Residenti e attività commerciali, la grande fuga dal capoluogo piceno


Secondo i dati dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane in 10 anni ad Ascoli sono scomparse 160 attività commerciale, con un calo di quasi il 20%, superiore alla media regionale e nazionale. A farne le spese soprattutto il centro storico

Tra le tante “leggende metropolitane” diffuse dall’amministrazione comunale, con la complicità di gran parte dell’informazione, una di quelle che riscuote maggior credito e grandissimo gradimento è quella secondo cui negli ultimi anni, pur in un contesto di crisi generale, il centro storico cittadino è stato sensibilmente rivitalizzato, grazie alla progressiva crescita del numero delle attività commerciali, in particolare di quelle che concernono la ristorazione (alberghi, bar e ristoranti). In effetti è innegabile che in questi anni locali dediti al ristoro sono spuntati come funghi un po’ in tutto il centro cittadino e questo ha fatto si che in tanti non si rendessero conto di come, però, contemporaneamente tante attività, anche “storiche”, in realtà stessero scomparendo.

Come ormai avviene con imbarazzante puntualità, però, alla fine a riportare tutti ad una realtà che non è affatto edificante ci hanno pensato i dati ufficiali che hanno impietosamente smascherato l’ennesima “bufala” costruita dall’amministrazione comunale, evidenziando come purtroppo in realtà il declino prosegue inesorabilmente. Da questo punto di vista sono davvero impietosi i dati che emergono dall’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, realizzato dalla Confcommercio e dal Centro Studi delle Camere di Commercio. Un’indagine che evidenzia come quello della “desertificazione commerciale” è un fenomeno che non si arresta e che colpisce indistintamente tutto il paese, da nord a sud, passando per il centro, tanto che negli ultimi 10 anni sono scomparse dai 120 comuni oggetto dell’analisi oltre 20 mila attività di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%), con la densità commerciale che è passata da 12,9 a 10,9 negozi per mille abitanti, con una diminuzione del 15,3%.

Il tutto nonostante la crescita continua delle attività di alloggio e ristorazione, aumentate di quasi 10 mila unità negli ultimi 10 anni, con la crescita esponenziale dei bed and breakfast soprattutto nei centri storici. In un contesto di crisi generale, però, spicca la situazione del capoluogo piceno che fa registrare, nel periodo preso a riferimento (2012-2023) un calo maggiore rispetto alla media nazionale e anche rispetto alla media regionale (15% circa), con solamente Ancona tra i capoluoghi di provincia delle Marche che ha numeri peggiori (-27%). Ma vediamo, nello specifico, i dati del nostro comune, almeno secondo l’Osservatorio.

Nel 2012 nel capoluogo piceno complessivamente c’erano 886 imprese, di cui 178 nel centro storico e 608 nel resto della città. Le imprese di commercio al dettaglio erano 588 (175 nel centro storico e 413 negli altri quartieri cittadini), mentre alberghi, bar, ristoranti e locali erano complessivamente 298 (103 nel centro storico e 195 nel resto della città. Nel 2023 le imprese commerciali sono complessivamente scese a 725, con una diminuzione di poco inferiore al 20%, quindi superiore del 3% alla media nazionale. A differenza di quanto si possa credere, la diminuzione in percentuale è più consistente nel centro storico, che ha perso complessivamente 56 attività (pari ad un -20%), piuttosto che nel resto della città (-105 attività pari ad una perdita del 17%). La diminuzione riguarda anche il settore della ristorazione, con 21 attività in meno per un complessivo -7% (che nel centro storico sale fino quasi al -9%.

L’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, realizzato da Confcommercio e Centro Studi delle Camere di Commercio, fotografa una situazione preoccupante per il tessuto commerciale di Ascoli Piceno – commenta il consigliere comunale Francesco Ameli –  a farne le spese sono soprattutto le attività tradizionali: alimentari, bevande, tabacchi, carburanti, informatica e telecomunicazioni, articoli per la casa, cultura e ricreazione. Il centro storico soffre maggiormente: qui la densità commerciale è scesa da 12,9 a 10,9 negozi per mille abitanti, con un calo del 15,3%. Le cause sono molteplici: la crisi economica, l’avvento dell’e-commerce, la carenza di parcheggi e la desertificazione abitativa. La città ha perso 4mila abitanti in 10 anni: da 49.860 nel 2014 a 45.454 nel 2023. Un dato che non aiuta a sostenere il tessuto commerciale locale. Serve una strategia di sviluppo condivisa che coinvolga tutti gli attori: Comune, associazioni di categoria, cittadini e imprenditori in grado di dare linfa e vitalità ai piccoli imprenditori, vera eccellenza della nostra città che troppo spesso sono lasciati soli dinanzi a politiche di sosta, traffico e urbanistiche completamente sbagliate. Noi ci siamo”.

Con noi insieme a tutti voi, siamo pronti a dare alla città una nuova epoca commerciale. Ascoli diventa un centro commerciale a cielo aperto, dove si cammina, si parla, ci si incontra e si entra nei negozi del centro storico, si creano relazioni umane con i cittadini e i turisti. Vogliamo vedere piene di attività quelle vetrine ora spoglie” scriveva Marco Fioravanti nel suo programma da candidato sindaco prima delle elezioni comunali del 2019. I dati dell’Osservatorio certificano inequivocabilmente che questo obiettivo è stato completamente fallito, visto che anche in questi ultimi anni non si è certo arrestata nel capoluogo piceno la diminuzione delle attività commerciali, scese dalle 792 del 2019 alle 725 del 2023.

In altre parole, quindi, almeno il primo cittadino non dovrà sforzarsi troppo nel programma elettorale delle prossime elezioni per quanto riguarda questo settore, visto che potrà riproporre esattamente lo stesso obiettivo fissato 5 anni fa e puntualmente non raggiunto…

bookmark icon