Giù le mani da Jannik Sinner


L’inevitabile assoluzione per la contaminazione con il clobestol scatena qualche tennista frustrato, i soliti  no vax adoratori del Dio Djokovic e la lunga schiera di quelli che nel nostro paese secondo la definizione di Montanelli sono affetti dalla “sindrome del Papavero Alto”

Quella che Indro Montanelli definiva “sindrome del Papavero Alto” è qualcosa di più di una forma di invidia, è una vera e propria sofferenza che sfocia in odio nei confronti di chi riesce ad emergere e ottenere successi. E’ un sentimento molto diffuso in Italia, soprattutto nei confronti dei campioni dello sport, quelli che raggiungono i vertici mondiali. Solo per citare gli esempi più clamorosi, è accaduto con Alberto Tomba quando era indiscutibilmente il più forte al mondo con gli sci. E’ successo, con conseguenze nefaste, con Marco Pantani all’apice della sua carriera, quando era il numero uno del ciclismo mondiale.

Non poteva che accadere anche con Jannik Sinner, per certi versi il predestinato, soprattutto ora che è legittimamente diventato numero uno al mondo. Poi, come spesso accade, il caso ha fornito su un piatto d’argento l’occasione ai soliti “odiatori seriali” e a quanti sono affetti dalla “sindrome del Papavero Alto” per dare sfogo al loro risentimento nei confronti del numero uno del tennis mondiale, prima per la mancata partecipazione alle Olimpiadi a causa di una fortissima tonsillite, ora ancor più per la vicenda del presunto doping (che, come hanno certificato tutti gli esperti in materia, doping non è ). In realtà che Sinner fosse uno dei bersagli preferiti di odiatori e frustrati dei social lo si era capito già da tempo, nel momento dei suoi primi passi verso i vertici del tennis mondiale, “massacrato” oltre ogni ragionevole critica ad ogni inevitabile stop, ad ogni comprensibile sconfitta che incontrava nel suo cammino.

Poi, da settembre 2023, l’irresistibile cavalcata e la definitiva consacrazione, culminata con il primo slam vinto (Australian Open) e, poco dopo, la conquista del numero uno. E allora ecco che le attenzioni dei fustigatori on line (con il supporto di qualche organo di informazione…) si sono spostate su altro, sulla vita privata del tennista altoatesino, dalla sua residenza a Montecarlo all’accusa di scarsa riconoscenza nei confronti del suo primo coach (Riccardo Piatti), fino ai pettegolezzi sui suoi presunti flirt. Naturalmente con in aggiunta il nutrito club di quanti hanno continuato ad aspettarlo al varco per poterlo continuare a “massacrare” ad ogni caduta (come se il numero del tennis mondiale, nonostante l’agguerrita concorrenza che ha di fronte, non dovesse mai perdere…), con tanto di sentenze definitive e senza appello secondo cui “il vero numero uno è Alcaraz” (come se fosse una grave onta essere eventualmente il numero 2 del tennis mondiale).

Ora, però, si è passato davvero il segno, la “sindrome del Papavero Alto” rischia di sfociare in desiderio di vendetta (poi chissà per cosa), nel desiderio di vedere non solo sconfitto, ma distrutto e annientato chi ha osato conquistare simili risultati, simili successi, la consacrazione mondiale solo grazie al duro lavoro, ai sacrifici fatti, naturalmente oltre al talento fisico naturale. C’è da rabbrividire ma anche da indignarsi profondamente nel leggere alcuni deliranti post e i conseguenti commenti pieni di livore e di “sete di sangue”  (ovviamente in senso figurato), tutti rigorosamente provenienti dal nostro paese e che si fondano e si alimentano con la forzata mistificazione, con la solita disinformazione, a cui contribuisce gran parte dell’informazione italiana non raccontando nel dettaglio e con esattezza quanto accaduto, non trovando il coraggio di prendere onestamente posizione ma anche insinuando dubbi e congetture che non hanno alcuna ragione di esistere.

Era inevitabile, come questa vicenda è venuta alla luce, che ci fosse chi provasse proditoriamente a cavalcarla, non c’erano dubbi che tennisti frustrati (come Kygrios e Shapovalov), con potenzialità da numero uno ma con la “mentalità” del peggior giocatore di circolo, potessero sfogare la propria invidia e frustrazione attaccando a prescindere il nostro campione. Allo stesso modo c’era da attendersi la solita levata di scudi dei patetici no vax veneratori del Dio Djokovic che, naturalmente, fingono di dimenticare che proprio il loro beniamino per lungo tempo è stato al centro di furiose polemiche (molti anni prima che diventasse il santo protettore dei no vax) per pratiche così dubbie che, poi, poco tempo dopo sono divenute illegali. E per certi versi, purtroppo, c’era da aspettarsi anche che gli attacchi arrivassero dal nostro paese.

Sinner rispetto allo scorso è cresciuto fisicamente – si legge in un sito italiano – potrebbero anche voler voluto aiutare la sua crescita fisica con l’ausilio di anabolizzanti. La verità non la sapremo mai. Ormai la scienza è così avanti che anche se si dopassero tutti non lo sapremmo mai. Il tennis come organizzazione non può accettare di creare uno scandalo sul numero 1 al mondo, osannato da tutti per il suo visino pulito e le sue straordinarie doti”. Un’ignobile “carognata”, oltre che una colossale cretinata frutto della più profonda disinformazione e ignoranza (perché anche un bambino comprenderebbe che servirebbe molto più per provocare una qualche crescita fisica “dopata”), un’indecente accozzaglia di gratuite illazioni fatte da chi evidentemente non ha letto le 33 pagine della sentenza che ha scagionato Sinner. Che è risultato positivo al clostebol al controllo del 10 marzo 2024 effettuato nel corso del torneo di Indian Wells, con il successivo secondo test che ha confermato la positività.

Una quantità infinitesimale di metaboliti di clobestol (tecnicamente 86pg/ml e 76/pg/ml), praticamente quasi inesistente che, di fatto, consente subito di avere la certezza che non si è trattato di un’acquisizione volontaria né tanto meno diretta. Nonostante tutto, però, inevitabilmente è partita la procedura per mettere sotto inchiesta Sinner che il 4-5 aprile e il 17-20 aprile è stato anche sospeso, con il tribunale indipendente a cui è demandata la supervisione dei casi di doping che, però, ha subito accolto il ricorso del tennista italiano che, così, ha continuato a giocare. A ferragosto, poi è arrivata la sentenza che ha pienamente scagionato Sinner, anche se gli sono stati revocati i 400 punti e il montepremi conquistati ad Indian Wells.

Le motivazioni dell’assoluzione sono chiare e non lasciano spazio a dubbi, ci sono prove inconfutabili che l’assunzione non è stata diretta, a provocare la contaminazione è stato inconsapevolmente uno dei fisioterapisti/massaggiatori del tennista italiano, Giacomo Naldi, che in quei giorni ad Indian Wells utilizzava un farmaco che conteneva il clobestol, Trofodermin (acquistabile in Italia senza prescrizione medica), per trattare la ferita ad una mano (ci sono le foto che confermano la presenza della ferita alla mano). Naldi in quei giorni effettuava lunghi massaggi, ovviamente a mani nude, a Sinner e in tal modo è avvenuta la contaminazione. Talmente minima, però, che non c’è possibilità che possa essere avvenuto in altro modo. Lo hanno confermato senza alcun dubbio gli esperti della commissione medica interpellati dal tribunale (il professor Jean Francois Naud, il dottor Xavier de la Torre e il professor David Cowan). Di fronte ad un simile scenario non poteva esserci altra sentenza che di assoluzione e, anzi, molto ci sarebbe da dire sui punti e il montepremi tolti. Così come molto ci sarebbe da dire su una certa parte di informazione che, pur mostrando una solidarietà di facciata nei confronti di Sinner, continua in maniera subdola ad insinuare dubbi.

Magari omettendo di riportare che un episodio praticamente identico era capitato ad un tennista italiano meno famoso, Bortolotti, pienamente assolto come Sinner, ma sottolineando, invece, come altri casi analoghi (Moraschini, Caironi, Palomino e Lucioni) si sono conclusi con la condanna. In realtà, però, l’unico caso analogo è quello del cestista Moraschini, anche lui vittima di contaminazione e non di assunzione diretta (a causa della fidanzata) e incappato nel solito mal funzionamento della giustizia italiana, anche quella sportiva. Gli altri tre casi che continuano ad essere citati, invece, non hanno alcuna attinenza con la vicenda Sinner perché si tratta di assunzione diretta seppur inconsapevole e non di contaminazione. Così come è inaccettabile che l’informazione italiana continui a parlare del possibile ricorso da parte della Wada, che tecnicamente è ancora possibile, senza evidenziare che 2 dei 3 esperti i cui pareri sono alla base della sentenza di assoluzione sono proprio membri dell’agenzia mondiale del doping. Che, quindi, dimostrerebbe, nel caso davvero presentasse ricorso, la sua più totale inattendibilità e inaffidabilità.

Al di là di tutto e di quanto accadrà nelle prossime settimane, resta la certezza che Sinner con il doping non c’entra assolutamente nulla. Insieme a quella che non sarà certo questo dato di fatto incontrovertibile a fermare i tanti odiatori seriali affetti da “sindrome del Papavero Alto”…

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