Da “presuntuose” e “capricciose” a campionesse olimpiche: la rivincita delle ragazze d’oro della pallavolo
Un anno fa le ragazze della nazionale erano state definite presuntuose, capricciose, sopravvalutate, per non parlare delle strumentalizzazioni contro la “spocchiosa” Egonu e Velasco “il marxista” fino alla vigilia delle Olimpiadi. Fango spazzato via dallo storico oro olimpico…
Per comprendere a pieno il significato dello straordinario oro conquistato dalla nazionale italiana di pallavolo femminile alle Olimpiadi bisogna fare un doppio salto all’indietro, ad 11 mesi fa e alla vigilia delle Olimpiadi. Nel settembre 2023, dopo l’estate più nera per la pallavolo femminile italiana, l’Italia rischiava addirittura di non partecipare alle Olimpiadi, ed era reduce da un deludentissimo quarto posto in un Campionato europeo iniziato come principale favorita alla vittoria. Anche a causa delle discutibili e inopportune esternazioni del ct azzurro Mazzanti (per giustificare scelte autolesioniste…), la stampa sportiva e non si era scatenata contro le azzurre, dipinte come un gruppo presuntuoso e capriccioso, tecnicamente sopravvalutato e poco o per nulla “attaccato” alla maglia azzurra.
Critiche e fango erano state gettate su tutte ma, guarda il caso, soprattutto da parte di una certa stampa ci si era accaniti e concentrati soprattutto su Paolo Egonu definita l’ingrata (“noi le abbiamo dato la maglia azzurra” scriveva un quotidiano sportivo come se fosse in Nazionale non per i suoi meriti ma per “grazia ricevuta”…), la presuntuosa, la “bizzosa”, intorno alla quale era stato costruito uno sconcertante castello di menzogne: dai suoi rapporti difficili con tutti gli allenatori che aveva avuto (che in realtà hanno sempre detto esattamente il contrario, anzi, qualcuno di loro, come Barbolini e Santarelli, ha sempre ammesso di avere con lei un legame particolare) al fatto che non legasse mai con le compagne di squadra, di club e della nazionale (nonostante fosse sufficiente informarsi per scoprire che in realtà era esattamente il contrario), fino poi a spingersi in improbabili giudizi tecnici (spesso da parte di chi nella sua vita avrà visto non più di un paio di partite di pallavolo…) per sostenere che in fondo era stata sopravvalutata.
Con minore veemenza e con motivazioni differenti, si era creato contro le “capricciose” ragazze italiane del volley ci si è spinti ben oltre la comprensibile critica, al punto da chiedere non solo che le venisse tolta la fascia da capitano ma che non venisse più neppure convocata, considerata quasi un’ex giocatrice. Poi, come sappiamo, nello spazio di qualche mese è cambiato tutto. La Federazione (colpevole non meno di Mazzanti del disastro dell’estate scorsa) ha chiamato sulla panchina della nazionale femminile l’icona della pallavolo italiana e mondiale, Julio Velasco, che ovviamente ha richiamato in nazionale tutte le migliori, puntando ovviamente su Paola Egonu ma anche sulla ricostruzione dal punto di vista tecnico di una squadra potenzialmente tra le più forti al mondo (se non la più forte), con il supporto di due autentici fenomeni della panchina come Barbolini e Bernardi.
Ed i risultati sono arrivati immediatamente, con la qualificazione olimpica messa al sicuro facilmente e la trionfale vittoria della Vnl. Come avviene sempre nel nostro paese, si è passati dal più cupo pessimismo e allo più sfrenato ottimismo, come se le Olimpiadi fossero già vinte, mentre una parte dell’informazione (quella più di destra) si è ulteriormente “incattivita” anche per la presenza di Velasco “il comunista”. La dimostrazione di come quella parte di informazione di destra stesse aspettando le Olimpiadi, confidando in un clamoroso flop, è l’articolo pubblicato alla vigilia dell’inaugurazione sul sito di Nicola Porro, a firma di Max Del Papa, dal titolo “Le Olimpiadi di Paola Egonu: solito vittimismo con l’occhio agli affari”. Nel quale viene riproposta la “bufala” del “suo temperamento divisivo che vuole dire: ci sono io e poi ci sono le altre e se un allenatore non fa come voglio io, io lo mando platealmente a fanculo”, con in aggiunta l’accusa di “divettismo spocchioso e immaturo del genere voglio tutto e subito”.
Eppure la “spocchiosa” che manderebbe a quel paese l’allenatore che non fa quello che vuole lei la scorsa estate aveva accettato il ruolo di riserva, mettendosi a disposizione della squadra nel Campionato europeo (vi immaginate un Messi o un Ronaldo o un Mbappè che accetta il ruolo di riserva?). Già ma per un certo tipo di informazione faziosa e politicizzata i fatti sono un optional, al punto che “l’allenatore marxista” Velasco, accusato di difendere la sua fuoriclasse e la sua squadra (che strano…), veniva addirittura accusato di voler mettere le mani avanti, di aver cercato gli alibi per poter giustificare il fallimento (chissà se Del Papa avrà mai visto il famoso video di Velasco “La teoria degli alibi”). Come se non bastasse poi tutta una serie di farneticazioni sulla squadra, sulle due regine, Egonu e Antropova, che non si sopportano, non si parlano, quasi si odiano, con l’aspettativa (la speranza?) neppure troppo mascherata del fallimento.
Purtroppo per lui e per tutti quelli come lui, però, è arrivato il successo, uno splendido oro, con lo straordinario gruppo di Velasco che, per diversi motivi, ha scritto una pagina leggendaria nella storia della pallavolo italiana e internazionale. Innanzitutto perché la pallavolo italiana, pur essendo da ormai 30 anni al maschile ma anche al femminile ai vertici mondiali, non aveva mai conquistato un oro olimpico, con la nazionale femminile che non aveva mai neppure conquistato una medaglia, fermandosi sempre al massimo ai quarti di finale. Poi perché dopo 36 anni l’Europa torna a vincere l’oro olimpico nella pallavolo femminile (l’ultima era stata l’Unione Sovietica nel 1988 a Seul) ma anche perché l’Italia è la prima squadra europea che non sia l’Unione Sovietica a vincere le Olimpiadi nella pallavolo femminile.
Infine perché mai prima d’oro, almeno negli ultimi 40 anni, una squadra aveva dominato in questo modo un torneo olimpico di pallavolo, maschile o femminile che fosse. Infatti l’Italia di Velasco non solo ha vinto tutte le partite disputate, ma addirittura ha perso solamente un set (il secondo nel match inaugurale contro la Repubblica Dominicana), infilando poi una serie di 17 set consecutivi, con percorso netto ai quarti di finale, semifinale e finale. Dove le azzurre hanno nell’ordine travolto la Serbia campione del mondo in carica, la Turchia campione d’Europa in carica e gli Usa, campionesse olimpiche uscenti. Un vero e proprio trionfo, emozionante e travolgente anche perché arricchito da tante storie personali. Su tutte quella di Velasco, l’uomo che ha cambiato la pallavolo italiana, che con la cosiddetta “generazione di fenomeni” aveva vinto tutto meno che l’oro olimpico. Ci è riuscito con le ragazze, compiendo in pochi mesi (insieme ai preziosissimi Barbolini e Bernardi) un vero e proprio capolavoro.
Quella ammirata prima alla Vnl e poi alle Olimpiadi è stata una squadra semplicemente straordinaria, che dava l’impressione di essere invincibile, con un muro invalicabile, una difesa che non lasciava cadere nessun pallone, un gioco d’attacco molto vario e imprevedibile, ovviamente esaltato dai colpi straordinari di Paola Egonu, mai però sovraccaricata come invece accadeva in passato. Chi conosce un po’ la pallavolo, però, non può non aver notato il grande lavoro svolto dall’allenatore italiano che ha portato anche alla crescita e al miglioramento di giocatrici già di livello mondiale.
Proprio la Egonu, ad esempio, è diventata letale anche a muro (dove prima aveva evidenti lacune) ed incredibilmente molto presente anche in difesa. Alessia Orro, da molti indicata come il punto debole della nazionale, è cresciuta notevolmente (tanto da essere scelta come miglior palleggiatrice sia alla Vnl che alle Olimpiadi) sia in regia che in difesa. E poi i progressi della Fahr a muro, della Bosetti in attacco, per non parlare della scelta azzeccata sulla Cambi some seconda alzatrice. Ma storie suggestive ed emozionanti sono anche quelle di Bosetti e De Gennaro, accantonate in malo modo lo scorso anno e ora invece protagoniste di un’Olimpiadi superlativa. Quella di Sarah Fahr che ha sconfitto anche la sfortuna e gli infortuni che l’avevano costretta a fermarsi, quella di Carlotta Cambi, sempre molto apprezzata come alzatrice ma che non aveva mai avuto un posto nella nazionale.
Per non parlare della sorpresa Gaia Giovannini, la giovanissima giocatrice di Valfoglia sempre pronta quando è stata chiamata in campo. E poi la campionessa del futuro (ma anche del presente), Ekaterina Antropova che, non solo ha accettato il ruolo di riserva dell’Egonu, ma che ogni volta che è stata chiamata in campo (con il famoso “doppio cambio”) si è fatta trovare prontissima, risultando determinante e decisiva con i suoi attacchi e le sue battute. E poi ancora la rivincita di Sylla, protagonista di un’Olimpiade straordinaria, da vera campionessa. Infine la fuoriclasse della nostra nazionale e dell’intera pallavolo mondiale, Paola Egonu che, semmai ne avesse avuto ancora bisogno (prima di questa estate, oltre ai numerosi trofei conquistati, nel club e in nazionale era già stata nominata 15 volte mvp della manifestazione a cui aveva partecipato e per 2 volte eletta giocatrice dell’anno), con le Olimpiadi di Parigi ha ottenuto la definitiva consacrazione.
Per la verità più in Italia che all’estero dove, da anni, è indiscutibilmente considerata una star della pallavolo mondiale. Una fortuna che sia italiana, con buona pace per i soliti trogloditi intolleranti razzisti…