Declino senza fine, prosegue la demolizione della sanità pubblica


Ennesimo appello dei sindacati di categoria che denunciano l’irreversibile agonia della sanità pubblica nel nostro territorio, frutto delle scelte della Regione e della direttrice generale dell’Ast 5 di Ascoli ma anche dell’indifferenza delle istituzioni locali

Sembra proprio che al declino non ci sia mai fine. E la sanità privata avanza…”. Si conclude così l’ennesimo appello lanciato dai sindacati (Cgil, Cisl, Nursing, Fials, Ugl) che continuano a denunciare l’irreversibile agonia della sanità pubblica nel nostro territorio, nella più assoluta e inaccettabile indifferenza delle istituzioni locali. Naturalmente sotto accusa è innanzitutto la direttrice generale dell’Ast 5 di Ascoli, dottoressa Natalini, le cui scelte stanno di fatto contribuendo a demolire la sanità ascolana. Ma anche le istituzioni locali che osservano la distruzione della nostra sanità senza neppure provare a fare qualcosa.

La dott.ssa Natalini guarda già altrove – si legge nella nota dei sindacati – continua a smantellare pezzo dopo pezzo il servizio pubblico con l’incomprensibile silenzio della politica regionale e dei sindaci del territorio i quali, pur avendo ricevuto decine e decine di segnalazioni da parte nostra, mai hanno ritenuto di incontrarci o di intervenire per salvaguardare la salute dei loro concittadini”. In realtà la Regione, in particolare il governatore Acquaroli e l’assessore alla sanità Saltamartini, con le proprie scelte penalizzanti per il nostro territorio è la principale responsabile della situazione, con la complicità dei sindaci di Ascoli e San Benedetto che non hanno mai neppure provato a difendere e tutelare i sacrosanti diritti dei loro concittadini.

Davvero incomprensibile l’atteggiamento di Spazzafumo, mentre da tempo si è capito che per Fioravanti è molto più importante tutelare la propria parte politica e il proprio partito (di cui fa parte Acquaroli) piuttosto che i cittadini ascolani. Aveva promesso che era pronto a tutto pur di difendere la sanità picena e l’ospedale ascolano, invece in 5 anni ha accettato in silenzio ogni genere di penalizzazione imposta dal suo compagno di partito che, di fatto, ha umiliato e ridotto ai minimi termini l’ospedale Mazzoni. Poi in campagna elettorale non si è fatto alcuno scrupolo di prendere in giro i cittadini ascolani (molti dei quali evidentemente ci hanno preso gusto ad essere presi in giro…), con quel penoso e patetico teatrino dell’intervista con la direttrice dell’Ast 5 sul divanetto rosso, con lo scopo di rassicurare tutti, di raccontare la solita  “favoletta” del va tutto bene o quasi.

Per altro in quell’occasione si era parlato, sempre in toni assolutamente rassicuranti, della situazione precaria degli anestesisti, con la Natalini e Fioravanti che avevano assicurato che non ci sarebbero stati intoppi e conseguenze per i cittadini. Oggi, però, la realtà racconta tutta altra storia, con pazienti che devono sottoporsi ad interventi chirurgici (non urgentissimi ma neppure rimandabili a lungo termine) inseriti in una lunga lista di attesa, senza alcuna certezza su quando potranno effettuare l’intervento necessario, proprio per la carenza di anestesisti. E sempre la cruda realtà, in contrasto con la propaganda della direttrice generale e del rieletto sindaco di Ascoli, racconta anche della sconcertante chiusura delle risonanze magnetiche nel pomeriggio.

La sfrenata razionalizzazione del personale posta in essere dalla direzione dell’AST anche per quanto riguarda la sostituzione dei tecnici di radiologia dimessisi e di quelli collocati in quiescenza, per un totale di 5 unità, ha comportato la chiusura delle risonanze magnetiche durante il pomeriggio nonché la presenza di un solo tecnico nelle ore notturne con le gravi disfunzioni già createsi in danno all’utenza Picena la quale potrà fruire di detta prestazione solo in caso di assoluta urgenza. Un ulteriore colpo alla sanità pubblica picena in favore del privato” denunciano i sindacati. Che poi evidenziano come “l’attuale organizzazione del servizio, inoltre, comporta squilibrati carichi di lavoro con la relativa mobilitazione del personale coinvolto.

Tale gravissima carenza di personale che riguarda in primis i sanitari, ma anche i tecnici e gli amministrativi, oltre a compromettere il clima ambientale in tutti i posti di lavoro, ha comportato l’attivazione delle “prestazione aggiuntive” al costo medio di Euro 480 per ciascun turno di lavoro con il conseguente esaurimento, già a giugno 2024, della quasi totalità dello stanziamento all’uopo determinato. Con tali risorse, pari al triplo del costo di un dipendente a tempo determinato, si sarebbe potuto tranquillamente implementare la dotazione organica assicurando un servizio ben diverso e sicuramente più stabile per la collettività. La paradossale ipotesi, infine, di ricorrere a dipendenti interinali per far fronte alle carenze di personale comprometterà ulteriormente la bontà del servizio pubblico del territorio già fortemente depauperato. C’è da chiedersi come sia possibile che tutto ciò accada, sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno intervenga”.

Siamo indignati – si legge ancora nella nota dei sindacati – per le improvvide scelte che la direzione generale dell’Ast si ostina a portare avanti nonostante i nostri gridi di allarme. Al di là del trattamento riservato ai lavoratori, sottopagati rispetto alla normativa e privati dei diritti che il Contratto dovrebbe garantirgli, l’azienda sanitaria del territorio sta operando sistematicamente per smantellare quel poco che l’ente pubblico ancora offriva ai cittadini del Piceno. E infatti, mentre la dott.ssa Natalini inaugura nuovi servizi, per i quali però non investe risorse umane distogliendole da altre unità operative, riscontriamo che la Tac appena acquisita per il Madonna del Soccorso di San Benedetto è ferma per un guasto, mentre le risonanze dei due ospedali resteranno chiuse i pomeriggi per carenza di tecnici di radiologia.

Eppure, quando lamentiamo le decisioni della Direzione che, mese dopo mese, mette mano al documento di programmazione del personale aumentandone i tagli, la stessa afferma, provocatoriamente, che il personale dell’Ast sia troppo. Come interpretare dunque la scelta che sta operando in queste ore di ricorrere al personale interinale? Perché mai mandare via personale precario che si è speso per questo territorio, ha acquisito competenze, ha maturato speranze, se poi, al netto dei comunicati stampa, si è costretti a ricorrere alle agenzie per il lavoro, investendo di responsabilità lavoratori dipendenti di terzi che mai acquisiranno affezione per questa azienda pur di mantenere i servizi?”.

Un quadro disarmante che sembra dimostrare come la strada sia tracciata, passo dopo passo, volontariamente o meno, le scelte della Regione e le decisioni della direttrice dell’Ast 5 di fatto stanno demolendo la sanità pubblica nel nostro territorio, a vantaggio di quella privata. Con l’avvallo delle istituzioni locali che, per inettitudine o per disciplina di partito, da tempo hanno abdicato, rinunciando anche solo a provare di difendere i sacrosanti diritti dei propri concittadini.

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