C’era una volta il “martire” della giustizia…


Per settimane esponenti del governo e tutta la stampa di destra hanno trasformato Toti in una sorta di martire, attaccando violentemente i magistrati. Ora, però, l’ex governatore della Liguria ha deciso di patteggiare, di fatto ammettendo la colpevolezza

Ammesso che l’abbiamo saputo, possiamo immaginare lo stupore, lo sconcerto e l’incredulità dei sudditi più fedeli e devoti al governo Meloni, quelli per cui il “verbo” della presidente del Consiglio e della sua “sgangherata” brigata (giornali e giornalisti di destra compresi) è sempre verità indiscutibile, di fronte alla notizia che l’ex presidente della Liguria Giovanni Toti ha chiesto il patteggiamento, accettando la condanna a 2 anni e 1 mese di reclusione (tramutata in 1500 ore di lavori socialmente utili) per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione e finanziamento illecito, oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici e la confisca di 84 mila euro.

Dopo mesi di “martellamento” e di accuse contro i soliti magistrati di sinistra e contro la giustizia ad orologeria (in Italia c’è sempre alle viste una qualche elezione, seguendo questo criterio i magistrati non potrebbero mai occuparsi dei politici…), dopo aver elevato l’ex governatore della Liguria a “martire” della solita malagiustizia ed eroe che non si piega e combatte fino allo stremo per dimostrare al mondo intero (e ai suoi fedeli seguaci che mai hanno dubitato) la sua innocenza, sicuramente è uno shock scoprire non solo che è colpevole ma, addirittura, che è lo stesso Toti di fatto ad ammetterlo, ottenendo così un importante sconto della pena. In un paese civile, con una classe politica degna di tal nome, subito dopo la notizia del patteggiamento il minimo sindacale da attendersi sarebbero le scuse pubbliche di chi in questi mesi ha “vomitato” fango (in realtà in un paese civile non ci sarebbe neppure stata una così indecorosa reazione). “Contro Toti guarda caso misure in campagna elettorale” sentenziava la presidente del Consiglio Giorgia Meloni subito dopo l’arresto dell’allora governatore ligure.

Giovanni è un prigioniero politico, la magistratura in Italia è l’ultima casta rimasta” accusava il vicepresidente del Consiglio Salvini. “Sono sicuro che chiarirà tutto e ne uscirà pulito, il problema è la magistratura, la maggior parte sono persone per bene ma alcuni sono rimasti comunisti” aggiungeva il ministro della protezione civile Musumeci. Sicurissimo il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana, “le contestazioni mi sembrano più un teorema che una realtà”, che poi attaccava duramente: “un presidente è stato costretto a dimettersi, accusato in un processo che all’apparenza apparenza molto, molto sottile e leggero. Un presidente che ha subito accuse infamanti dopo che per 9 anni aveva cambiato la vita della Liguria”. Non per essere pignoli, in realtà non era stato celebrato alcun processo, anche se pensare che possa capire l’enorme differenza che esiste tra processo e indagini  chi non riusciva neppure a capire come andava indossata la mascherina probabilmente è una pretesa eccessiva.

Tra quelli che non avevano il minimo dubbio sull’innocenza di Toti e su come poi sarebbe finita c’era il ministro Lollobrigida (e questo avrebbe dovuto quanto meno far sorgere qualche dubbio…). “Non ho mai avuto occasione di pensare che il governatore della Liguria agisse in modo sconsiderato, scorretto o in modo lesivo delle normative – affermava il ministro ex cognato – non ho dubbi che riuscirà presto a provarlo”. Un caso parte, poi, quelli che, pur sostenendo di aver letto le carte, ammettevano candidamente di non aver capito nulla, quindi non avevano dubbi sull’innocenza di Toti e sulle critiche da muovere ai magistrati.

Passi (che non abbia capito, non per le critiche) per il ministro alla difesa Crosetto (“ho letto le contestazioni a Toti e non ho ben capito”), un po’ meno per il ministro alla giustizia. “Ho letto l’ordinanza e non ho capito nulla” dichiarava allora Nordio in quello che potrebbe essere preso come manifesto del livello di competenza dei ministri del governo Meloni. Per certi versi addirittura più sconcertante il comportamento dell’informazione di destra che sin dall’inizio non ha mai avuto dubbi sull’innocenza di Toti e per mesi ha ripetutamente attaccato i magistrati. L’ex governatore ligure ha avuto ampio spazio sui contenitori politici di Mediaset, impossibile dimenticare la lunga intervista concessa a “Quarta Repubblica” (Rete 4), ad uno scatenato Nicola Porro che lanciava “strali” come il più accanito ultras contro i magistrati e la sinistra che aveva chiesto le dimissioni di Toti.

Lo stesso Porro sul suo sito ha condotto per settimane una durissima battaglia a favore dell’ex governatore ligure, per non parlare del giornale di Fratelli d’Italia (“Il Secolo d’Italia”) che in uno dei tanti articoli sulla vicenda sottolineava come “i magistrati se ne fregano dell’interesse pubblico degli elettori a vedere realizzato il programma per il quale il presidente Toti ricevette a suo tempo il mandato, per la seconda volta”, ribadendo il folle concetto più volte espresso dalla destra (quando qualcuno dei suoi finisce nei guai per vicende giudiziarie) secondo cui il voto popolare dovrebbe garantire una sorta di intoccabile immunità.

Letteralmente scatenato “Il Giornale” che per settimane è praticamente diventato una sorta di portavoce di Toti che in lunghissime interviste non solo spiegava perché non aveva commesso alcun reato ma ha più volte evidenziato la debolezza della politica di fronte alla magistratura, evocando l’adozione di leggi che ne limitassero in qualche modo il potere di intervenire anche nei confronti dei politici e, soprattutto, di chi riveste incarichi pubblici. Che normalmente, nei paesi civili, dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto e, proprio per l’incarico che riveste, dovrebbe avere un comportamento irreprensibile ma che, invece, nel nostro disastrato paese, in particolare secondo le convinzioni di una certa parte politica, dovrebbe invece essere al di sopra della legge e avere l’opportunità di avere comportamenti non consentiti ai cittadini comuni.

Ormai calatosi nelle vesti di portavoce dell’ex governatore della Liguria, qualche settimana fa (ad inizio agosto), mentre si iniziavano a diffondere voci di un possibile patteggiamento (soprattutto dopo che si era saputo che l’altro indagato eccellente, Signorini, sembrava aver deciso di patteggiare), con un titolo a tutta pagina il giornale di Sallusti assicurava che non ci sarebbe stato alcun patteggiamento. “Per Toti processo il 5 novembre. Nessuna scorciatoia, battaglia in aula” il titolo dell’articolo nel quale si certificava, senza tema di smentita, che l’ex governatore non voleva neppure sentir parlare di riti alternativi per dimostrare in aula la sua completa innocenza.

D’altra parte dal giornale diretto da Sallusti, che solo qualche settimana fa si era inventato “di sana pianta” un’inesistente indagine della magistratura su Arianna Meloni, non c’era da aspettarsi altro. In ogni caso, dopo aver condotto una simile vergognosa campagna, i giornali di destra sono rimasti decisamente spiazzati dalla decisione di Toti (che, ricordiamo, di fatto è comunque un’ammissione di colpevolezza, accentuata dal fatto che anche tutti gli altri protagonisti della vicenda hanno patteggiato o sono comunque sul punto di farlo) e hanno reagito in maniera semplicemente imbarazzante. C’è chi, come “Il Secolo d’Italia” e “La Verità”, ha praticamente provato ad ignorare la notizia, con il giornale del partito della presidente del Consiglio che nell’homepage del giornale online su una trentina di notizie pubblicate non ha trovato neppure un piccolo spazio per informare i suoi lettori di quella che comunque la si pensi è comunque una notizia importantissima.

Non solo, come se niente fosse, nell’articolo sulle prossime elezioni regionali in Liguria ha avuto il coraggio di promuovere la candidatura di Bucci (destra) “come conferma del buongoverno di Toti”. “Si stupendo, mi viene il vomito” cantava qualche tempo fa Vasco Rossi e sinceramente non riusciamo a trovare altro commento a questa vergogna. Gli altri giornali di destra hanno invece trovato un differente stratagemma, invece di dare la notizia del patteggiamento nei titoli di prima pagina fanno volutamente confusione parlando di accordo tra magistratura e Toti, riportando affermazioni dell’ex governatore quasi trionfanti, che ad una lettura distratta sembrano quasi far intendere che sia stato scagionato.

Sorvoliamo per decenza sul comportamento di Bruno Vespa che solo qualche giorno fa aveva dichiarato di non voler intervistare la Boccia (che non è neppure indagata, almeno al momento) “per non essere un suo strumento” ma che, ovviamente, non si è fatto il minimo scrupolo, invece, ad esserlo di chi si appresta ad essere condannato per corruzione. Per una volta la migliore sintesi è quella fatta dal leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte: “il martire della giustizia patteggia la pena per evitare una condanna più pesante. Eppure ricordiamo bene la reazione agguerrita e i numerosi attacchi alla magistratura di esponenti di governo e dei giornali di centrodestra”. Altro che la terra dei cachi…

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