Meno male che Sergio c’è…


Dal Presidente della Repubblica, unica carica di cui poter essere orgogliosi, straordinaria lezione alla presidente del Consiglio e al presidente del Senato su cosa sia la libertà di informazione e come dovrebbe essere sempre tutelata, senza se e senza ma.

Parafrasando un vecchio motivetto colonna sonora di diverse campagne elettorali di Silvio Berlusconi, oggi più che mai è il caso di cantare “meno male che Sergio c’è”. Perché davvero il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è la più alta ma anche l’unica carica dello Stato che attualmente ci rende orgogliosi di essere italiani, è l’unica istituzione a cui aggrapparsi nello sfascio più totale e nella più assoluta inadeguatezza delle altre cariche e delle altre istituzioni del sempre più derelitto Belpaese.

Un raggio di sole in mezzo ad un cielo sempre più buio, denso di nubi nere che annunciano e portano tempesta, che ancora una volta ha scelto il momento giusto per fare sentire la sua voce, per rimettere, per quanto possibile, le cose a posto, per ricordare a chi continua a dimostrarsi inadeguato alla carica che riveste cosa significa e quale dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni, per ridare un briciolo di dignità e rispetto ad un paese trascinato sempre più in basso alle altre più importanti cariche dello Stato e umiliato dalle altre istituzioni. Le sue parole, pronunciate alla cerimonia del Ventaglio, sono arrivate dopo 10-15 giorni tra i peggiori della storia del nostro paese, tra le altre alte cariche dello Stato che hanno fatto vergognare buona parte degli italiani, mostrando tutta la loro inadeguatezza, e alcune istituzioni che hanno dimostrato la loro più totale inaffidabilità.

Parliamo, ad esempio, della sempre più sconcertante giustizia, ormai allo sbando nel nostro paese, con sentenze negli ultimi giorni che definire vergognose è riduttivo e che confermano come non ci si si può fidare. D’altra parte cosa altro si deve pensare della giustizia italiana dopo la sconcertante sentenza sul terremoto a L’Aquila, con addirittura parte della colpa della propria morte attribuita alle stesse vittime (7 ragazzi), follemente accusati di “condotta incauta” non si capisce bene su che basi, visto che nessuna delle istituzioni preposte aveva in qualche modo lanciato l’allarme (anzi, c’era chi aveva rassicurato che non ci sarebbe stata alcuna “grande botta”). Per non parlare di altre istituzioni come la guardia di finanza e la guardia costiera, finite nella bufera per la strage di Cutro.

Ma sono soprattutto le più alte cariche dello Stato ad umiliare e ad aver fatto toccare il fondo al nostro paese, con le loro sconcertanti esternazioni, con i vergognosi tentativi, se non di giustificare, quanto meno di sminuire certi comportamenti violenti e contrari alla nostra Costituzione, con la costante dimostrazione di quanto per loro, ora che sono “al potere”, sia così difficile rispettare e tutelare certe fondamentali libertà democratiche, ma anche e soprattutto con le loro scelte e decisioni che hanno provocato e stanno provocando pesantissime e deleterie conseguenze per il nostro paese. Proprio nelle ore scorse, ad esempio, è arrivato quello che giustamente è stato definito uno “schiaffo” senza precedenti da parte dell’Ue che per la prima volta ha pesantemente bocciato il nostro paese nell’annuale rapporto sullo stato di diritto nei paesi dell’Unione europea.

Oltre a problematiche che sicuramente si trascinano da anni (la mancanza di trasparenza con l’assenza di un registro per le lobby e un’adeguata regolamentazione delle fondazioni politiche, l’assenza di una legge seria sul conflitto di interessi), i rilievi riguardano l’inopportuno tentativo di espandere il potere e il controllo da parte dell’esecutivo, la militarizzazione della Rai, la compressione della libertà di informazione, tutti nodi creati dalla discutibili e discusse scelte del governo Meloni. Così come le dissennate scelte politiche della presidente del Consiglio, che ancora una volta ha dimostrato di non aver capito che la carica che riveste implica dei doveri nei confronti dell’intera nazione, non solo del suo elettorato (o, peggio ancora, dello “zoccolo duro” del suo elettorato…), hanno messo all’angolo il nostro paese, relegando l’Italia all’isolamento e condannandola alla più assoluta irrilevanza in Europa.

Grazie al governo di destra e ai suoi principali esponenti stiamo sempre più diventando la nuova Ungheria, un paese dove certi principi e certe fondamentali libertà che sembravano e che dovrebbero essere dei pilastri della nostra democrazia vengono messe in discussione da chi invece dovrebbe maggiormente tutelarle. Come ha fatto la Meloni quando, dopo aver frettolosamente condannato certe inaccettabili deviazioni di una parte dei giovani del suo partito, ha puntato il dito contro i giornalisti che hanno realizzato l’inchiesta, addirittura chiamando in causa proprio il Presidente della Repubblica (“quelli utilizzati da Fanpage per l’inchiesta su Gioventù Nazionale sono metodi da regime, Mattarella che dice?”).

Ma anche come ha fatto il presidente del Senato La Russa, condannando frettolosamente le violenze dei militanti di Casapound ma sollevando a sua volta dubbi e concentrando vergognosamente l’attenzione sul comportamento del giornalista vittima dell’aggressione. “Ci vuole un modo più attento di fare incursioni legittime da parte dei giornalisti, la persona aggredita non si è mai dichiarata giornalista. Non credo però che il giornalista passasse lì per caso, trovo più giusto se l’avesse detto” ha affermato La Russa, di fatto spostando il mirino sulla vittima più che sugli aggressori (per altro con affermazioni e tesi semplicemente ridicole). E anche se non direttamente, è del tutto evidente che quanto dichiarato da Mattarella alla cerimonia del Ventaglio è comunque una risposta e una lezione che il Presidente della Repubblica ha impartito alla Meloni e a La Russa.

Ogni atto rivolto contro la libera informazione è un atto eversivo contro la Repubblica – ha affermato – va sempre rammentato che i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’articolo 21 della nostra Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo. Si vanno infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, se non aggressioni nei confronti di giornalisti che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo, come a Torino nei giorni scorsi. Documentazione dell’esistente, senza obbligo di sconti, Luce gettata su fatti sin li trascurati. Raccolta di sensibilità e denunce della pubblica opinione. Canale di partecipazione e appello alle istituzioni. Per citare Tocqueville, democrazia è il potere di un popolo informato”. Naturalmente, però, un “popolo informato” è più difficile da trasformare in sudditi e soldatini ubbidienti e sempre pronti ad assecondare il “sovrano” di turno.

Nel suo intervento, poi, il Presidente della Repubblica ha toccato anche altri temi delicati, che dovrebbero essere al centro dell’attenzione di un paese civile, come la vergognosa situazione delle carceri italiane, la situazione in Ucraina e la folle corsa al riarmo. Straordinario, poi, come con una semplice battuta il Presidente della Repubblica abbia messo in ridicolo chi, come la Lega, continua ad utilizzare le istituzioni in maniera folkloristica, con la presentazione di disegni di legge semplicemente ridicoli (come quello per vietare negli atti pubblici l’utilizzo del genere femminile).

Spero si possa ancora dire sindaca” ha sottolineato nel ricordare le personalità ultimamente oggetto di attentati (riferendosi alla sindaca di Berlino). Lunga vita a Mattarella…

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