“Bufale” olimpiche, all’Italia la medaglia d’oro


La rinuncia alle Olimpiadi da parte della fidanzata di Sinner scatena i soliti giornali di destra che, dal nulla, costruiscono la “bufala” della rinuncia polemica dell’improbabile patriota russa. Che in realtà è per metà ucraina e ha preso posizione contro la guerra e per l’Ucraina

A 20 giorni dall’inizio delle Olimpiadi di Parigi, l’Italia una medaglia d’ora l’ha già conquistata: quella della disinformazione. D’altra parte ormai da qualche tempo siamo il paese leader per produzione di “bufale”, con il consistente contributo non solo di una folta schiera di siti che impazzano sui social ma anche della cosiddetta informazione tradizionale (tv e giornali). E proprio quest’ultima nei giorni scorsi ha montato la colossale “bufala”, poi diventata immediatamente virale sui social, che riguarda la nuova fidanzata di Jannik Sinner, la tennista russa Anna Kalinskaja che non parteciperà alle Olimpiadi di Parigi.

Infatti il Comitato olimpico (Cio) ha pubblicato il primo elenco (che verrà aggiornato e completato nei prossimi giorni) di atleti invitati ai giochi olimpici come “atleti individuali neutrali” (senza bandiera e senza inno nazionale, sostituito dall’inno olimpico, in caso di vittoria), evidenziando per ognuno di loro se hanno accettato l’invito o no. E a fianco della tennista attualmente n. 26 al mondo è scritto “invitation declined” (invito declinato). La diretta interessata non ha proferito parola in proposito, non ha confermato la rinuncia (ma, in quello stesso periodo, è iscritta al torneo 500 di Washington) né tanto meno ne ha spiegato le motivazioni che, però, per chi conosce anche un minimo il tennis professionistico sono sin troppo facili da comprendere.

Però tanto è bastato per dare il via nel nostro paese ad una vergognosa e strumentale campagna di disinformazione, con la costruzione della notizia secondo cui quello della Kaliniskaja sarebbe un rifiuto polemico, dettato dal suo spirito patriottico, fondata sul nulla, ampiamente e inesorabilmente smentita dai fatti.  A dare il via a questa indecente campagna di disinformazione è stato il giornale del partito della presidente del Consiglio, “Il Secolo d’Italia” che non sembra avere dubbi in proposito, tanto da titolare, nell’articolo pubblicato il 2 luglio scorso, in maniera inequivocabile: “Niente bandiera? La fidanzata di Jannik Sinner dice no alle Olimpiadi di Parigi”. Sulla stessa linea un altro dei “giornalacci” di destra, “Libero”, con un articolo con il titolo praticamente identico. “Anna Kalinskaja, niente bandiera russa? Il gran rifiuto olimpico di lady Sinner”.

Inevitabilmente, nello spazio di pochissimo tempo, una “bufala” del genere non poteva non diffondersi sui social e diventare subito virale, arricchita con contenuti surreali, quasi “strappalacrime” se solo avessero un minimo di fondamento. “Non ci sarà la mia bandiera, non suonerete il mio inno” titola uno “struggente” post pubblicato da Vox Italia e, in sequenza, da tanti altri siti. Che poi prosegue in maniera ancora più surreale “Anna Nikolajevna Kaliniskaja, una delle più forti tenniste russe, si rifiuta di partecipare alle Olimpiadi di Parigi perché le impediscono di farlo con la sua nazionale! Le Olimpiadi sono la massima aspirazione per ogni atleta. Una decisione difficilissima ma comprensibile. Onore a questa patriota”.

Una colossale “baggianata”, uno sconcertante stravolgimento e capovolgimento della realtà frutto del solito letale mix tra demagogica propaganda ideologica e la più profonda e totale ignoranza, intesa come mancata conoscenza dei fatti di cui si sta parlando. Eppure sarebbe stato sufficiente molto poco, sarebbe stato sufficiente conoscere i criteri stabiliti dal Cio per poter invitare come “atleti neutrali” russi e bielorussi alle Olimpiadi di Parigi. Che prevedono come condizione assolutamente vincolante l’aver manifestato contrarietà alla guerra e alle politiche di aggressione della Russia di Putin, oltre all’appoggio e alla solidarietà alla popolazione ucraina.

Ma, d’altra parte, che la Kaliniskaja condivida pienamente quei principi, e quindi sia esattamente l’opposto dei quella patriota descritta da quei giornali, è del tutto naturale e logico, visto che la fidanzata di Sinner è per metà russa (il padre) e per metà ucraina (la madre). E, soprattutto, che la sua posizione in proposito è nota, perché espressa in una conferenza stampa alla quale si era presentata indossando una sciarpa con lo slogan “stop war, only peace”. “E’ molto triste e spaventoso vedere il popolo ucraino soffrire e so che la gente in Russia non vuole questa guerra, tutti chiediamo che finisca presto” ha affermato la tennista 25enne, condividendo la posizione espressa da due suoi colleghi, Rublev e Kasatkina, anche loro descritti in quegli articoli come patrioti che rinunciano alle Olimpiadi per gli stessi motivi.

Peccato, però, che in realtà entrambi hanno ampiamente manifestato le ragioni di quella scelta che sono strettamente legate alla programmazione della seconda parte di stagione e alle esigenze di classifica. Già perché, chi conosce un po’ il tennis lo sa perfettamente, a differenza degli atleti di altri sport, per i tennisti le Olimpiadi non sono affatto la massima aspirazione, anzi, ed è sempre elevata la percentuale di quanti rinunciano alla partecipazione per esigenze di classifica e di programmazione. Basterebbe pensare che dei 100 tra giocatori e giocatrici che, per classifica, avrebbero diritto a partecipare al torneo olimpico addirittura il 40% (40 giocatori) ha deciso di rinunciare, preferendo partecipare a tornei importanti che si tengono in contemporanea negli Stati Uniti (a Washington), che mettono in palio punti importanti e sono la dimostrazione di come le Olimpiadi non siano certo la priorità per il tennis, anche per prepararsi al meglio alla stagione sul cemento (il torneo olimpico di Parigi si gioca sulla terra) che parte proprio a ridosso delle Olimpiadi e prevede due importantissimi Master 1000 e il quarto Slam, gli UsOpen.

E’ quindi nella logica che moltissimi giocatori e giocatrici preferiscano rinunciare al torneo olimpico per prepararsi e affrontare al meglio la fondamentale parte finale della stagione ed è oltremodo significativo che al femminile la Wta abbia avuto non pochi problemi a completare il tabellone olimpico perché, alle rinunce di molte giocatrici in classifica, si sono aggiunte anche quelle delle cosiddette wild card (riservate a tennisti non in quelle graduatorie ma invitati dalle due federazioni per motivi di prestigio) come l’inglese Raducanu e la spagnola Badosa, preferendo anche loro i tornei negli Stati Uniti. E’ del tutto evidente, quindi, che la Kaliniskaja ha seguito la stessa strada di tanti altri tennisti, ha fatto determinate scelte sulla base delle esigenze di classifica e di programmazione della parte finale della stagione (non a caso l’iscrizione al torneo di Washington risale ad inizio stagione), altro che improbabile patriottismo o attaccamento alla bandiera e all’inno.

Per altro sarebbe a dir poco singolare che la fidanzata di Sinner e gli altri tennisti russi si ricordino della bandiera e dell’inno solo ora, visto che da più di 2 anni partecipano a tutti i tornei come atleti neutrali, senza la bandiera russa, senza neppure l’indicazione della nazione di provenienza e senza l’inno del proprio paese da far suonare, nei tornei in cui è previsto, nel caso di vittoria. Come è accaduto a Midland (Stati Uniti) proprio alla Kaliniskaja, vincitrice del torneo e premiata senza che venisse suonato l’inno russo o venisse issata la bandiera russa (come, invece, è sempre avvenuto). E la fidanzata di Sinner era comprensibilmente sorridente e felice e non ha in alcun modo manifestato il minimo disagio. Infine, ad ulteriore dimostrazione di come nella costruzione di certe “bufale” non è in alcun modo importante avere anche solo un minimo di appiglio con la realtà, numeri e dati demoliscono la costruzione che vuole gli atleti russi disertare e declinare in massa l’invito alle Olimpiadi in nome del loro presunto patriottismo.

Al momento, sulla base della lista pubblicata dal Cio da completare e aggiornare, l’85% degli atleti russi invitati alle Olimpiadi come “atleti neutrali” hanno accettato e confermato la partecipazione, percentuale che sale addirittura fin quasi al 95% escludendo il tennis.

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