E la chiamano giustizia: sentenza da vergogna sugli studenti morti nel terremoto a L’Aquila
La Corte di Appello conferma la sentenza di primo grado: niente risarcimenti e spese legali a carico, per le famiglie di 7 studenti morti la notte del terremoto e incredibilmente accusati dalla giustizia italiana di “condotta incauta”. Anche se nessuna istituzione aveva dato l’allarme…
Hanno ragione i giudici della Corte dell’Appello dell’Aquila che, nelle ore scorse, hanno confermato la sentenza di primo grado del tribunale dell’Aquila che aveva scagionato la Presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità nella morte di 7 studenti nel crollo dell’edificio in via Campo di Fossa in occasione del terremoto del 6 aprile 2009. La colpa è di quei poveri ragazzi e delle loro famiglie, i primi perché non si sono resi conto, i secondi perché evidentemente non gli hanno insegnato, in che paese di merda (scusate ma non c’è e non vale neppure la pena utilizzare un’altra espressione) vivevano. Nel quale la prima cosa che bisognerebbe sapere e insegnare ai nostri ragazzi è che non bisogna mai fidarsi di quello che dicono i rappresentanti delle nostre istituzioni. Senza dimenticare di ricordargli che i controlli e il rispetto delle norme in questo paese sono un optional e, quindi, anche quando ci assicurano che certe strutture sono a norma, antisismiche, è bene comunque non crederci.
Quei poveri 7 ragazzi (Nicola Bianchi, Iavana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti, Sara Persichetti e Nicola Colonna) purtroppo lo hanno tragicamente imparato a proprie spese, perdendo la vita in quella drammatica notte, mentre le loro famiglie, invece, hanno anche scoperto come lo Stato, inteso nel suo senso più largo, in maniera cinica e perversa non ci pensa due volte ad affondare il coltello nella piaga. Così la Corte di Appello ha ribadito e confermato quanto sostenuto dal tribunale dell’Aquila di primo grado, quei 7 ragazzi oltre ad essere morti sono anche colpevoli di “condotta incauta”. Un termine che solitamente fa pensare ad un comportamento sconsiderato, a qualcosa di particolarmente rischioso.
Peccato che in questo caso la “condotta incauta” è semplicemente consistita nel tornare a dormire a casa, nella struttura in cui risiedevano, nella tragica notte in cui poi, poco dopo le 3, la cittadina abruzzese è stata sconvolta da un terremoto fortissimo che ha provocato 309 morti. Per logica bisognerebbe dedurre che, per considerare quella una “condotta incauta”, qualcuno ufficialmente aveva avvisato la popolazione del rischio imminente e, quindi, di rimanere fuori. Invece è avvenuto esattamente il contrario, né la Commissione Grandi Rischi che si era riunita a L’Aquila 5 giorni prima, né il sindaco di allora Cialente, né un qualche rappresentante istituzionale, in altre parole nessuno aveva messo in allerta la cittadinanza.
Anzi, per la verità qualcuno che l’aveva fatto c’era: Giampaolo Giuliani. L’ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario per giorni, sulla base della sua contestata teoria legata al rilascio del radon, ha manifestato la convinzione del prossimo arrivo di un evento sismico molto violento nella zona e in un primo tempo aveva provato a rendere pubblico quella sua previsione. Poi, però, aveva ricevuto un avviso di garanzia per procurato allarme e allora era ripiombato nel silenzio. Sulla figura di Giuliani, nel post terremoto, si è molto discusso, in termini spesso molto accesi.
C’è chi lo considera un ciarlatano, chi addirittura l’accusa di aver fatto sciacallaggio per aver dichiarato solo a tragedia avvenuta che aveva previsto tutto (ma in realtà sappiamo che non è così). E’ difficile giudicare e di certo non abbiamo i mezzi e le competenze per poterci esprimere sensatamente in proposito. Quello che però è certo e che possiamo asserire senza alcun dubbio è che c’è chi non finirà mai di ringraziarlo, nello specifico tutti gli abitanti di un’intera frazione. Infatti l’anno dopo del tragico sisma, il responsabile della protezione civile di Paganica ci raccontò che la sera del 5 aprile Giuliani telefonò ad un parente che abitava in quella frazione, annunciandogli che nella notte sarebbe arrivata una violenta scossa e raccomandandogli di avvisare più persone possibile.
La scossa della notte praticamente rase al suolo quella frazione dove, però, l’unica vittima fu un anziano che, a differenza di tutti gli altri residenti (che rimasero fuori casa e si riunirono nel campo di calcio), non volle dar credito all’avviso di Giuliani. Al di là di ogni altra considerazione, ma può davvero essere accettabile in un paese civile che, per la stessa vicenda, si possa denunciare chi ha provato a dare l’allarme, accusandolo di “procurato allarme”, e al tempo stesso accusare di “condotta incauta” 7 poveri ragazzi che non hanno ascoltato un allarme … che nessuna istituzione aveva lanciato? In ogni caso i giudici della Corte di Appello non hanno avuto dubbi, non ci sarebbero prove che in quei giorni le istituzioni avrebbero fornito rassicurazioni, quindi mancherebbe il “nesso causale” per attribuire ad altri responsabilità di natura civile.
Allo stesso modo, sulla base di chissà quale assunto, non ci sono dubbi neppure sul fatto che quei 7 ragazzi hanno avuto una “condotta incauta”. Al punto da condannare le loro famiglie anche al pagamento delle spese legali (14 mila euro). Siamo davvero ben oltre la follia, siamo al più totale capovolgimento e stravolgimento dei ruoli, al più sconcertante “cornuti e mazziati”, per prendere a prestito una colorita espressione tipica del dialetto napoletano. Per altro quella della Corte di Appello, per la quale è difficile trovare un’adeguata definizione senza rischiare la denuncia, non è la prima sentenza che va in questa direzione, ce ne era stata un’altra dello stesso tenore che aveva colpevolizzato altre 24 vittime, sempre studenti. Sentenze che disegnano uno scenario che definire schizofrenico è assolutamente riduttivo.
Per sintetizzare, sulla base dei procedimenti giudiziari che si sono succeduti in questi 15 anni, il quadro finale che emerge è il seguente. I tecnici e gli esperti della Protezione civile e della Commissione Grandi Rischi (i vari Boschi, Bertolaso, ecc.) non possono essere considerati in alcun modo responsabili di non aver dato l’allarme perché, nonostante la lunga sequenza sismica, non potevano prevedere che arrivava la “grande botta”. Sono invece responsabili, almeno in parte, per “condotta incauta” quei 7 ragazzi, ma anche gli altri 24 studenti morti, che, pur non avendo le competenze di tecnici ed esperti di cui sopra e senza che nessuno di quegli stessi esperti avesse lanciato l’allarme, non si capisce bene in base a cosa avrebbero comunque dovuto prevedere che sarebbe arrivata la scossa fatale.
Chissà, magari sulla base di quanto aveva affermato qualche settimana prima quel Giuliani denunciato per “procurato allarme”… Siamo un paese impazzito, completamente in tilt, nel quale anche la più elementare logica se ne è andata a farsi benedire e i paradossi più surreali e inimmaginabili diventano sconcertanti realtà. E’ questa l’immagine molto più che imbarazzante che emerge da queste “discutibili” sentenze. Ma se torniamo indietro nel tempo, a quei drammatici giorni, lo scenario assume connotati ancora più sconcertanti. E, soprattutto, diventa davvero impossibile comprendere come abbiamo potuto i giudici giungere a simili sentenze. E’ la fine di marzo 2009 quando, con la cittadina abruzzese scossa da un terminabile sciame sismico, con il timore crescente tra i cittadini che sia solo il preludio alla “grande botta”, va in scena la riunione della Commissione Grandi Rischi alla quale partecipano esclusivamente tecnici.
Quello che emerge dalla riunione del 31 marzo è un quadro rassicurante. Tanto che la sera stessa, al termine della riunione, il vice capo tecnico del dipartimento di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, ai microfoni di un’emittente privata aquilana affermerà che “non c’è pericolo, anzi è una situazione favorevole perché c’è uno scarico di energia continuo”. Inevitabilmente quelle rassicurazioni nelle ore successive verranno riportate da tutta l’informazione locale, senza che nessuno dei tecnici che hanno partecipato alla Commissione Grandi Rischi smentiscano o anche solamente invitino ad un pizzico di prudenza in più, e in parte rassicureranno la popolazione. Quello che è accaduto pochi giorni dopo, purtroppo, è tragicamente noto.
C’è solo da aggiungere che qualche tempo dopo emergerà un’intercettazione telefonica di un colloquio tra Guido Bertolaso e l’assessora regionale abruzzese alla Protezione civile, Daniela Stati, avvenuto prima che si riunisse la Commissione Grandi Rischi, nel quale l’ex capo della Protezione civile nazionale spiega all’assessora che quella riunione “è un’operazione mediatica perché vogliamo rassicurare la gente”. Per i giudici della Corte di Appello, però, l’ammissione di Bertolaso e le rassicurazioni di De Bernardinis non contano e non significano nulla, come se quei due personaggi fossero due poveri cretici che casualmente passavano in quei giorni per L’Aquila, e non invece il capo e il vice capo della Protezione civile. Una tesi a dir poco suggestiva, per non dire cervellotica.
Certo, però, che poi per arrivare addirittura al punto di incolpare le vittime ce ne vuole… E davvero non c’è altro modo per commentare questa autentica “schifezza”: che paese di merda..