A piccoli passi verso la Legapro, solo la matematica tiene in vita l’Ascoli
A 4 giornate dalla fine in teoria ci sarebbe ancora spazio per evitare il peggio. Ma come si fa a mantenere viva la speranza con una squadra che, non solo non segna, ma praticamente non tira mai in porta e non riesce mai a rendersi pericolosa…
E’ triste doverlo ammettere ma è arrivato il momento di guardare in faccia alla realtà: l’Ascoli ha un piede in Legapro. In realtà la matematica lascerebbe ancora ampi margini di speranza, al punto che addirittura anche un pareggio a Terni manterrebbe in gioco, almeno per i playout, i bianconeri, ma è quello che si continua a vedere in campo che induce a pensare che il destino dell’Ascoli sia praticamente scritto. D’altra parte se una squadra che dovrebbe vincere per risalire, non solo non segna, ma praticamente non tira mai in porta, razionalmente come si fa a mantenere ancora viva la speranza?
Addirittura neppure su rigore i bianconeri riescono a segnare e, dopo l’errore di Nestorovski dagli undici metri, è stato impossibile non ripensare sinistramente a quello fallito nel maggio 2013 da Fossati a pochi minuti dalla fine di Ascoli – Ternana, anche quella una partita assolutamente da vincere e invece terminata sul risultato di 1-1. A causa di quel pareggio la settimana successiva l’Ascoli si presentò a Cittadella con l’obbligo di vincere e, dopo aver averci provato inutilmente per tutta la partita, finì per perdere nel recupero, retrocedendo in Legapro. La differenza è che allora eravamo alla penultima e all’ultima giornata, mentre ora mancano ancora 4 turni per completare il campionato.
Ma in qualche modo l’effetto dello 0-0 contro il Modena è lo stesso perché ora l’Ascoli dovrà a tutti i costi cercare di vincere al Liberati. Come anticipato, in realtà anche un pareggio non chiuderebbe comunque il discorso, rimandando alla successiva sfida al Del Duca contro il Cosenza la cosiddetta “ultima spiaggia”. Però è di tutta evidenza che solo conquistando i 3 punti contro gli umbri tornerebbero ad essere concrete le possibilità di evitare il peggio. Il problema è che la squadra vista sabato contro il Modena solo grazie ad un episodio fortunato o ad un regalo degli avversari sembra in grado di poter trovare la via della rete.
A voler essere pignoli e pessimisti, in realtà contro i canarini l’episodio fortunato e il regalo degli avversari ci sono stati, perché il calcio di rigore è arrivato non certo per fermare un’azione in qualche modo pericolosa, ma per una colossale ingenuità di Riccio che ha trattenuto Zedadka che non aveva alcuna possibilità di arrivare su quel cross, facile preda di Gagno. Ma l’errore di Nestorovski (che non ha calciato benissimo, anche se qualche merito bisogna darlo anche al portiere emiliano) ha vanificato tutto. Lo abbiamo sottolineato più volte, i limiti in fase offensiva di questa squadra sono impressionanti, anzi, non ci sono dubbi che da questo punto di vista l’Ascoli è la formazione peggiore della serie B (Lecco e Feralpi sono dietro perché subiscono molti più gol dei bianconeri).
In tal senso la partita contro il Modena può essere presa come emblema, bisognava vincere a tutti i costi e per gran parte della partita l’Ascoli ha spinto, ha provato ad attaccare, senza però rendersi mai pericoloso e senza mai riuscire a creare qualcosa che assomigliasse anche solo lontanamente ad un’occasione da gol. Come detto anche il calcio di rigore, l’unica reale possibilità dei bianconeri di segnare, è arrivato grazie ad un’ingenuità degli avversari. E’ anche vero che non era certo facile giocare contro una squadra che, in pieno stile Bisoli, per gran parte della gara si è chiusa nella propria metà campo, picchiando come fabbri (anche grazie all’arbitro Ayroldi che lo ha permesso).
Ma è sconfortante il fatto che in 90 minuti non si sia vista un’azione degna di tal nome o una verticalizzazione, che i due esterni non abbiano mai saltato l’uomo o siano arrivati sul fondo per crossare, che i 4 attaccanti non abbiamo mai avuto l’opportunità di calciare in porta e che il primo (e unico) cross degno di tal nome sia arrivato quasi a fine partita (per opera di Celia). In un simile contesto diventa quasi superfluo anche discutere delle scelte di Carrera, non tutte convincenti. In una gara in cui era sin troppo facile prevedere che l’Ascoli sarebbe stato costretto a fare gioco, ad esempio, sarebbe stato più logico schierare dall’inizio in mezzo al campo Caligara piuttosto che Giovane.
Così come la presenza in area di un attaccante forte di testa come Nestorovski avrebbe dovuto indurre a schierare l’unico in rosa in grado di mettere qualche cross interessante, Celia, magari spostando a destra, come è avvenuto nella parte finale di gara, Zedadka, al posto del sempre encomiabile (per impegno) Falzerano i cui limiti tecnici in fase offensivi sono imbarazzanti. Probabilmente non sarebbe cambiato molto, visto il livello complessivo della squadra. E non consola il fatto che, per la terza partita consecutiva, la porta bianconera è rimasta inviolata, anche perché questa volta bisogna ringraziare soprattutto Vasquez, autore di due grandi interventi, e anche Zedadka per il salvataggio sulla linea. Perché, ironia della sorte, il Modena che per gran parte della partita ha pensato solo a difendersi e picchiare, quando, ad inizio e fine gara, si è fatto vedere in avanti è risultato molto più pericoloso dell’Ascoli, creando 3-4 occasioni da gol.
A fine partita, poi, è arrivata la solita dichiarazione improntata all’ottimismo di Pulcinelli e le inutili e tardive proteste dei tifosi fuori dallo stadio. Non dovremmo neppure ribadirlo, il patron bianconero è il primo e principale imputato ed il responsabile primo di questo disastro, ma per una volta siamo costretti ad essere d’accordo con lui (e quasi ci vergogniamo per questo…) quando sostiene che le proteste dei tifosi in questo momento sono solo controproducenti. Purtroppo la squadra, con i suoi enormi limiti, è questa, non è un problema di impegnarsi o meno, non è un problema di tenere o meno alla maglia (siamo certi che a nessuno dei giocatori convenga o possa far piacere retrocedere), molto più semplicemente e banalmente la rosa dell’Ascoli è di bassissimo livello e i bianconeri, purtroppo, occupano la posizione in classifica che meritano e che corrisponde esattamente al loro valore.
E, molti di quelli che ora “strepitano” e protestano, sono gli stessi che ad agosto e a gennaio se la prendevano duramente, fino ad accusarli di non amare l’Ascoli o addirittura di “gufare”, contro chiunque sosteneva che questa squadra, con l’organico costruito dalla società, avrebbe avuto grosse difficoltà e avrebbe rischiato il peggio. Bisognava protestare allora, quando forse ancora si poteva fare qualcosa, ora bisogna solo sforzarsi di aiutare questa squadra così scarsa (ed in effetti per tutti i 90 minuti i tifosi bianconeri hanno sostenuto l’Ascoli), sperando in una sorta di miracolo. Che, come la storia insegna, qualche volta nel calcio accade realmente…