Relazione della Corte dei Conti: Acquaroli soddisfatto, i marchigiani meno…


La relazione sulla parificazione del bilancio regionale 2023 evidenzia tantissime situazioni critiche, soprattutto nella sanità ma anche per la ricostruzione, le società partecipate, il turismo. Eppure il governatore marchigiano sui social si dichiara soddisfatto…

Come direbbe Lubrano, “la domanda sorge spontanea”: ma il governatore marchigiano Acquaroli ha letto la relazione della Corte dei Conti sulla parificazione del bilancio regionale 2023? Perché può considerare positivo il giudizio che emerge da quella relazione, e quindi dichiararsi soddisfatto come ha fatto il presidente della Regione Marche, solo chi non l’ha letta o chi, pur leggendola, non l’ha capita per niente. E francamente è impossibile capire quale delle due ipotesi sia più sconcertante, se Acquaroli esprime soddisfazione perché non ha letto la relazione o perché non l’ha capita.

Anche perché non bisogna essere dei grandi esperti, è sufficiente leggere con un minimo di attenzione quelle 80 pagine per comprendere come complessivamente il giudizio che emerge da quella verifica di carattere contabile è tutt’altro che positivo, con la Corte dei Conti delle Marche che su alcuni argomenti è sin troppo chiara nel giudicare molto negativamente l’operato della Regione. “Siamo soddisfatti – ha scritto Acquaroli sui social – perché viene attestato un rendiconto positivo dei conti pubblici, raggiunto riducendo l’indebitamento, senza aumentare le tasse e promuovendo nuovi investimenti per sostenere lo sviluppo economico. La parifica del rendiconto regionale è un momento cruciale di verifica e di confronto sull’attività svolta e un’occasione preziosa per migliorare l’operato dell’ente, dove necessario. L’obiettivo della Regione è quello di proseguire su questa strada, continuando a garantire conti in ordine e servizi essenziali per i cittadini, le famiglie e le imprese”.

In realtà basta sfogliare quella relazione per rendersi conto che, se davvero Acquaroli e la sua giunta proseguissero “su questa strada”, per i cittadini, le famiglie e le imprese marchigiane sarebbe una catastrofe. Non a caso è esattamente opposto il giudizio del Pd delle Marche che “esprime forte preoccupazione”, sottolineando come “le osservazioni sollevate dalla Corte dei Conti durante la parificazione del bilancio 2023 confermano quanto da tempo affermiamo e questo non ci tranquillizza”. In particolare, ma purtroppo non sorprende affatto, i problemi maggiori arrivano dalla sanità ma anche il turismo, la ricostruzione, in parte il Pnrr e, più in generale, dalla gestione delle cosiddette “partecipate”.

La Corte dei Conti ha confermato quanto da tempo denunciamo – sottolinea la consigliera regionale Anna Casini – soprattutto per quanto concerne la gestione degli enti strumentali e delle agenzie regionali proliferate in questi anni con un incremento delle spese al limite dell’insostenibilità per quelli che sono in gran parte degli inutili carrozzoni politici, poltronifici ad uso e consumo della giunta Acquaroli e dei suoi amici. Quello che ne esce è un quadro inquietante, impietosamente fotografato dalle relazioni che si sono susseguite, le quali hanno evidenziato come allo stanziamento di ingenti risorse e contributi da parte della Regione Marche non si riesca ad individuare una chiara connessione tra le attività finanziate e i documenti programmatici”.

Analizzando un po’ più nel dettaglio quelle 80 pagine, emerge come già i primi appunti vengono mossi per quanto riguarda le entrate, con il consistente scostamento tra quanto previsto (5,6 miliardi di euro) e quanto concretamente ottenuto (4,9 miliardi). Uno scostamento complessivo di 711 milioni di euro (pari al 12,5%) che finisce per incidere nella programmazione degli investimenti, tanto che la Corte chiede nuovamente alla Regione “accuratezza nella determinazione delle previsioni di tali entrate, anche al fine di evitare il rischio che, per effetto dello slittamento dei cronoprogrammi, le opere pubbliche vengano realizzate in ritardo o magari risultino già obsolete nel momento stesso in cui vengono portate a compimento”. Come anticipato, però, è dalla sanità che arrivano le maggiori note dolenti.

A partire dalla fuga di pazienti dalle strutture sanitarie marchigiane (mobilità passiva) che ha determinato nel 2023 una spesa record di 155 milioni di euro, solo parzialmente compensata dalla mobilità attiva che ha prodotto entrate per poco più di 115 milioni di euro. Complessivamente, quindi, un saldo negativo pesantissimo di quasi 40 milioni di euro (39.842.899 per l’esattezza). Soprattutto, però, la relazione certifica le gravi difficoltà che permangono nella gestione delle liste di attesa e delle prestazioni ambulatoriali. In particolare le criticità maggiori e più preoccupanti riguardano i ricoveri e gli screening oncologici. Nel primo caso la Corte sottolinea come “a fronte di un livello complessivo di recupero pari al 63,29%, non può non evidenziarsi che, nel complesso, il piano operativo prevedeva il recupero del solo 26,29% dei ricoveri che era stato necessario posporre a causa della pandemia”. Tradotto in numeri concreti, siamo sotto al 20% di recupero di tutti i ricoveri posticipati nel periodo della pandemia, un disastro.

Per certi versi ancora più sconfortante la situazione degli screening oncologici dove “a fronte di una quota di recupero prevista al 96,35%, il risultato ottenuto si è attestato al solo 34,27% delle 35.536 prestazioni in lista di attesa”. E non serve aggiungere altro né sprecare tempo a trovare una definizione per una Regione che riesce a completare appena un terzo delle prestazioni che aveva previsto di effettuare nel corso del 2023. Dati in assoluto migliori per quanto riguarda il recupero delle prestazioni ambulatoriali, con il 77,30% di prestazioni recuperate. Ma se al confronto con i numeri di ricoveri e screening oncologici il dato è sicuramente incoraggiante, facendo il paragone con quanto avviene nelle altre regioni italiane, dove in media sono state recuperate oltre il 90% delle prestazioni non   verso una sempre maggiore privatizzazione della sanità…

A rendere il quadro complessivo della sanità marchigiana ben più che preoccupante si aggiungono, poi, altri fattori. Come sottolinea la relazione si registra “negli ultimi anni un forte rallentamento nel funzionamento del programma di ammodernamento e potenziamento del sistema sanitario”. Poi c’è il problema del ricorso sempre più massiccio a forme di esternalizzazione di determinati servizi, con appalti esterni a cooperative che forniscono medici e infermieri a costi decisamente più alti rispetto alle normali retribuzioni pubbliche, malgrado la proroga delle misure adottate durante l’emergenza e la possibilità di stabilizzare gli operatori sanitari. “I costi derivanti dall’utilizzo dei servizi esternalizzati – si legge nella relazione – superano nell’esercizio 2023 i 20 milioni di euro (erano circa 4 milioni di euro nel 2022)”. Se ne deduce, quindi, che il piano sociosanitario approvato da Acquaroli e la sua giunta a fine 2022 almeno da questo punto di vista ha decisamente peggiorato le cose. Non meno significativo il fatto che solo l’Ast di Ascoli ha rendicontato per questo spese per oltre 6 milioni di euro.

Giudizio non propriamente positivo anche per quanto riguarda la ricostruzione post terremoto. “Si rappresenta – si legge nella relazione – che gli interventi per le infrastrutture, finanziati con sms solidali e versamenti sul conto corrente postale, gli interventi per l’edilizia residenziale pubblica, gli interventi di ricostruzione opere pubbliche, di ricostruzione degli edifici di culto e delle aree attrezzate per finalità turistica risultano ancora in fase di esecuzione o in fase di verifica della vulnerabilità sismica”. “Anche in materia di edilizia scolastica – aggiunge la Corte – gli interventi risultano per il 51% ancora in fase di progettazione”.

Un dato quest’ultimo sul quale pesa tantissimo quanto sta avvenendo proprio nel capoluogo piceno, dove sono ancora in fase di progettazione il 70% degli interventi finanziati. Come sottolineato dalla consigliera regionale Anna Casini, poi, la Corte solleva grossi dubbi sulla gestione degli “organismi partecipati” in generale ma con un particolare riferimento all’Atim (l’agenzia per il turismo) che “presenta problemi legati al mancato rispetto di principi basilari di contabilità e programmazione”. “Sono stati spesi più di 8 milioni di euro – aggiunge la segretaria dem Chantal Bomprezzi – senza evidenza di risultati concreti per il turismo e l’internazionalizzazione delle Marche”.

Senza andare oltre, come evidenziato grosse perplessità sono state sollevate sulla gestione economica, sulla sanità, sulla ricostruzione, sul turismo e sulla gestione degli organismi partecipati. Però il governatore Acquaroli è soddisfatto…

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