Spalletti peggio di Canà, Gravina come Alice nel paese delle meraviglie: calcio italiano… nel pallone!
L’umiliante spettacolo offerto agli Europei in Germania e l’ennesimo fallimento della nazionale azzurra certifica ed evidenzia lo stato di profonda crisi in cui da anni è sprofondato il calcio italiano. Ma sia il presidente Gravina sia un imbarazzante Spalletti restano al loro posto…
Spalletti ha avuto rendere omaggio a Lino Banfi a 40 anni dall’uscita nei cinema italiani del film “L’allenatore nel pallone”. E bisogna ammettere che ci è riuscito alla perfezione, con l’unica differenza non di poco conto che almeno nel film alla fine Oronzo Canà (Banfi) centra miracolosamente il risultato (la salvezza della Longobarda), mentre il ct azzurro con la sua nazionale ha subito un’umiliante (per il modo con cui è maturata) sconfitta contro la Svizzera che ha messo fine al disastroso europeo degli azzurri. E’ meglio buttarla sull’ironia e sulla satira perché il giorno dopo l’eliminazione dell’Italia il quadro è se possibile ancora più fosco e allarmante per il sempre più derelitto calcio italiano.
Perché in qualsiasi paese civile, con dirigenti e tecnici che hanno un briciolo di amor proprio e di dignità, dopo quel penoso spettacolo, che si aggiunge al fallimento per la mancata partecipazione al mondiale del 2022 (la seconda di fila, preceduta dalle eliminazioni al primo turno nel 2010 in Sud Africa e nel 2014 in Brasile), i vertici federali e il ct della Nazionale avrebbero già dato le dimissioni, irrevocabili e immediate. Invece la conferenza stampa del giorno dopo Italia-Svizzera del presidente della Federazione, Gabriele Gravina per certi versi è stata ancora più sconcertante e imbarazzante della prestazione fornita dagli azzurri contro gli elvetici.
Doveva essere l’occasione per chiedere scusa a tutti i tifosi italiani e annunciare l’unica cosa seria e decente che si potrebbe e si dovrebbe fare in un momento come questo, un totale e profondo “repulisti”, a partire dal presidente, proseguendo per tutti i dirigenti, fino ad arrivare al ct Spalletti che, davvero, nel corso degli Europei ha fatto rimpiangere… Oronzo Canà! Nulla di tutto questo, solo una superficiale e vaga assunzione di responsabilità, con anche alcune affermazioni condivisibili sulla situazione generale del calcio italiano, sui tanti problemi che l’affliggono, sulle possibili soluzioni che si dovrebbero adottare. Con un piccolo, quanto significativo, particolare a rendere quelle dichiarazioni ancora più beffarde: a farle non è un osservatore esterno ma chi da 6 anni governa il calcio italiano e lo ha accompagnato nell’abisso in cui si è cacciato, senza mai neppure provare ad adottare alcuni di quegli accorgimenti che ora vengono menzionati.
“Non scappo dalle responsabilità – ha affermato Gravina – le critiche quelle costruttive vanno ascoltate, quelle strumentali, legati ad una richiesta di dimissioni invece no. Non esiste nell’ambito di una governance federale che qualcuno possa pretendere le dimissioni e governare dall’esterno il nostro mondo. Questo vale per politica sia per tutti gli altri che chiedono le dimissioni sia di Gravina che di Spalletti”. Una vergogna, un’autentica farsa che umilia ancor più dell’indecente prestazione dell’Italia contro la Svizzera il povero calcio italiano. D’altra parte, però, in un paese nel quale non si dimette ma addirittura continua a governare come se nulla fosse un presidente di Regione agli arresti domiciliari, figuriamoci se si poteva pensare ad un gesto di dignità da parte di chi ha fatto toccare il fondo al nostro calcio e di chi ha reso ridicola agli occhi dell’intero mondo calcistico la propria nazionale.
“Abbiamo l’esigenza di attivare la politica della valorizzazione del talento che c’è nei nostri giovani” ha continuato Gravina che, in versione Alice nel paese delle meraviglie, ha poi proseguito parlando della necessità di trovare provvedimenti e iniziative che facilitano l’utilizzo dei giovani promettenti nelle squadre in serie A e di progetti complessivi di crescita che aiutino il movimento. Ma, come direbbe Lubrano, per quale dannato motivo in questi anni 6 anni non hanno fatto nulla di tutto ciò, anzi, sostenendo le società nella richiesta del decreto crescita di fatto è andato esattamente nel senso opposto? Davvero un penoso teatrino, solo in quel meraviglioso paese al contrario può accadere che il principale responsabile della disastrosa situazione del calcio italiano si auto assegni il compito di provare a ritirarlo su, con provvedimenti e iniziative che, per misteriosi motivi, si è ben guardato di adottare in questi 6 anni.
Per altro vale la pena sottolineare come l’ennesimo fallimento della nazionale (che da due edizioni non si qualifica ai mondiali) è solo uno degli aspetti della profonda crisi che da anni attanaglia il calcio italiano, con un campionato sempre meno attrattivo e non all’altezza di quelli inglese, spagnolo e tedesco, regole mai chiare e sempre meno uguali per tutti, una giustizia sportiva che definire ridicola e inadeguata è semplicemente riduttivo e così via. Restando all’imbarazzante fallimento della nazionale, l’aspetto per certi versi più imbarazzante è che, da un minuto dopo la fine di Italia – Svizzera, stampa e pseudo opinionisti si affannano a sostenere che comunque il livello della nostra nazionale non è comunque quello visto in Germania, di fatto scaricando tutte le responsabilità su Spalletti (che sicuramente di colpe ne ha tantissime e altrettanto certamente ci ha messo molto nel suo in questa debacle).
Siamo di fronte alla solita autodifesa d’ufficio che fa leva anche sulla tradizionale scarsissima memoria di questo paese. Perché per settimane, prima che iniziassero gli Europei, l’informazione italiana aveva costruito false aspettative, sostenendo che, pur non essendo in assoluta la principale favorita, la nostra Nazionale aveva comunque le carte in regola per giocarsela, potendo contare comunque su un gruppo di buon livello. Nessuno di quelli che oggi recitano al de profundis del nostro calcio aveva anche solamente messo in discussione il reale valore di quella squadra, di quella rosa. Anzi, in molti erano andati addirittura oltre, lanciandosi in improbabili e farneticanti paragoni con il passato più glorioso. “Spalletti può contare sul blocco Inter come Bearzot poteva contare su quello Juve” ripetevano i principali quotidiani sportivi prima dell’inizio degli Europei, aggiungendo che il ct aveva la fortuna di poter contare su un giocatore come Barella “che si è confermato come uno dei centrocampisti più forti al mondo”.
Alla fine se ne è convinto anche il ct che, poco prima dell’esordio, a sua volta ha affermato che “il blocco Inter è fondamentale, sono giocatori forti come lo erano quelli del blocco Juve ‘82”. E già quello doveva essere il chiaro indizio che Spalletti era in preda ad un profondo stato confusionale. Perché, senza neppure scomodare l’eroe del mundial di Spagna “Pablito” Rossi, anche solo mettere a confronto Gentile, Cabrini e Scirea con Darmian, Dimarco e Baston è un’offesa al gioco del calcio, mentre Barella a Tardelli al massimo potrebbe pulire gli scarpini o portargli il borsone. E, per giunta, solo limitandoci alle squadre che abbiamo affrontato di centrocampisti decisamente superiori a Barella ne abbiano contati diversi (vari Xhaka, Freuler, Rodri, Fabian Ruiz, Pedri, Modric, Kovacic).
Per altro non bisogna certo essere dei fini esperti di calcio per sapere che la forza e il vero blocco Inter, dominante e senza avversari in Italia ma deludente e per nulla competitiva in Europa, è costituito da un centrocampo guidato perfettamente da Calhanoglu e Mkhitaryan, dalla straordinaria forza della coppia di attacco Martinez-Thuram. Al di là dell’improbabile blocco Inter, in realtà doveva essere sin troppo evidente che complessivamente la rosa della Nazionale in Germania non era affatto competitiva a grandi livelli. Appena sufficiente in difesa (ma distante anni luce dal livello della retroguardia con Cannavaro, Nesta, Materazzi o Chiellini, Bonucci, Barzagli), debolissima a centrocampo e semplicemente impresentabile in attacco, con due attaccanti centrali che probabilmente non giocherebbe e non sarebbero neppure la prima alternativa in nessuna delle nazionali presenti in Germania, per non parlare dei già citati esterni offensivi.
Certo, poi, in un simile contesto già precario Spalletti ci ha messo molto del suo, mandando in confusione una squadra già non eccelsa (per usare un eufemismo), cambiando improvvisamente modulo alla prima partita (senza poi tornare indietro), schierando giocatori fuori posizione, sbagliando tutto anche tatticamente. Dovrebbe onestamente farsi da parte, ma se, nonostante tutto, resta ancora al timone Gravina, allora non ci si può stupire se sarà ancora Spalletti a guidare la nazionale alla ricerca di un’improbabile riscossa…