L’aggressione subita da due ragazzi il fine settimana passato a Roma è solo l’ennesimo episodio di violenza e intolleranza che si registra nel nostro paese. Secondo l’ultimo report, da maggio 2023 a marzo 2024 si sono registrati 94 casi gravi in tutto il paese, quasi 10 al mese
Cronache dal medioevo. Da un paese nel quale nell’anno del Signore 2024 ancora si registrano in media 10 aggressioni omofobe al mese, in cui in Parlamento è stata bocciata una legge che aveva l’obiettivo di contrastare l’omobitransfobia, punendo chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione o violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere (che è presente in tutti gli altri paesi civili). Che in Europa si è rifiutata di firmare la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtiq+ e in cui una parte politica consistente, gran parte della destra che governa l’Italia, continua a nascondersi dietro il presunto rischio della diffusione dell’inesistente teoria gender per mascherare e non ammette una strisciante e imbarazzante omofobia di fondo.
E allora in questo paese da medioevo ogni tanto capita che una di queste aggressioni provochi un po’ più scalpore di altre e dia origine a discussioni ipocrite ma che al tempo stesso sono l’emblema di cosa sia l’Italia del 2024. E’ quanto sta accadendo da giorni dopo l’ennesima aggressione omofoba, avvenuta questa volta a Roma nel fine settimana scorso. Intorno alle 4 di notte due ragazzi che avevano partecipato ad una festa in un locale sono stati prima insultati, poi aggrediti, presi a pugni e cinghiate da 4 persone (tre ragazzi e una ragazza poco più che ventenni) solo perché camminavano tenendosi per mano. A portare al centro dell’interesse e delle discussioni dell’opinione pubblica una vicenda che, purtroppo, è tristemente e drammaticamente diventata una routine nel nostro paese, è stato il fatto che l’associazione Gay Help Line (800 713 713), nella speranza che in quel modo venissero individuati gli aggressori, ha diffuso il video con le immagini delle violenze. Che mostrano come, mentre i due ragazzi camminavano tenendosi per mano, una macchina li ha affiancati e si è fermata.
Sono scese 4 persone, tre ragazzi e una ragazza, che prima gli hanno rivolto insulti omofobi, poi li hanno presi a calci e pugni, con uno dei due giovani che è stato colpito con una cintura. Da segnalare anche che nel video si vede chiaramente che diverse persone hanno assistito all’aggressione, senza però che nessuno abbia ritenuto necessario intervenire. L’iniziativa di Gay Help Line ha poi sortito l’effetto sperato, visto che i 4 aggressori sono stati identificati e denunciati, e le crude e violente immagini di quel video quanto meno hanno un po’ scosso l’opinione pubblica, tanto che sui social ma anche in tv e radio si sono moltiplicati commenti e dibattiti sul tema. Ed è sufficiente ascoltare o leggere quei commenti per rendersi conto quanto l’omofobia nel nostro paese sia comunque vergognosamente molto presente, anche se si cerca in maniera spesso patetica di mascherarla.
Per certi versi è sin troppo semplice tra quei commenti riconoscere l’omofobo che si vergogna di ammettere la sua fobia ma, al tempo stesso, non riesce proprio a non tirarla fuori. Sono tutti quelli del “si la violenza è sempre da condannare ma…”, che dietro quel “ma” espongono le teorie più bizzarre e sconcertanti per cercare di spostare l’attenzione non sull’inaccettabile violenza ma su altro, tra le presunte pressioni e condizionamenti dell’improbabile lobby gay (o meglio Lgbtiq+) e altre “menate” del genere. Tra le quali una delle teorie più sconfortanti ma più rilanciate è quella secondo cui sarebbe più giusto parlare in casi come questi di inaccettabile violenza in generale, senza necessariamente sottolineare la matrice omofobica come se non fosse quella la vera causa scatenante quanto, piuttosto, una generica e indefinita aggressività e violenza della società moderna.
Senza girarci troppo intorno, banalità di chi comunque, magari anche solo un po’, ha comunque una qualche forma di omofobia perché è del tutto evidente che invece è proprio quella la ragione e la matrice di quelle aggressioni, di quelle violenze. E, come ha perfettamente spiegato domenica mattina Marco Maisano a Radio Capital, nel corso del programma “Cose che Capital”, per pensare di poter curare o comunque intervenire per attenuarne le conseguenze, per prima cosa è fondamentale chiamare la malattia grave con il suo nome. Ed in questo caso non ci sono dubbi che il nome della malattia gravissima che infesta il nostro paese è l’omobitransfobia che continua a proliferare in proporzioni sempre più preoccupanti anche grazie a quel genere di comportamento di chi cerca di sminuire il problema, per non parlare delle gravi e pesanti responsabilità del mondo politico in genere e, ancor più, dell’attuale governo di destra che, pur provando a mascherarlo, nei fatti è a sua volta palesemente omobitransfobico.
D’altra parte i numeri in tal senso purtroppo parlano sin troppo chiaro ed evidenziano quanto questo cancro sia diffuso nel nostro paese. Secondo l’ultimo report effettuato da “Omofobia.org”, da maggio 2023 a marzo 2024 si sono registrati 94 episodi gravi di omofobia in tutto il paese, da nord a sud senza nessuna regione esclusa, che hanno coinvolto 157 vittime, di cui 112 maschi, 28 donne, 13 donne trans e 4 maschi trans. Praticamente siamo ad una media di quasi 20 episodi al mese, uno ogni tre giorni. Numeri alla mano siamo, nel cosiddetto mondo civile, tra i peggiori paesi e probabilmente è arrivato (in realtà è passato già da un pezzo) il momento di chiedersi se in tutto ciò non incide anche questa costane volontà di derubricare ad altro, di trovare sempre qualche giustificazione per evitare di guardare concretamente in faccia alla realtà. Sicuramente, invece, incide il comportamento della politica, come dimostra il fatto che l’Italia è l’unico paese (tra i principali europei) a non avere una specifica legge che punisce chi commette o istiga a commettere atti di discriminazione e violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o l’identità di genere.
Torniamo al discorso fatto dal cronista di Radio Capital, serve riconoscere innanzitutto il nome della malattia e poi trovare la cura specifica per quella particolare malattia. Tutti i più importanti paesi europei lo hanno fatto da anni, in Italia ci aveva provato il centrosinistra con il ddl Zan che, in sintesi, estendeva la tutela della Legge Mancino, che attualmente punisce mediante aggravante i soli crimini d’odio per razzia, etnia, religione e nazionalità, alle condotte di istigazione, discriminazione e violenze fondate sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e il sesso (ma anche la disabilità) delle vittime.
Un provvedimento che solo chi in un modo o nell’altro ha problemi di omofobia potrebbe non condividere ma che, invece, nell’Italia da medioevo è stato boicottato e alla fine respinto dalla destra (aizzata anche da alcuni ambienti della Chiesa), con la collaborazione di alcune frange del centro che, per i loro giochi politici, sarebbero pronti a boicottare qualsiasi cosa, anche le iniziative più condivisibili. Con le solite ipocrite e fantasiose giustificazioni, aggrappandosi a congetture e complotti degni dei peggiori complottisti, inerenti l’inesistente teoria gender, o peggio ancora in nome di una libertà di espressione che non veniva in alcun modo messa in discussione da quel decreto.
Perché, al di là del fatto che ci sarebbe sempre l’art. 21 della Costituzione, il ddl Zan all’art. 4 prevedeva la cosiddetta “clausola salva idee” che escludeva la punibilità di idee e opinioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Per altro, se ancora ci fossero stati dei dubbi in proposito, a fugarli definitivamente il fatto che nelle settimane scorsi l’Italia non ha firmato in Ue la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+, con le stesse ridicole giustificazioni. Una vera e propria vergogna, resa ancora più inaccettabile e insopportabile dall’ipocrisia del governo e della stessa presidente del Consiglio che hanno anche il coraggio di sostenere che “il governo è in prima linea contro l’omotransfobia”. Ma mi faccia il piacere…