Gradimento “a picco”, l’irreversibile discesa del governatore marchigiano Acquaroli
Secondo l’annuale rilevamento della Swg Acquaroli è il governatore regionale che fa segnare la perdita più consistente rispetto al 2023, con un ulteriore -4% che fascendere il suo gradimento al 36% (dal 45% da cui era partito). Non solo il disastro sanità tra le cause della debacle
Non c’era certo bisogno dell’annuale rilevamento della Swg sul gradimento dei presidenti di Regione per scoprire che quello del governatore marchigiano Acquaroli è sempre più in picchiata. Né stupisce più di tanto che sia il presidente di Regione che, rispetto allo scorso anno regredisce più di tutti gli altri. Un’irreversibile discesa iniziata già negli anni passati e proseguita lo scorso anno, con una perdita addirittura del 4% in solo 12 mesi. Che si è ripetuta anche nell’ultimo rilevamento della Swg che vede Acquaroli scivolare all’undicesimo posto con un gradimento del 36% rispetto al 40% del 2023 (era partito dal 45%). “Lo diciamo da tempo che l’operato disastroso suo e della sua giunta è sotto gli occhi di tutti – commenta in una nota il Pd Marche – impossibile nascondere quanto poco e quanto male ha fatto, anche i suoi elettori se ne sono accorti”.
In un quadro generale nel complesso disarmante, è del tutto evidente che ad incidere in maniera determinante nel crollo del gradimento del governatore marchigiano è soprattutto il disastro sanità. Quando Acquaroli si è insediato la sanità marchigiana aveva sicuramente delle problematiche serie da risolvere, era caratterizzata da un evidente squilibrio, con la parte sud delle Marche (la provincia di Ascoli) fortemente penalizzata, ma anche con alcune invidiabili eccellenze. In questi ultimi 3 anni e mezzo la situazione è drasticamente precipitata, ai problemi che c’erano, che si sono ulteriormente aggravati, se ne sono aggiunti altri, grazie ad una serie di scelte a dir poco discutibili la nuova giunta regionale è riuscita a mettere in difficoltà anche le principali eccellenze in campo sanitario (come ad esempio il Torrette di Ancona) e, nonostante un evidente peggioramento complessivo della situazione, si è accentuato notevolmente il divario tra il resto della regione e il sud delle Marche, pesantemente penalizzato e sempre più Cenerentola delle Marche.
Si potrebbero scrivere pagine e pagine per elencare tutti le gravi problematiche della sanità marchigiana, limitandoci solo agli ultimi rilevamenti secondo il report dell’Agenas reso noto nei giorni scorsi le Marche sono tra le peggiori d’Italia per tempi di attesa nei Pronto Soccorso, con solamente la Sicilia che ha fatto peggio. Solo pochi giorni prima il Rapporto Bes dell’Istat evidenziava il netto peggioramento nell’accesso alle cure mediche nelle Marche, con la nostra regione ancora una volta tra le peggiori d’Italia con circa 150 mila marchigiani (il 9,7% rispetto alla media nazionale del 7%) che hanno dovuto rinunciare nel 2023 a prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per problemi economici o per le interminabili attese.
E proprio il problema delle liste di attesa è per certi versi il simbolo non solo del fallimento della politica sanitaria di Acquaroli ma anche di come, volontariamente o meno, di fatto nelle Marche la sanità pubblica sia sempre più una chimera, a vantaggio di quella privata. In campagna elettorale l’attuale governatore e la sua coalizione aveva espressamente indicato nelle liste di attesa una delle priorità, tre anni e mezzo dopo la situazione è purtroppo decisamente peggiorata. In tal senso il report di Eures e Adoc dal titolo “Sanità pubblica e tutela della salute. Radiografia di un diritto negato”, reso noto proprio nei giorni scorsi, è per la nostra regione semplicemente disarmante ed evidenzia come i tempi di attesa nelle Marche siano notevolmente peggiorati praticamente per qualsiasi prestazione sanitaria e, al tempo stesso, come cresce in misura impressionante il ricorso ai privati (per chi può permetterselo…).
Sempre a proposito delle liste di attesa, un dato per certi versi ancor più imbarazzante è quello relativo ai fondi stanziati nel 2022 dal governo a beneficio delle Regioni per il recupero delle prestazioni sanitarie (visite e interventi compresi) non effettuati nel periodo della pandemia. Mentre la maggior parte delle Regioni ha utilizzato il 100% dei fondi (o poco meno), recuperando tutte le prestazioni non effettuate, incredibilmente le Marche sono riuscite ad utilizzare appena il 36% di quei fondi (e di conseguenza hanno recuperato poco più di un terzo delle prestazioni da recuperare). Ma, visto che al peggio non c’è mai fine, la Regione, utilizzando i fondi non spesi per l’anno in corso, non solo ha cercato di far credere che fosse un nuovo stanziamento ma, come sottolineato dal consigliere regionale Carancini, ha destinato il 41% di quei fondi ai privati.
Come anticipato, si potrebbe parlare ancora a lungo del disastro sanità, magari ricordando anche come il nuovo piano regionale sanitario fortemente voluto da Acquaroli e dall’assessore Saltamartini come ampiamente previsto si sta rivelando un fallimento. Ma è doveroso ricordare che non c’è solo la sanità a determinare un giudizio così negativo da parte dei marchigiani nei confronti della gestione Acquaroli. A preoccupare ed allarmare è anche la situazione economica, con i dati diffusi nei giorni scorsi dall’ultimo aggiornamento trimestrale di Movimprese che confermano l’andamento oltremodo negativo. Infatti nel primo trimestre del 2023 si è registrato un saldo negativo di ben 746 imprese, praticamente nel territorio marchigiano chiudono 8 imprese al giorno.
Un dato impressionante che, però, è purtroppo solo la conferma di un trend disarmante che prosegue da qualche anno. Infatti negli ultimi 3 anni si registra un saldo negativo di oltre 13 mila imprese (13.307 per l’esattezza), pari al 9,1%. In media le Marche perdono quasi 4.500 imprese all’anno, nella maggior parte dei casi si tratta di piccole e medie imprese che, pure, da sempre rappresentano l’asse portante dell’economia marchigiana. Situazione critica e complessivamente molto negativa anche per quanto riguarda la ricostruzione post terremoto, un’altra delle priorità indicate in campagna elettorale da Acquaroli. Al netto del fiume di proclami si procede a dir poco a rilento, anche perché bisogna ammettere che dal governo centrale non arriva certo un grande aiuto, anzi, in diversi casi si sono verificate autentiche e incomprensibili penalizzazioni.
Con il governatore Acquaroli che mai, neppure per caso, è sceso in campo per difendere i legittimi interessi del proprio territorio regionale, dei cittadini marchigiani, dimostrando che per lui e per la destra al governo della Regione gli interessi del proprio partito e della propria parte politica vengono prima di ogni altra cosa. Alla faccia della tanto decantata “filiera politica” che avrebbe dovuto portare chissà quale benefici al territorio marchigiano e che invece si sta rivelando un clamoroso e pesantissimo boomerang. L’esempio più emblematico è la gravissima esclusione (soprattutto per il sud della regione, per la nostra provincia) delle Marche dalla Zes istituita per decreto dal governo Meloni su tutto il territorio meridionale, fino all’Abruzzo, con appunto l’esclusione della nostra regione. Senza che Acquaroli e gli altri assessori proferissero parola, tentassero quanto meno di far presente alla presidente del Consiglio e al suo governo quanto simile decisione fosse penalizzante per le Marche.
Si potrebbe proseguire ancora a lungo ma già così è più che chiaro il quadro e la situazione in cui è sprofondata la nostra regione con la destra e Acquaroli alla guida. Al punto che forse ci si dovrebbe sorprendere e stupire che ci sia ancora una percentuale di marchigiani che non esprimono un giudizio negativo sull’operatore del governatore regionale…