Dai nuotatori cinesi a Sinner, le vergognose scelte politiche della Wada


Per i 23 nuotatori trovati positivi la Wada ha accettato senza approfondire l’improbabile giustificazione della “contaminazione alimentare”, smentita da documenti della stessa Agenzia mondiale antidoping. Che contraddice i suoi esperti anche nel caso Sinner…

Potrebbe essere sufficiente il commento dell’ex numero uno al mondo del tennis femminile Martina Navratilova per definire il comportamento dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) nella vicenda che coinvolge il numero uno del tennis mondiale, il nostro Jannik Sinner: “la decisione della Wada è assolutamente folle. I nuotatori cinesi la passano liscia e ora succede questo. Che brutto sistema che abbiamo”. Il caso a cui fa riferimento la Navratilova riguardava ben 23 nuotatori cinesi trovati positivi la trimetazidina, inserita nella categoria S4 della lista dei farmaci vietati dalla Wada. Che, a proposito della trimetazidina, sottolinea come “aumentando il flusso coronarico, migliora la resistenza alla fatica. Essendo una molecola non specifica, non è possibile assumerla in una contaminazione alimentare o ipotizzare un’assunzione accidentale in quanto il principio attivo è contenuto solo nel farmaco (Vasterel)”.

Non era certo la prima volta che i nuotatori cinesi inciampavano sulla trimetazidina, tra gli altri era capitato anche ad uno dei nuotatori cinesi di maggiore spicco, Sun Yang, alla fine condannato ad appena 3 mesi di squalifica. Ma nel caso dei 23 nuotatori trovati positivi scese in campo l’agenzia antidoping locale (Chinada) con una versione che definire ridicola sarebbe a dir poco riduttivo. In una surreale conferenza stampa, ovviamente in Cina e aperta solo a giornalisti cinesi, l’Agenzia locale aveva dichiarato che quei 23 nuotatori erano stati vittime di una “contaminazione alimentare” provocata da lavandini, cappe e utensili della cucina del Huayang Holiday Hotel di Shijazhuang in cui avevano alloggiato tra fine dicembre 2020 e inizio gennaio 2021. Un’eventuale squalifica di quei nuotatori avrebbe rappresentato una “mazzata” per lo sport cinese in generale ma in quel caso ancora più perché avrebbe impedito ad alcuni dei nuotatori di punta della Cina di partecipare alle Olimpiadi di Tokyp, come noto disputate nel 2021 per il covid. Tra loro, infatti, c’erano ancora Wang Shun che poi avrebbe vinto l’oro olimpico nei 200 metri misti, Zhang Yufei vincitore di 4 medaglie di cui 2 d’oro e Qin Haiyang oro e mondiale nei 200 dorso.

Con grandissima sorpresa, però, la Wada senza accettò quella surreale spiegazione senza neppure richiedere ulteriori indagini e, soprattutto, senza avviare alcun procedimento, scatenando la furibonda delle locali agenzie antidoping e dell’organizzazione indipendente di antidoping, l’International Testing Agency. Che, per altro, sottolineavano come quella della Wada fosse una scelta politica, in totale contrasto con i suoi principi, condizionata dal fatto che il vicepresidente (ma per molti vero padrone dell’Agenzia stessa) fosse il cinese Yang Yang. Un precedente che rende ancora più vergognosa, scandalosa e inaccettabile la decisione del tutto infondata e autolesionista della Wada sul caso Sinner, l’ennesima scelta politica di un “carrozzone” che così com’è non ha più ragione di essere tenuto in vita (è finanziato in parte dal Cio in parte dai paesi membri).

Anche perché è del tutto evidente, e nel caso del nostro tennista lo è ancora di più, che il doping o la lotta al doping non c’entra assolutamente nulla. Infatti non ci possono essere dubbi che i “parrucconi” della Wada siano perfettamente consapevoli che la quantità infinitesimale di metaboliti di clobestol (tecnicamente 86 pg/ml e 76 pg/ml), praticamente inesistente, oltre ad escludere categoricamente qualsiasi tentativo di doping, di fatto consente di avere la certezza che non si è trattato di un’acquisizione volontaria né, tanto meno, diretta. Per altro le 33 pagine della sentenza assolutoria dell’Itia ricostruiscono con dovizia di particolari, testimonianze e fatti inoppugnabili quanto accaduto, senza lasciare dubbi in proposito. In altre parole non ci sono le condizioni, non ci sono fatti che possano in qualche modo giustificare il ricorso della Wada. Che, non a caso, dimostra quanto sia esclusivamente un problema politico nell’allucinante comunicato stampa con cui è stato annunciato il ricorso stesso.

Si parla vagamente del fatto che la costatazione di “assenza di colpa o negligenza” non sia corretta ma poi non si agisce di conseguenza. Perché se si ritiene davvero che ci sia una qualche responsabilità di Sinner (ma su cosa, visto che è chiaro a tutti che non si sta parlando di doping…) allora la richiesta dovrebbe essere di annullamento di tutti i risultati ottenuti in quello specifico periodo e una squalifica da 2 a 4 anni. Invece si chiede “un periodo di ineleggibilità compreso tra uno o due anni” che non ha alcun fondamento e, soprattutto, si sottolinea come “la Wada non chiede la squalifica di alcun risultato”. Ma a rendere un’autentica farsa quella che già così sarebbe un’inaccettabile vergogna è che di fatto la Wada smentisce se stressa perché la sentenza dell’Itia si basa soprattutto sui pareri espressi da insigni esperti, tutti uomini della Wada stessa.

Si tratta nello specifico di Jean Francois Naud direttore del laboratorio Wada di Montreal, di Xavier de La Torre, vicedirettore scientifico del Fmsi di Roma accreditato Wada, e di Davis Cowan, storica figura della Wada e per anni capo del principale laboratorio Wada in Europa, quello di Londra. Nessuno dei tre ha avuto il minimo dubbio, gli esperti, i medici della Wada sono sicuri, i “politici” dell’Agenzia invece basano le loro decisioni su altri criteri che nulla hanno a che vedere con quello che invece dovrebbe essere la funzione della Wada stessa. Che a questo punto, in un simile scenario, davvero non ha più ragione di esistere, andrebbe chiusa immediatamente, con i paesi che ancora finanziano un simile “baraccone” che farebbero meglio a tagliare ogni erogazione.

Tornando alla vicenda di Sinner, se ci si dovesse basare solo sulla logica, sui fatti e sui precedenti si potrebbe stare tranquilli, non ci dovrebbero essere dubbi su quella che sarà la decisione del Tas. Per smontare la sentenza dell’Itia la Wada dovrebbe dimostrare ciò che in alcun modo potrà mai dimostrare, cioè che Sinner fosse consapevole o che comunque da parte del tennista italiano ci sia stata negligenza. Le testimonianze e gli atti prodotti dal team di legali del numero uno del tennis mondiale, però, sono inequivocabili e non lasciano spazio ad interpretazioni. Per altro ci sono anche dei casi precedenti simili a quelli di Sinner, del giocatore dell’Atalanta Palomino e del nuotatore brasiliano Gabriel da Silva Santos, entrambi pienamente assolti dal Tas.

Ma, purtroppo, come anticipato quello di Sinner è diventato un caso politico e quindi non si possono comunque escludere a priori spiacevoli sorprese o una sentenza a suo modo “politica” che non procuri troppi danni al tennista ma, al tempo stesso che non umili (come invece meriterebbe) la Wada. Quello che in ogni caso è certo è che bisognerà attendere ancora diversi mesi prima di avere la decisione definitiva, con la sentenza che secondo i bene informati potrebbe non arrivare prima di febbraio 2025 se non addirittura oltre. Un lungo periodo nel quale Sinner dovrà comunque giocare con il peso di questo pesante fardello. E già solo questo è una vergogna inaccettabile…

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