Pulcinelli e Castori spingono l’Ascoli verso il baratro, ultima chiamata per evitare il disastro
L’allenatore bianconero, prima con le dichiarazioni pre gara, poi con scelte discutibili e i soliti incomprensibili cambi, conferma di essere in stato confusionale ma Pulcinelli continua ad aspettare. Domenica al Del Duca contro il Lecco obbligatorio vincere
Non è facile continuare a sperare nella salvezza dopo aver perso una partita come quella di Marassi. Però la classifica e il fatto che manchino ancora 9 partite sono lì a dimostrare che ancora si può evitare quanto meno la sciagura della retrocessione diretta. E siamo sempre più convinti, dopo la partita di Genova ma anche e soprattutto dopo gli eventi e le parole degli ultimi giorni, che le possibilità dell’Ascoli aumenterebbero notevolmente se in panchina non ci fosse più Castori. “Con te fino all’inferno” aveva affermato qualche settimana fa Pulcinelli che, però, dopo la beffa di Marassi non ha escluso l’esonero del tecnico di Tolentino.
E’ chiaro, però, che ora il tempo è davvero scaduto, se esonero deve essere deve avvenire nelle prossime ore. Perché domenica arriva la partita che non si può sbagliare, da vincere a tutti i costi. E, nel malaugurato caso in cui i bianconeri non riuscissero a battere il Lecco, probabilmente a quel punto il cambio in panchina sarebbe del tutto inutile. Se dovessimo essere noi a decidere non avremmo il minimo dubbio (anzi, l’avremmo fatto già da tempo), come abbiamo già sottolineato la settimana scorsa, ribadiamo con ancora maggiore convinzione, soprattutto dopo quello che abbiamo visto e sentito nelle ultime 48 ore, che Castori è ormai vittima di un irrecuperabile stato confusionale. Ed una società seria e attenta avrebbe deciso il destino del tecnico di Tolentino già dopo le sconcertanti affermazioni fatte alla vigilia della partita con la Samp.
Perché sostenere che l’Ascoli sta comunque facendo un buon cammino, con i bianconeri al terz’ultimo posto che vorrebbe dire retrocessione in Legapro, nella migliore delle ipotesi significa aver perso il senso della realtà. E aggrapparsi al fatto che Pedro Mendes contro la Reggiana non è sceso in campo già infortunato, per respingere le accuse di avere in qualche modo causato l’infortunio del porteghese, è un insulto all’intelligenza dei tifosi bianconeri. Perché le critiche nei suoi confronti non nascevano certo da supposizioni sulle presunte condizioni dell’attaccante portoghese ad inizio partito ma semplicemente dalla constatazione che è stato un assurdo e un azzardo, pagato poi a caro prezzo, lasciarlo in cambio quando l’Ascoli è rimasto in 10, sostituendo invece il freschissimo Pablo Rodriguez solo da pochi minuti in campo, perché era sin troppo evidente che Pedro Mendes era palesemente affaticato, tanto che più volte, nei minuti precedenti l’espulsione di Viviano, si era fermato in mezzo al campo piegato sulle ginocchia.
Certo poi un’eventuale vittoria o, comunque, un risultato utile a Marassi avrebbe attenuato l’eco di quelle farneticazioni. Invece è arrivata una sconfitta, durissima da digerire, dopo che per 70 minuti i bianconeri avevano accarezzato il sogno del “colpaccio”. E ancora una volta le scelte, iniziali e soprattutto nel corso della partita, di Castori hanno suscitato enormi perplessità (per usare un eufemismo…). Sperando che il risentimento muscolare di Botteghin sia reale (ma, al tempo stesso, non grave al punto da costringere il brasiliano a saltare anche Ascoli – Lecco), è impossibile comprendere per quale ragione l’allenatore bianconero abbia scelto di schierare Quaranta nella difesa a tre, dirottando Mantovani a destra.
Come se non bastasse a sinistra, davanti a Quaranta, ancora una volta Castori ha schierato Zedadka che, come al solito, non ha spinto, non è stato minimamente incisivo e, al tempo stesso, non ha coperto adeguatamente. Perché l’allenatore bianconero continui a preferirlo a Celia è a dir poco un mistero. Questa volta, poi, il francese è rimasto in campo è rimasto in campo fino alla fine, risultando decisivo nella debacle finale dell’Ascoli. Non è certo un caso che la Sampdoria, anche quando era in difficoltà, fino a che non è entrato Esposito ha attaccato e creato problemi quasi esclusivamente da quella parte. Ancora una volta, però, il capolavoro al contrario il tecnico di Tolentino l’ha realizzato con i cambi nel corso della partita.
All’ingresso ad inizio ripresa di Esposito, che aveva dato alla Samp una fisionomia decisamente più offensiva e aveva portato un po’ di vivacità, Castori ha risposto con un incomprensibile a autolesionistico azzardo, inserendo un giocatore offensivo come D’Uffizi al posto di un centrocampista come Caligara (oltre che Nestorovski al posto di Duris). Poco dopo, poi, l’inserimento di Maiga Silvestri al posto di Pablo Rodriguez, altra mossa che definire poco comprensibile è riduttivo. Al di là del fatto che non si capisce per quale dannata ragione si decide di stravolgere l’assetto di una squadra che sta tenendo bene il campo (e che, particolare non irrilevante, è in vantaggio), dopo quei cambi l’Ascoli ha perso compattezza, si è pericolosamente allungata e la Samp ne ha approfittato.
A completare l’opera, dopo l’1-1 di Kasami, il colpo di genio di sostituire uno dei migliori, come Falzerano, per inserire Celia e spostare Zedadka a destra. Un clamoroso autogol pagato a prezzo perché, guarda il caso, il gol del definitivo 2-1 è arrivato proprio da quella parte, con lo stesso Zedadka in ritardo nella chiusura su Barreca che così ha potuto fare quello che, con Falzerano da quella parte, non era mai riuscito a fare nel corso della partita, cioè mettere i suoi pericolosi cross in area. Certo poi bisognerebbe capire come è possibile che, a difesa schierata, due giocatori doriani fossero liberissimi a centro area (Esposito che ha mancato l’intervento di testa, De Luca che indisturbato ha spinto la palla in rete).
Eppure la partita si era subito messa come meglio non poteva. Trovato, praticamente al primo affondo, il gol con Duris (grazie alla determinante deviazione di Ghilardi che ha messo fuori causa il portiere), l’Ascoli ha disputato un buonissimo primo tempo, non limitandosi solo a difendere il vantaggio e a non far giocare la Sampdoria, ma mettendo insolitamente in mostra buone trame di gioco. Grazie alla vivacità di Pablo Rodriguez e Duris, insieme alla solita spinta sulla destra di Falzerano e a qualche sprazzo di Caligara. Certo, nonostante l’evidente controllo del gioco, i bianconeri qualcosa avevano concesso ai padroni di casa.
Poco dopo il vantaggio di Duris, Kasami aveva fallito la più facile delle occasioni, ciccando clamorosamente la palla, tutto solo a due passi da Vasquez. E lo stesso numero uno bianconero, la nota più positiva della serata, con due ottimi interventi nel finale di tempo aveva negato l’1-1 sempre al solito Kasami. Però l’Ascoli sembrava poter essere insolitamente pericoloso w, poco dopo la mezzora, Pablo Rodriguez, su splendida “imbeccata” di Caligara, aveva avuto sui piedi il pallone del 2-0. Detto che nell’occasione forse l’attaccante bianconero poteva far meglio, ma è giusto anche riconoscere la bravura di Stankovic a rimanere in piedi fino alla fine e deviare la conclusione sul palo, quell’occasione è il vero grande rimpianto dell’Ascoli, non l’incredibile errore praticamente a porta vuota di Duris a metà ripresa, perché in quell’occasione probabilmente lo stesso Pablo Rodriguez era partito in fuorigioco (quindi l’eventuale gol sarebbe poi stato annullato dal Var).
Nella ripresa, però, i bianconeri di fatto hanno smesso di giocare, sono tornati a preoccuparsi solo di difendere il vantaggio e la Samp ne ha approfittato, rendendosi più volte pericolosa (il palo su punizione di Alvarez, le conclusioni di Kasami e Darboe, la prima parata da Vasquez, la seconda terminata di pochissimo a lato). Poi i due gol nel finale che hanno condannato l’Ascoli ad una sconfitta che mantiene i bianconeri al terz’ultimo posto in classifica.
La zona playout resta vicinissima (ad 1 punto la Ternana, a 2 lo Spezia), mentre la salvezza diretta ora è distante 6 punti (i 34 di Bari e Cosenza). Che ci sia ancora Castori o che ci sia un altro tecnico in panchina (come auspichiamo), domenica prossima al Del Duca contro il fanalino di coda Lecco c’è un solo risultato a disposizione. Mancare la vittoria ovviamente non metterebbe la parola fine ma, di certo, ridurrebbe sensibilmente le possibilità dell’Ascoli di evitare almeno la retrocessione diretta.