Propaganda pagata dai cittadini e vittimismo, le armi della sovrana della “terra dei cachi”
Era noto a tutti che la pronuncia del 4 ottobre scorso della CGUE aveva messo una pietra tombale sul protocollo con l’Albania. Ma la Meloni è andata avanti lo stesso, per poi fare il solito vittimismo e la più becera propaganda dopo l’inevitabile sentenza del tribunale di Roma
Breve storia triste. Il 4 ottobre scorso una pronuncia della Corte di giustizia europea (CGUE), vincolante per i paesi membri, stabiliva che non possono essere considerati “sicuri” quei paesi in cui anche una sola parte del territorio non sia tale o dove ci siamo discriminazioni o persecuzioni nei confronti di qualche categoria di persone. “Il giudice nazionale chiamato a verificare la legittimità di una decisione amministrativa in materia di protezione internazionale deve rilevare d’ufficio, nell’ambito dell’esame completo, una violazione delle norme del diritto dell’Unione relative alla designazione dei Paesi di origine Sicuri” conclude la CGUE. Non bisogna essere dei fini giuristi per comprendere il significato di quella pronuncia e praticamente tutta la stampa e l’opinione pubblica (almeno quella che ha ancora anche un solo neurone funzionante…) aveva capito le sue conseguenze per il nostro paese. La cui lista di “paesi sicuri”, stilata dal governo circa un anno fa, si riduceva drasticamente da 23 a 7 paesi (Capoverde, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo, Bosnia e Albania).
In sostanza, quindi, tutti i migranti provenienti da altri paesi che non fossero uno di quei 7 non possono essere portati in quei centri così sinistramente simili a dei lager realizzati dall’Italia in Albania, in seguito all’accordo e al conseguente protocollo siglato dai governi Meloni e Rama. Nei giorni seguenti anche i fedeli servitori della presidente del Consiglio (i giornali di destra e la Rai sempre più TeleMeloni) pur rimanendo prudenti sottolineavano come quella pronuncia metteva fortemente a rischio il protocollo Italia-Albania, mentre il resto dell’informazione meno prudentemente riteneva che fosse stata messa una pietra tombale sul discutibile progetto Albania. Che, di fatto, doveva essere messo nel cassetto, visto che i dati parlano chiaro e mostrano come praticamente solo pochissimi migranti arrivano in Italia da uno di quei 7 paesi da considerare “sicuri”.
Invece a sorpresa lunedì 14 ottobre il ministro dell’interno Piantedosi, dopo aver confermato l’apertura di quei centri che, secondo gli annunci del governo, in realtà dovevano essere pronti dal maggio scorso, annunciava la partenza della prima nave in direzione Albania con un carico di migranti, per l’esattezza 16 (poi diventati 12), tutti provenienti dal Bangledesh e dall’Egitto. Al di là delle più che comprensibili polemiche per lo sconcertante costo dell’operazione, quasi 300 mila euro per 12 migranti, praticamente 25 mila euro a migrante, l’annuncio aveva sollevato fortissime perplessità proprio per il fatto che quei 12 migranti non provenissero da paesi che si possono considerare sicuri, quindi non potevano essere portati in Albania.
Così nei giorni successivi era stato sin troppo facile per tutti, naturalmente ad eccezione dei sudditi fedeli e ciechi della presidente del Consiglio, prevedere quello che poi è puntualmente e inevitabilmente accaduto venerdì 18 ottobre: la mancata convalida dei trattenimenti da parte di un giudice, sulla base della pronuncia CGUE, con il conseguente obbligo di riportarli immediatamente in Italia. Una storia molto più che farsesca, degna di quella “terra dei cachi” cantata molti anni fa a Sanremo da Elio e le storie tese. Accompagnata, fino alle ore scorse, da un interrogativo che, a tutti gli effetti, poteva essere considerato un vero e proprio mistero: ma per quale dannata e incomprensibile ragione, nonostante l’evidenza e la chiarezza della situazione, il governo è andato avanti come se nulla fosse, esponendosi ad una simile inevitabile “figuraccia”?
Anche i suoi più convinti e feroci oppositori sono perfettamente consapevoli che la presidente del Consiglio tutto è meno che una povera sprovveduta che non si rende conto di quello che sta facendo (magari qualcuno dei suoi ministri e viceministri un po’ meno…) e delle eventuali conseguenze. In altre parole, nessuno può credere che Giorgia Meloni non avesse compreso pienamente il significato di quella pronuncia (solo offensivo nei confronti della presidente del Consiglio anche solo pensare ipotizzarlo) e che non fosse pienamente consapevole che mai nessun tribunale e nessun giudice, dopo l’intervento della CGUE, avrebbe potuto convalidare quei trattenimenti. Ma, allora, perché non ha fermato tutto ed invece è andata avanti come se nulla fosse, come se quella pronuncia non ci fosse mai stata? Mistero che, subito dopo che è stato reso il pronunciamento della 18^ sezione civile del Tribunale di Roma, è stato svelato.
Nulla di nuovo o di particolarmente sorprendente, tutto questo vergognoso teatrino è stato messo su dalla Meloni per poter fare le uniche cose che sa fare alla perfezione, nelle quali è un’autentica fuoriclasse senza pari: fare la parte della vittima nel mirino di complotti “intergalattici” e mettere su la solita becera e spudorata campagna propagandistica. Con la consapevolezza di poter comunque contare sui suoi fedeli servitori, giornali e giornalisti di destra, che legittimamente sostengono l’attuale governo ma che per farlo hanno definitivamente rinunciato a svolgere il proprio compito primario (che sarebbe quello di informare) per servire umilmente la propria sovrana, al punto di stravolgere completamente la realtà come è avvenuto in queste ore.
La presidente del Consiglio mette su questa vergognosa e insulsa sceneggiata, detta la linea, che poi è sempre la stessa, sentenza politica, guerra dei giudici contro il governo in combutta con le opposizioni che hanno addirittura anticipato la sentenza (lo hanno fatto tutti gli organi di informazione e tutti gli osservatori non sottomessi e sudditi della presidente del Consiglio, anche noi nell’articolo “Vergogna in Albania: centri per migranti simili a lager” di qualche giorno fa) e i suoi fedeli sottomessi scatenano l’inferno. “Golpe giudiziario, sinistra e toghe unite” titola il giornale di Fratelli d’Itallia “Il Secolo d’Italia”, per “Libero” quella dei giudici è una dichiarazione di guerra al governo, secondo Nicola Porro “i giudici boicottano la Meloni”, mentre “Il Giornale” denuncia il nuovo intervento dei giudici contro il governo.
Quello che avevano scritto nei giorni precedenti tutto dimenticato, la pronuncia della CGUE come se non fosse, l’obbligo per i paesi membri di adeguarsi come se fosse per loro un concetto sconosciuto. Sono sudditi sottomessi che obbediscono ad ogni capriccio della loro sovrana, l’alternativa sarebbe che sono profondamente ignoranti e incompetenti. Nella foga qualcuno ha esagerato, rimediando una “figuraccia” epica, prendendo “lucciole per lanterne”. “Quindi l’Albania non sarebbe un paese sicuro? E chi lo ha deciso? I giudici, ovviamente, quelli politicizzati” scrive “Il Secolo d’Italia” che, incredibilmente, sembra non aver capito che “paese non sicuro” non è certo riferito all’Albania dove sono stati costruiti i simil lager ma, ovviamente ai paesi di provenienza dei migranti.
Eppure sarebbe tutto così chiaro e semplice. “I trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali, enunciati dalla recente pronuncia della CGUE il 4 ottobre scorso” scrive la presidente del Tribunale Luciana Sangiovanni. Che poi spiega come la mancata convalida è dovuta “all’impossibilità di riconoscere come paesi sicuri gli Stati di provenienza dei trattenuti”. Era tutto noto e tutto ampiamente previsto, solo che, dopo quella pronuncia, il governo avrebbe dovuto fermarsi e ammettere il fallimento di quel protocollo, per altro costato davvero troppo (quasi 1 miliardo di euro per realizzare e rendere agibili quei simil lager). Un pesante smacco che invece la Meloni ha provato abilmente a trasformare in un’occasione per fare ciò che le riesce meglio, la vittima e la propaganda, con un ulteriore aggravio di spesa (tra andata e ritorno circa mezzo milioni di euro).
In un paese normale ci si chiederebbe se chi si comporta in questo modo, gettando al vento in questa maniera i soldi dei cittadini, può continuare a governare. Nella “terra dei cachi”, dove in tanti ormai si sentono sempre a proprio agio nel ruolo di sudditi sottomessi, naturalmente si grida al complotto…