Giorgia Meloni attacca l’associazione delle vittime della strage di Bologna ma la sua ambiguità, alcune scelte dei mesi passati e le farneticanti dichiarazioni di Mollicone sulle strage del 2 agosto 1980 avvalorano e confermano le parole del presidente Bolognesi
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo un soggetto tipo Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione cultura alla Camera. Di lui, fino a qualche giorno fa, si ricordava la sua surreale e titanica battaglia contro Peppa Pig (altro che Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento..), la partecipazione alla rissa scoppiata in Parlamento in occasione dell’attacco squadrista di alcuni parlamentari della destra al grillino De Donno e poco altro. Poi, nei giorni scorsi, con un tempismo a dir poco straordinario con le sue farneticanti esternazioni sulla strage di Bologna di fatto ha messo ko la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dimostrando in maniera clamorosamente lampante quanto fossero pertinenti e vere le parole pronunciate dal presidente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, in occasione della cerimonia del 44° anniversario dalla strage.
“Le radici di quell’attentato affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Msi negli anni cinquanta: Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale che oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo. E la separazione delle carriere dei magistrati era un progetto della loggia P2” ha affermato Bolognesi anche in risposta a Giorgia Meloni che aveva utilizzato una formula decisamente ambigua per ricordare la strage che “le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste”.
Lo scontro tra l’associazione delle vittime del 2 agosto e l’attuale presidente del Consiglio in realtà nasce da lontano ed è determinato dal fatto che la Meloni e il suo partito rifiutano di accettare la verità scritta da sentenze passate in giudicato, con una montagna inequivocabile di prove, confessioni e riscontri che non lasciano alcun dubbi: quella di Bologna fu una strage “nera”, una delle tante compiute dall’eversione di destra, dai movimenti neofascisti con la collaborazione di alcuni settori deviati dei servizi e lo zampino della P2. Bolognesi e l’associazione delle vittime da sempre contestano questa inaccettabile negazione della realtà da parte di Fratelli d’Italia, ancor più ora che sono al governo e, quindi, dovrebbero rappresentare l’intero paese. “StragediBologna del #2agosto 1980. 40 anni senza giustizia” scriveva qualche anno fa proprio la Meloni, fingendo di ignorare l’esistenza di sentenze passate in giudicato e scatenando la furibonda protesta dell’associazione delle vittime.
Nei mesi successivi, poi, i “deliri” della segretaria addirittura si trasformarono in un atto ufficiale concreto, con la richiesta dell’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla strage di Bologna anche per fare “chiarezza e valutare la sussistenza della cosiddetta pista palestinese”, già allora da tempo ampiamente smascherata come un patetico tentativo di depistaggio, sempre da parte di ambienti legati ai servizi deviati e all’estrema destra. Naturalmente ora che è presidente del Consiglio Giorgia Meloni sa perfettamente di non potersi permettere di riproporre certe “deliranti” tesi ma, come per ogni vicenda che ruota intorno al passato peggiore della destra, non ha la forza e il coraggio di prendere definitivamente le distanze e dire parole chiare ed inequivocabili, nascondendosi dietro formule ambigue alla “Ponzio Pilato”. Prendendosela, poi, di fronte alle inevitabili e inequivocabili parole pronunciate da Bolognesi, al punto di mancare pesantemente di rispetto nei confronti dei familiari delle vittime.
Un penoso e imbarazzante teatrino, clamorosamente smascherato, però, da un suo compagno di partito, Federico Mollicone, che un paio di giorni dopo di fatto ha dato ragione al presidente dell’associazione delle vittime, sostenendo incredibilmente e impunemente l’innocenza dei terroristi nei condannati per la strage. “Le sentenze sono frutto di un teorema politico per colpire la destra” afferma l’uomo che ha “coraggiosamente” combattuto contro Peppa Pig, sostenendo poi di “aver letto le carte” ma ovviamente guardandosi bene dall’entrare nel dettaglio, dal provare a dare un minimo di supporto alle sue farneticazioni (e d’altra parte non sarebbe possibile). Anche perché non potrebbe farlo, le sentenze parlano chiaro, con le condanne passate in giudicato, come esecutori della strage, per i terroristi nei Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, a cui poi si sono aggiunte quelle per Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, tutti appartenenti a gruppi neo fascisti.
Non solo, nell’ambito dei vari procedimenti per la strage di Bologna sono stati condannati per depistaggio delle indagini e calunnia aggravata, al fine di assicurare l’impunità agli autori della strage, l’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte e il faccendiere e collaboratore del Sismi Francesco Pazienza. Il cerchio si è poi chiuso grazie all’inchiesta e al processo per il crac del Banco Ambrosiano che ha permesso di individuare anche i mandanti e i finanziatori della strage, Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato (per 20 anni al vertice dell’Ufficio affari riservati) e Mario Tedeschi (ex senatore del Msi), tutti iscritti alla P2 e non più perseguibili perché deceduti. Da alcuni atti inspiegabilmente tenuti nascosti sono emerse le prove della regia da parte della P2 nell’organizzazione della strage e nei successivi depistaggi per proteggere i terroristi neri e sono stati acquisiti i riscontri dei finanziamenti dell’intera operazione, prima e dopo il 2 agosto 1980, circa 15 milioni di dollari provenienti dai conti svizzeri di Licio Gelli.
Per altro chiunque conosca la lunga e travagliata storia dei procedimenti giudiziari sulla strage di Bologna e abbia avuto la pazienza di verificare tutta la documentazione (pubblicata sul sito dell’associazione dei familiari delle vittime https://stragi.it/) non ha alcun dubbio e sa perfettamente che l’attribuzione all’eversione nera si basa su una serie impressionante di prove, testimonianze, riscontri e anche confessioni. Così come è pienamente consapevole che l’improbabile pista alternativa vaneggiata da diversi esponenti di Fratelli d’Italia in tribunale e nei vari procedimenti è stata fatta a pezzi e smontata inequivocabilmente. Per questo sono gravissime e inaccettabili le esternazioni di Mollicone che, oltre a offendere pesantemente e mancare di rispetto nei confronti dei familiari delle vittime della strage, dimostrano l’inesistente senso delle istituzioni e delle regole democratiche del parlamentare di FdI.
E allora la presidente del Consiglio Meloni, invece di offendersi e attaccare i familiari delle vittime, dimostri una volta tutte che non c’è nessun filo che lega l’attuale destra con quelle vicende, innanzitutto pretendendo immediatamente le dimissioni di Mollicone e, soprattutto, finendola con giochetti e ambiguità sull’eversione nera. Il problema è che, al di là delle parole, in concreto il comportamento della presidente del Consiglio e del suo partito vanno esattamente in senso contrario e sembrano confermare inequivocabilmente le accuse lanciate. Come dimenticare, ad esempio, che pochi mesi dopo essere arrivata al governo la Meloni ha incredibilmente disertato la cerimonia di commemorazione delle vittime della bomba fascista a piazza Fontana, cosa mai accaduto negli anni passati (e nessun esponente del governo era presente). Per non parlare poi del fatto che il governatore del Lazio Rocca, di Fratelli d’Italia, aveva scelto come responsabile della comunicazione per la Regione quel Marcello De Santis membro del gruppo eversivo di destra Terza Posizione condannato a 5 anni per terrorismo (e guarda il caso l’anno scorso toccò proprio a De Santis sproloquiare sulla strage di Bologna).
Ancora più clamorosa, però, la decisione del governo e della maggioranza di destra di eleggere presidente della Commissione antimafia l’on. Chiara Colosimo nonostante l’appello di tutte le associazioni dei familiari delle vittime di stragi e terrorismo che denunciavano i rapporti della parlamentare di FdI proprio con uno dei condannati per la strage di Bologna, Luigi Ciavardini. Davvero difficile, alla luce di tutto ciò, non essere completamente d’accordo con Paolo Bolognesi…