Ascoli inguardabile e confuso, serve una scelta coraggiosa per evitare l’inferno


Non sfruttato il doppio turno casalingo, pareggio anche con la Reggiana che nel secondo tempo “grazia” più volte un Ascoli impresentabile, tra i soliti limiti strutturali e le scelte, tattiche e di uomini, incomprensibili e autolesioniste di un sempre più confuso Castori

Con te fino all’inferno mister Castori, non ascoltiamo questi disturbatori gratuiti”. Ci auguriamo vivamente di sbagliare e di essere smentiti, ma dopo il soffertissimo pareggio casalingo con la Reggiana, con la squadra di Nesta che nel secondo tempo ha più volte graziato un Ascoli inguardabile e confusionario, quella che 20 giorni fa sembrava una delle solite “provocazioni” di Pulcinelli rischia seriamente di diventare una sconfortante realtà. Perché, se mai ce ne fosse stato bisogno, la partita contro gli emiliani ha ribadito che l’allenatore bianconero è in stato confusionale, con formazioni iniziali che definire “cervellotiche” è un eufemismo e cambi nel corso della gara che neppure Freud riuscirebbe a spiegare.

Ma anche perché la partita con la Reggiana, come già quella del martedì precedente con il Brescia, ha confermato che l’Ascoli di Castori può segnare solo su un colpo di fortuna (come il rigore contro le rondinelle) o su qualche macroscopico errore degli avversari (come è avvenuto a Piacenza contro il Feralpi). E se non si segna è difficile sperare di vincere le partite. Anzi, per l’esattezza bisognerebbe dire che se non si tira in porta è impossibile sperare di segnare e, di conseguenza, conquistare i tre punti. Nelle due partite casalinghe contro Brescia e Reggiana, al di là del rigore, i bianconeri hanno concluso in porta solo 2 volte (con Giovane nel primo tempo, con Valzania nella ripresa contro la formazione di Nesta).

Contro le rondinelle, dopo aver trovato il fortuito vantaggio e aver subito il gol del pareggio di Dickmann, nella ripresa l’Ascoli ha provato a premere, ruminando calcio e non concludendo mai, neppure per sbaglio, verso la porta dei lombardi. E, se possibile, contro la Reggiana i bianconeri hanno fatto addirittura peggio, perché non hanno neppure provato a ruminare il solito inguardabile calcio, hanno passato tutto il primo tempo a lanciare la palla avanti (solo Bellusci avrà fatto una decina di lanci dalla difesa nei primi 45 minuti), mentre nella ripresa sono stati dominati dalla formazione di Nesta che, fortunatamente, sotto porta ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, consentendo alla formazione bianconera di conquistare almeno un punto.

Lo abbiamo detto in tempi non sospetti e lo abbiamo ripetuto e sottolineato al termine del mercato di gennaio, questa squadra è stata costruita male ad agosto e non è stata rinforzata adeguatamente a gennaio. Anche chi non capisce nulla di calcio si rende conto che l’Ascoli ha un centrocampo inadeguato per la serie B, non ha qualità in mezzo al campo né sulle fasce e, con Nestoroski sempre fermo per problemi fisici (lo sapeva tutto il mondo del calcio che il macedone, teoricamente attaccante di livello per la serie B, è fisicamente molto “fragile”), non ha tantissime frecce in avanti. Però siamo certi che, anche con questi evidenti limiti, si possa fare molto di più, si possa proporre un calcio magari non sfavillante ma un po’ più incisivo. E’ fuori discussione che la squadra deve dare l’anima in mezzo al campo, deve correre e lottare come se non ci fosse un domani (e, per altro, da questo punto di vista c’è poco da rimproverare ai bianconeri).

Ma è semplicemente folle pensare che bastino impegno, grinta, corsa e abnegazione per ottenere risultati e conquistare la salvezza. Se si rinuncia completamente a giocare al calcio, puntando sulla presunta solidità della difesa e sperando sempre di sfruttare un episodio, un colpo di fortuna, un errore avversario per segnare, diventa difficilissimo vincere. E se poi, per motivi a dir poco misteriosi, si decide di rinunciare al giocatore indiscutibilmente più forte della rosa (Botteghin), vero trascinatore della difesa e della squadra, difensore con piedi da centrocampista e in grado di dare un contributo anche in fase realizzativa, allora siamo al totale autolesionismo. Sarebbe interessante chiedere a Castori, alla luce della formazione schierata, quale fosse il piano partita che aveva in testa perché, per quello che si è visto in campo, è francamente impossibile anche solo immaginare come l’allenatore aveva pensato di poter provare a far male agli emiliani.

Certo, a centrocampo non c’è grande possibilità di scelta, con Masini out e Caligara in fase di recupero (Valzania invece continua ad essere lontanissimo parente del giocatore ammirato negli anni passati). Ma in una partita assolutamente da vincere magari si poteva rischiare sin dall’inizio D’Uffizi e Pablo Rodriguez dietro Pedro Mendes, con i due che a turno potevano venire a prendere palla e provare a dialogare tra loro per dare un briciolo di brillantezza. Magari lasciando in panchina il lentissimo Valzania (sempre fuori tempo negli interventi), affidandosi così ad un duo di centrocampo di corsa e di lotta (Di Tacchio e Giovane)  e, soprattutto, l’oggetto misterioso Zedadka (che non spinge, non difende, non si inserisce, praticamente non fa nulla) per dare spazio a l’unico in questa rosa che può dare un po’ spinta, Celia, assicurando al contempo una buona copertura.

Non avendo alternative possibili, visti gli uomini e lo schieramento proposto, Castori si è così potuto affidare all’unico schema che, almeno in questo periodo, sembra conoscere e gradire: lancio lungo dalla difesa (naturalmente affidato a Bellusci che non ha propriamente il “piedino magico”…) e che la fortuna ci assista. Magari a quel punto, se quello deve essere l’unico schema proposto, tanto valeva schierare a fianco il “corazziere” Streng, non raffinatissimo con i piedi, ma almeno fisicamente in grado di aiutare sui lanci lunghi il povero Pedro Mendes, sovrastato con facilità dagli avversari. Come sempre, poi, i cambi nel corso della partita hanno ulteriormente peggiorato la situazione. Ci si attendeva l’ingresso di Pablo Rodriguez per provare a dare un po’ di vivacità all’attacco bianconero ed in effetti lo spagnolo, dopo una decina di minuti della ripresa, è entrato ma al posto di D’Uffizi e non di un centrocampista. Dentro anche Caligara per Giovane (ammonito), incredibilmente il fantasma Zedadka è rimasto in campo fino all’espulsione di Viviano (oltre il 70°).

E per completare l’opera in quell’occasione Castori, invece di togliere l’esausto Pedro Mendes (che poi nel finale ha avuto anche problemi fisici…), ha subito sostituito il freschissimo Pablo Rodriguez che, in inferiorità numerica, avrebbe potuto almeno tenere un po’ palla, guadagnarsi qualche punizione e far respirare i bianconeri. Che invece hanno terminato la partita con un paio di giocatori in condizioni fisiche precarie, soffrendo terribilmente il forcing della Reggiana. Che ha impiegato un tempo per rendersi conto che aveva di fronte una squadra incapace di fare male e che c’era quindi la possibilità di fare il colpaccio.

Infatti nei primi 45 minuti la formazione granata si è adeguata al non gioco dell’Ascoli, con un primo tempo in cui di fatto si è assistito a qualcosa che assomigliava più ad una gara di rugby o ad una sfida di lotta (tra continui contatti, falli e punizioni) piuttosto che ad una partita di calcio. Tanto che per vedere il primo e unico tiro in porta (di Giovane dai 20 metri) è stato necessario un episodio da “Mai dire gol”, un involontario sgambetto dell’arbitro nei confronti del difensore della Reggiana per liberare al tiro il centrocampista bianconero. Dopo quell’orribile primo tempo, la ripresa per i bianconeri se possibile è stata addirittura peggiore, con gli ospiti che hanno dominato, fortunatamente sprecando l’inverosimile.

Dopo pochi minuti con Fiamozzi che, a due passi da Viviano, invece di concludere ha cercato un improbabile passaggio, con salvataggio disperato di Mantovani. Poi è stato l’ex Gondo a graziare i bianconeri, tirando a lato solo davanti a Viviano, dopo un bruttissimo errore di Bellusci. Che si è ripetuto prima della mezzora, con Viviano costretto ad uscire alla disperata per evitare il peggio (ma rimediando il rosso). In superiorità numerica la Reggiana ha accentuato la sua pressione costruendo più volte l’occasione per la vittoria. Prima Pettinari, di testa tutto solo a centro area, ha concluso debole, poi il match point l’ha avuto due volte Fiamozzi che nel primo caso, solo davanti a Vasquez, ancora una volta non ha calciato, nel secondo ha messo la palla quasi all’incrocio, con il portiere bianconero che con una deviazione prodigiosa ha salvato il pareggio.

Che consente all’Ascoli di rimanere al quart’ultimo posto, mantenendo un punto di vantaggio sullo Spezia, con la Ternana ad un punto solo e la salvezza diretta a 5 punti (i 33 di Reggiana e Cosenza). Mancano 10 partite e, nonostante tutto, ci sarebbe ancora il tempo anche per provare a conquistare la salvezza diretta, senza passare per i playout. Bisognerebbe avere il coraggio di prendere l’unica strada possibile, cercando di evitare di finire all’inferno insieme ad un amico e sostenitore dell’Ascoli che, però, in questo momento è probabilmente il principale problema dei bianconeri.

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