La sconcertante vicenda della giovane donna di San Benedetto a rischio tumore a cui è stata negata la Tac urgente perché non c’erano posti disponibili conferma la drammatica situazione in cui versa la sanità nel Piceno, dove il diritto alla salute da tempo non è più garantito…
C’è sempre qualcosa di singolare, ai limiti del surreale, a rendere paradossali e quasi farsesche le drammatiche vicende della sanità marchigiana e picena. Dopo l’incredibile storia della gita in barca a vela di alcuni dipendenti dell’Ast di Ascoli, all’insaputa della direttrice Natalini, ora bisogna registrare il paradossale stupore dell’assessore regionale alla sanità Saltamartini per la vicenda della Tac urgente negata a San Benedetto ad una 29enne.
La giovane donna, affetta da linfoadenopatia sovraclaveare, una condizione che si potrebbe indicare la presenza di un tumore, nonostante la prescrizione del suo medico curante e l’evidente e comprensibile urgenza (visto il rischio tumore), si è vista negare dal Centro unico di prenotazione (Cup) la Tac urgente perché non c’erano posti disponibili, con tanto di consiglio di rivolgersi ad una struttura privata per effettuare la prestazione a pagamento, con tanti saluti al diritto alla salute sancito e tutelato dalla nostra Costituzione. Che evidentemente, almeno per quanto riguarda la salute stessa, non è più in vigore nelle Marche e nel Piceno. Inevitabilmente la vicenda ha destato l’opportuno clamore, provocando anche l’intervento dell’assessore Saltamartini, in versione “Alice nel paese delle meraviglie”, che ha sostenuto che la risposta ricevuta dalla giovane donna “è illegittima” (la scoperta dell’acqua calda…).
Alla fine il medico della donna ha ricevuto la chiamata della Radiologia dell’ospedale di Ascoli per fissare l’appuntamento per la Tac, a conferma del fatto che in questo bizzarro paese è necessario alzare la voce per ottenere qualcosa che in teoria spetterebbe di diritto. Non bisogna essere dei fini analisti o dei particolari esperti in materia per comprendere come questa vicenda sia soltanto l’emblema di una sanità, quella marchigiana e più ancora quella picena, sempre più allo sbando, dove il diritto alla cura e alla tutela della salute non è più in alcun modo assicurato.
“Si tratta dell’ennesimo increscioso episodio che certifica la difficoltà, anzi l’impossibilità per i pazienti marchigiani di ottenere prestazioni sanitarie urgenti – si legge in una nota congiunta dell’on. Curti, della consigliera regionale Casini e del segretario provinciale dem Ameli – che non si possa accedere a una Tac urgente in tutte le Marche è grave ma che chi governa la Regione addirittura se ne stupisca è gravissimo. Tuttavia se la direttrice della Ast del Piceno si reca a valorizzare il territorio al festival di Sanremo, se la formazione dei dipendenti si svolge in barca a vela davanti alle coste toscane (e non a San Benedetto, troppo vicino), se siamo costretti ad assistere a siparietti salottieri in piena campagna elettorale, se chi ha responsabilità direttive ritiene che in estate nel Piceno la popolazione diminuisce perché va in ferie, dimenticando che la nostra riviera è tra le più turistiche d’Italia, se si annullano i concorsi, se i dipendenti fuggono appena possono è lecito domandarsi dove nasca la meraviglia della giunta Acquaroli. Hanno voluto modificare il piano sanitario hanno promesso ospedali e personale ma, dopo quattro anni, assistiamo a una progressiva desertificazione dei servizi. La sanità è alla deriva e si sta distruggendo tutto ciò che era stato costruito in anni e anni”.
“Questo è il risultato di una legge voluta dal governo Acquaroli nell’estate di due anni fa – aggiunge la consigliera regionale Anna Casini – invece di invertire la rotta, rimanendo in tema di navigazione, hanno accelerato lo sfascio della sanità pubblica regionale. E non è un caso se le linee guida di approvazione per gli atti aziendali delle AST siano arrivate solo dopo la protesta del gruppo consiliare PD: una testimonianza pratica della superficialità con la quale si guida la Regione”. In effetti solo nei giorni scorsi la giunta regionale guidata dal presidente Acquaroli ha approvato le linee di indirizzo e i criteri per la predisposizione dell’Atto aziendale da parte degli Enti del servizio sanitario regionale, con l’assessore Saltamartini che ha affermato che si tratta di “un passaggio fondamentale nel percorso di riorganizzazione della sanità marchigiana avviato con la legge regionale 19 del 2022”. Ma il semplice fatto che un atto così importante e determinante per la presunta riorganizzazione della sanità regionale sia arrivato ben 2 anni dopo l’approvazione della citata legge regionale 19 è l’emblema di quanto deficitaria, praticamente fallimentare, sia la politica sanitaria di Acquaroli e della sua giunta regionale.
Al di là di ogni altra considerazione, però, il dato più sconfortante che emerge dalla vicenda di quella giovane donna di San Benedetto è che, come sottolinea giustamente e amaramente Ameli, “nelle Marche e nel Piceno è vietato ammalarsi, così come sembra necessario rivolgersi all’assessore per riuscire ad avere una Tac, perché le prenotazioni sono bloccate, anziché utilizzare il Cup come ogni cittadino dovrebbe poter fare”. “Nella nostra regione e nel Piceno – aggiunge il segretario dem – si è creato un sistema di accesso alle cure non egualitario, cosa che come PD provinciale evidenziamo da tempo con interventi dei nostri rappresentanti istituzionali e politici, e come già fatto nel documento politico provinciale sulla sanità”.
“Nei prossimi giorni – conclude l’on Curti – presenterò un’interrogazione al Ministro della Salute, denunciando la colpevole opera di devastazione compiuta sul sistema sanitario regionale e chiedendo un intervento immediato”.