Liceo del made in Italy, flop e “figuraccia” del governo


Non abbiamo dubbi che incontrerà il gradimento di molti studenti” dichiarava qualche settimana fa il ministro Urso. Invece al nuovo liceo voluto dal governo Meloni si sono iscritti appena 375 studenti su 468.750, pari allo 0,08% degli iscritti alle scuole superiori

Non è particolarmente fortunato questo governo con i ponti, reali o figurati che siano. Solo qualche settimana fa, ad esempio, il ministro Adolfo Urso, tessendone esageratamente le lodi, definiva il nuovo liceo del made in Italy, istituito con legge 23 dicembre 2023 n. 206, “un ponte tra la scuola e il mondo del lavoro”, affermando senza alcuna esitazione che i numeri avrebbe sin dal primo anno certificato l’indiscutibile successo di questo “colpo di genio” del governo Meloni. Ora, finalmente, i numeri sono arrivati e sono quelli diffusi dal governo stesso sul sito del ministero della pubblica istruzione alla chiusura delle iscrizioni on line per il prossimo anno scolastico 2024-2025.

Il problema è che non solo non si può certo parlare di successo, ma è addirittura riduttivo parlare di flop senza precedenti. Perché, udite, udite, alla fine al nuovo liceo tanto caro alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro Urso si sono iscritti nientepopodimenoche 375 ragazzi in tutta Italia (468.750 il totale delle iscrizioni), pari allo 0,08% del totale degli iscritti alle scuole superiori. “Un buon inizio” ha incredibilmente commentato lo stesso Urso. Che, pure, solo qualche settimana fa non aveva dubbi sul successo e sul gradimento che avrebbe ottenuto il nuovo liceo tra i più giovani.

Si tratta di un percorso scolastico innovativo – spiegava il ministro – strettamente orientato al mondo produttivo, istituito con il ddl Made in Italy approvato dal Parlamento a fine dicembre. Questo nuovo approccio che integra discipline umanistiche e materie Stem, si propone di valorizzare le eccellenze italiane, promuovendo la crescita sostenibile e il talento italiano, oltre a facilitare l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro. Non abbiamo dubbi sul gradimento del nuovo corso da parte dei nostri ragazzi, d’altra parte l’abbiamo pensato e istituito per venire incontro alle loro esigenze e alle loro richieste”. A giudicare dal numero di iscrizioni viene da pensare che il governo Meloni non deve aver capito bene le esigenze e le richieste degli studenti italiani. Ironia a parte, che l’attuale governo credesse realmente nel successo del liceo del made in Italy è confermato dal fatto che in quel ddl è stato stanziato un fondo di 1 miliardo di euro (anche se non tutto per il liceo) ma anche dalle pressioni fatte alle Regioni per far in modo di attivare su tutto il territorio nazionale un numero più elevato possibile di licei.

Alla fine sono stati ben 92 i licei concretamente approvati (17 in Sicilia, 12 in Lombardia e Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria Piemonte e Veneto, 2 in Molise, 1 in Basilicata, Emilia Romagna, Sardegna e Umbria), con la prospettiva, almeno prima di quei dati ufficiali, di arrivare ad oltre 100 (per l’esattezza 114) con i 22 licei in attesa di autorizzazione in Campania (ed è facile immaginare che ora il governatore De Luca, già molto critico nei confronti del nuovo corso di studi, eventualmente ne autorizzerà un numero decisamente inferiore). E proprio quest’ultimo dato a ben vedere era già molto significativo per due ragioni. La prima perché testimoniava inequivocabilmente come già il mondo della scuola non credeva affatto al liceo del made in Italy, visto che solo il 10% delle circa 900 scuole che ne avevano la possibilità avevano concretamente chiesto la sua attivazione.

La seconda perché quel numero di scuole, pur se ridotto, comunque conferma che le aspettative del governo Meloni erano ben altre, tanto che, anche se non ha mai fatto previsioni ufficiali, non è un mistero che l’esecutivo si attendeva non meno di 5 mila iscrizioni. “Si tratta di un risultato importante, considerati i tempi stretti a disposizione delle scuole per avanzare le loro candidature e completare l’iter di autorizzazione. Il nuovo liceo arricchirà l’offerta della nostra scuola superiore e siamo certi che invoglierà tantissimi ragazzi ad intraprendere questo percorso” aveva dichiarato il ministro della pubblica istruzione Valditara dopo l’ufficializzazione delle 92 scuole che avevano avuto il via libera per l’attivazione del corso.

Siamo di fronte ad un imbarazzante fallimento, uno “schiaffone” che gli studenti italiani hanno assestato al governo Meloni, doppiamente doloroso se si pensa che il Liceo delle scienze umane, di cui il liceo del made in Italy doveva rappresentare l’alternativa, ha fatto registrare poco meno di 33 mila iscritti (quasi 100 volte di più…). Di certo, però, non un fallimento inatteso, anzi, a differenza di quanto credevano la presidente del Consiglio e i ministri Urso e Valditara era sin troppo facile prevedere il flop del nuovo liceo. Innanzitutto perché non è certo una novità che questa destra che è al governo è lontana anni luce dai giovani del nostro paese e, quindi, non si rende conto che certe baggianate pseudo patriottiche puramente propagandistiche non fanno minimamente presa su di loro. Ma anche e soprattutto perché, come al solito, dietro gli annunci roboanti e propagandistici puntualmente c’è il vuoto, quando bisogna passare dalla propaganda ai fatti concreti il governo Meloni non è in grado di farlo.

Così l’organizzazione del nuovo liceo è stata predisposta in maniera superficiale e gravemente lacunosa, con, solo per fare qualche esempio, l’assenza di un quadro orario degli insegnamenti, del programma completo e delle linee guida per la formazione dei docenti. Dando rapidamente uno sguardo complessivamente alle iscrizioni, il 55,6% dei ragazzi hanno scelto i Licei (complessivamente 260.625 studenti) , con ancora una volta il Liceo Scientifico che ottiene il maggior numero di iscrizioni (poco meno di 65 mila studenti), seguito dal Liceo Linguistico (oltre 36 mila iscritti), il Liceo Scienze Umane (poco meno di 34 mila iscritti) e il Liceo Classico (poco più di 27 mila iscritti). In leggera crescita le iscrizioni agli Istituti tecnici (31,7% rispetto al 30,9% dello scorso anno), così come quelle agli Istituti professionali (12,7% rispetto al 12,2% dello scorso anno). Per quanto riguarda la nostra regione, gli iscritti ai Licei sono il 54,9%, con il 31,9% di iscritti agli Istituti tecnici e il 13,2% a quelli professionali. Da segnalare il “sorpasso” del Liceo Artistico (5,33%) nei confronti del Liceo Classico (5%), mentre il Liceo Scientifico si conferma la scuola maggiormente scelta, con il 12,9% di iscritti. Da segnalare che nelle province di Ancona, Macerata e Fermo non si registrano iscrizioni al Liceo del made in Italy.

Per quanto riguarda la provincia di Ascoli, infine, percentuale più bassa rispetto alla media nazionale e regionale per i Licei (53,9%) e per gli Istituti professionali (11,2%), mentre gli Istituti tecnici fanno registrare una percentuale di iscritti più alta rispetto al resto dell’Italia e delle Marche (34,9%). Continua a diminuire la percentuale di iscritti al Liceo Classico (4,1%), anche nella nostra provincia la percentuale più alta di iscritti (13,5%) è del Liceo Scientifico.

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