L’hanno presa bene…


La vittoria a sorpresa della sinistra del Nuovo Fronte Popolare e la sconfitta di Bardella-Le Pen in Francia è stata presa malissimo dalla destra e da parte dell’informazione italiana che da settimane “pontificava” sulla presunta “volontà popolare” in Francia e Europa…

Violenze diffuse e omicidi in strada, “caccia agli ebrei” liberalizzata. E poi ritorno al Medioevo  per le donne francesi a cui verranno drasticamente tagliati i diritti, che non potranno più andare in giro liberamente per strada (sarebbe troppo pericoloso per loro) e che non avranno più il diritto e la possibilità di scegliere di abortire al punto che dovranno “rimpiangere la destra e Le Pen che avevano annunciato di voler drasticamente limitare il diritto all’aborto”. E’ questo il surreale e drammatico scenario della Francia dopo il voto di domenica scorsa, dipinto a Retequattro dal giornalista e opinionista de “Il Giornale” Camillo Longone, mentre un preoccupatissimo e disperatissimo Nicola Porro vaneggiava su possibili paralleli con i drammatici fatti del 7 ottobre scorso (l’attacco terroristico di Hamas). Chi non fosse a conoscenza della situazione francese, deve aver pensato che a vincere le elezioni fosse stato qualche partito di estremisti islamici della peggiore specie. In realtà è semplicemente accaduto quello che la destra italiana (e la quasi totalità dell’informazione italiana) non aveva minimamente previsto e pronosticato.

Per chi non ha una gran memoria e l’avesse dimenticato, nelle settimane precedenti il voto nessuno aveva dubbi sull’affermazione di Rassemblement National (estrema destra), mentre subito dopo il primo turno il dubbio sembrava riguardare solo l’entità della vittoria stessa, il raggiungimento o meno dei seggi necessari (289) per governare. Invece, grazie anche alle desistenze e all’altissima percentuale di votanti, dalle urne è uscita vincitrice, con la maggioranza relativa dei seggi, la sinistra del Nuovo Fronte Popolare, mentre Rassemblement National è addirittura finito al terzo posto, dietro anche Ensamble, con quasi la metà dei seggi previsti e sperati.

Una “mazzata” per le aspirazioni dell’estrema destra francese ma anche per la destra italiana che da settimane pontificava su quanto stava avvenendo in Francia e sulle conseguenze che ci sarebbero state in Europa con il nuovo governo di estrema destra. E quelle autentiche farneticazioni ascoltate nella serata di domenica su Retequattro, sono la più evidente ed inequivocabile dimostrazione di come la destra italiana abbia preso malissimo il risultato delle elezioni e il voto espresso dal popolo (in questo caso francese). Che, con la tradizionale malcelata ipocrisia della destra italiana, è insindacabile e da rispettare senza se e senza ma solo quando in qualche modo premia la destra stessa.

La conferma delle difficoltà a digerire un voto andato esattamente al contrario di quello che si auspicava, arriva anche dalla lettura dei giornali di destra che, hanno talmente subito il colpo, da non avere praticamente neppure il coraggio di riportare in maniera chiara la notizia della vittoria della sinistra. Anzi dal sito del giornale di Fratelli d’Italia, “Il Secolo d’Italia”, la prima impressione che si ricava è che comunque ha vinto l’estrema destra, visto l’apertura con l’intervista a Marie Le Pen che sostiene che “la marea di destra cresce”, salvo poi dover sottolineare che “la vittoria è rimandata”. Sotto a quello principale c’è, poi, un articolo dal titolo allarmistico (“Francia nel caos”), all’interno del quale nessuno trova il coraggio neppure di scrivere che purtroppo (almeno dal loro punto di vista…) la sinistra del Nuovo Fronte Popolare ha ottenuto una clamorosa quanto inattesa vittoria, conquistando la maggioranza relativa dei seggi.

Poi il vero e proprio “capolavoro”, con il commento polemico alle elezioni francesi della Russia (che sosteneva apertamente l’estrema destra e, dopo il risultato, è “attapirata” tanto quanto la destra italiana…) secondo cui sarebbe stato “manipolato il voto degli elettori che volevano la vittoria di Le Pen”. Ed è oltre modo singolare come questa teoria del voto in qualche modo “manipolato”, in Francia ma anche in Europa, contro ogni evidenza è portata avanti da giorni da gran parte dell’informazione italiana, oltre naturalmente dalla destra per la quale il voto è sempre manipolato quando non va come vorrebbe.

Non molto differente la reazione degli altri giornali di destra come “Libero” e “Il Giornale” che proprio non riescono ad ammettere la vittoria della sinistra e si rifugiano dietro il presunto caos in cui sarebbe caduta la Francia, rilanciando poi tutte le accuse che in campagna elettorale Bardella e Le Pen avevano “vomitato” contro la sinistra francese (e che, evidentemente, non hanno sortito l’effetto sperato). Nulla di particolarmente sorprendente, la solita reazione da “bambino capriccioso” da parte della destra italiana, a cui avevamo assistito anche dopo le recenti elezioni amministrative, che in queste circostanze dimostra la propria profonda ipocrisia e incoerenza.

Perché il sistema elettorale è da cambiare quando a vincere sono gli avversari (La Russa docet…) ma è assolutamente da confermare, nonostante addirittura il suo ideatore (Calderoli) l’ha definito “una porcata”, quando a vincere sono loro. Così come le alleanze definite “innaturali” sono assolutamente da condannare quando, come nel caso francese, fanno vincere gli avversari, mentre non devono neppure essere criticate quando servono a loro. A tal proposito, ai deboli di memoria, sarebbe sufficiente ricordare che la prima volta che ha governato (primo governo Berlusconi), il centrodestra l’ha fatto grazie ad un’alleanza, quella si innaturale, tra due partiti totalmente in antitesi, Lega e Alleanza Nazionale, il primo fautore del federalismo e della secessione, il secondo del più estremo centralismo e dell’indivisibilità dell’Italia. Senza dimenticare che l’unione dei tre partiti attualmente al governo è dimostrata dal fatto che in Europa sono in tre schieramenti differenti (uno in maggioranza, gli altri due all’opposizione ma in guerra tra loro…).

Ma l’ipocrisia più insopportabile della destra italiana, che emerge con chiarezza in queste situazioni, è quella costruita intorno al presunto “volere popolare”, espresso naturalmente dal voto, che è sacrosanto e assolutamente da tenere in considerazione, guarda il caso solo quando si esprimerebbe a favore della destra. Per altro intorno a questo presunto “volere popolare” la destra e parte dell’informazione italiana per settimane, dopo il voto europeo, hanno costruito un racconto distorto e strumentale sulla situazione politica nell’Unione europea e anche in Francia, con poca o per nulla attinenza con la realtà descritta invece dai numeri e dai dati. Secondo cui l’Unione europea prima e la Francia poi nelle scelte di governo dovrebbero necessariamente tenere conto del “volere popolare” che sarebbe tutto o quasi orientato a destra.

Emblematico ed esplicativo a tal proposito l’articolo pubblicato da Nicola Porro dal titolo “In Francia e Ue ignorano il volere del popolo”, non meno dell’editoriale pubblicato domenica scorsa da Luca Ricolfi su “Il Messaggero” dal titolo “La distanza tra i seggi e la volontà popolare”. In sintesi, il concetto espresso è che in Francia come in Europa la volontà popolare è chiaramente favorevole alla destra, anche più estrema, e si scontrerebbe con i cosiddetti “giochi di palazzo” e con macchinazioni elettorali studiate appositamente per mettere ai margini la destra stessa. Ma è davvero così? I numeri e non solo, se analizzati attentamente, dicono ben altro, fermo restando che una crescita della destra, anche estrema, è innegabile, ma non tale da poter dire che quella sia la reale “volontà popolare”.

In Francia, ad esempio, RN ha ottenuto al primo turno il 29% dei voti, un risultato sicuramente importante ma che non giustifica una simile congettura, non fosse altro già per il fatto che la sinistra del Nuovo Fronte Popolare, sempre al primo turno, si è fermata poco distante, al 28%. In realtà, come ben sottolineato dal prof. Saraceni, la volontà popolare al secondo turno si è espressa anche sin troppo chiaramente proprio per respingere quella che (non a torto) considerava “l’ondata illiberale e razzista” rappresentata dall’estrema destra di Le Pen e Bardella. “Si vota per difendere la democrazia, per riaffermare la democrazia, per riaffermare i suoi più alti valori” ha commentato il prof. Saraceni. Ed in questo senso la volontà popolare in Francia è stata sin troppo chiara.

Ancora più evidente, e decisamente differente da quella raccontata dalla destra e da parte dell’informazione, la situazione in Europa dove la crescita della destra c’è stata ma decisamente contenuta. Ed i numeri non lasciano dubbi. Nel Parlamento europeo, espressione del voto popolare nei 27 paesi Ue (quindi non di giochi di palazzo…), i due gruppi di destra, per altro non propriamente alleati, hanno complessivamente 141 dei 720 seggi complessivi, quindi rappresentano meno del 20% dell’elettorato europeo. I socialisti da soli hanno quasi lo stesso numero di seggi (136) e l’insieme delle forze di sinistra ha quasi 100 seggi in più, 235, quindi rappresenta quasi un terzo dell’elettorato europeo (il 32,7% per la precisione).

Per quale misteriosa ragione la volontà popolare sia rappresentata da quel 20% scarso e non dal 32,7% della sinistra o dall’oltre 35% del centro (Popolari e Renew) è un mistero tipicamente italiano…

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