famiglie in difficoltà è innegabile che sia così. Per gli evasori, i più ricchi e i più potenti, invece, è appena iniziata…

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