Sanità picena “alla frutta”, oltre il danno la beffa


Mentre la direzione amministrativa dell’Ast, dopo il consistente taglio di fondi da parte della Regione, per racimolare qualche euro decide di sospendere il cosiddetto extra vitto, i sindaci dell’Ambito territoriale presentano surreali e utopistiche proposte per la sanità picena

E’ a dir poco surreale, e allo stesso sin troppo emblematico di come le istituzioni locali hanno perso ogni contatto con la cruda realtà per quanto riguarda la sanità locale, il comunicato stampa con il quale i Comuni dell’Ambito territoriale sociale XXII (Ascoli capofila, Acquasanta, Arquata, Folignano, Maltignano, Montegallo, Palmiano, Roccafluvione, Venarotta) annunciano le proposte per lo sviluppo della sanità picena che avrebbero presentato alla direttrice generale dell’Ast di Ascoli, Nicoletta Natalini, e all’assessore alla sanità della Regione, Filippo Saltamartini. Che, è sin troppo facile immaginare, si sarà fatto due risate nel leggerle, chiedendosi divertito se i sindaci e gli amministratori di quei Comuni non vengano da Marte o, in alternativa, non vivano in un mondo irreale e virtuale totalmente avulso dalla realtà.

Perché bisogna essere dei “geni” o, appunto, non avere alcun contatto con la realtà per presentare proposte come la  qualifica del “Mazzoni” come ospedale specialistico e oncologico, con la conseguente attivazione di nuove unità operative, l’acquisizione di nuove costosissime attrezzature e tecnologie, e la realizzazione di un hospice/casa di sollievo che, anche un bambino lo capirebbe, richiederebbero investimenti consistenti da parte di una Regione che, invece, sta tagliando sempre più e al momento ha sensibilmente diminuito i fondi a disposizione della sanità picena. Che, nonostante le rassicurazioni di facciata e gli spot propagandistici del governatore marchigiano Francesco Acquaroli, per il 2024 ha subito un drastico taglio di fondi di quasi 30 milioni di euro, così come le altre Ast marchigiane (complessivamente 150 milioni di euro in meno, vedi articolo “Taglio di 150 milioni, colpo di grazia alla sanità marchigiana”).

Un mal comune che non fa certo mezzo gaudio anche perché l’Ast di Ascoli parte già da una posizione di imbarazzante svantaggio rispetto alle altre Ast marchigiane e da anni continua ad essere pesantemente penalizzata e, quindi, avrebbe avuto bisogno di un cospicuo aumento di fondi per recuperare almeno una parte dell’abisso che la separa dalle aziende sanitarie marchigiane e, soprattutto, garantire servizi quanto meno sufficienti ai cittadini ascolani. Invece con questo ulteriore e consistente taglio l’Ast di Ascoli è praticamente “alla canna del gas” tanto che nei giorni scorsi, proprio mentre i Comuni dell’Ambito territoriale sociale XXII presentavano le loro surreali proposte, la direzione generale dell’Ast, per racimolare qualche euro in più, ha deciso la sospensione del cosiddetto extra vitto.  In altre parole niente più acqua minerale da mezzo litro, banane, burrini, latte fresco, marmellate, succhi di frutta e yogurt per i pazienti dei due ospedali piceni.

Si può davvero affermare che la sanità pubblica è alla frutta – accusa Giorgio Cipollini della Uil – capisco che l’azienda sanitaria territoriale, su richiesta della Regione, dovrà ridurre le spese di budget ma quando si arriva a tagliare sui beni alimentari e sull’acqua significa che la situazione è gravissima. Quali risparmi eclatanti per l’Ast potranno sortire queste azioni? Bisognerebbe avere il coraggio di dire che ormai la sanità pubblica è morta. D’altronde basta girare per la provincia per notare come le strutture private nascano come funghi”. “Da tempo denuncio il taglio per la sanità picena – aggiunge la consigliera regionale ascolana Anna Casini –  eccone purtroppo i risultati. Limitare acqua e beni alimentari è il punto più basso al quale siamo arrivati o i pazienti dovranno subire altre vessazioni?”.

E’ del tutto evidente che in un simile quadro le surreali proposte dell’Ambito territoriale, che ovviamente in astratto sarebbero più che condivisibili, rappresentano una colossale presa in giro nei confronti dei cittadini ascolani che, invece, avrebbero bisogno di amministratori, di sindaci e rappresentanti istituzionali che si battano per tutelare il loro sacrosanto diritto ad avere una sanità ed ospedali decenti, che siano sempre in prima linea per denunciare e combattere le ripetute penalizzazioni imposte negli ultimi anni dalla Regione e dalla giunta Acquaroli al nostro territorio.

Invece in questi anni, mentre il governatore marchigiano e la sua giunta continuavano l’opera di smantellamento della sanità picena, quei sindaci, in particolare il sindaco di Ascoli (Comune capofila dell’Ambito territoriale) Marco Fioravanti, hanno finto di non vedere, qualcuno di loro (come il sindaco del capoluogo piceno) anteponendo gli interessi del proprio partito e della propria parte politica a quelli dei cittadini che dovrebbe rappresentare. Ora, prendendosi gioco (volontariamente o involontariamente) di quegli stessi cittadini presentano proposte che, chiunque ha anche solamente una vaga idea delle condizioni in cui versa la sanità picena, sa perfettamente quanto siano improponibili.

La prima qualifica (ospedale specialistico) – si legge nel comunicato dell’Ambito territoriale – renderebbe il nosocomio cittadino sede unica provinciale delle specializzazioni ORL, oculistica e urologica, mentre la qualifica di oncologico permetterebbe al Mazzoni, già sede delle unità operative di Radioterapia, Anatomia Patologica, Medicina Nucleare e Oncologia, di svolgere anche le attività di Chirurgia oncologica generale, Brest Unit, Ginecologia oncologica e urologia oncologica. L’attuazione di tali qualifiche richiede l’attivazione di due nuove unità operative complesse: quella di Radioterapia, che deve tornare UOC, e quella di Gastroenterologia-Endoscopia digestiva operativa complessa, una nuova modalità, alternativa ai classici interventi chirurgici, per intervenire su patologie benigne e maligne. A tal proposito, dal punto di vista delle tecnologie, sarebbe necessario portare sul territorio ascolano il robot chirurgico Da Vinci, nell’ottica di un suo utilizzo multi-professionale; sarebbe altresì necessario prevedere una nuova PET per la medicina nucleare, considerando che l’attuale è in servizio da oltre 10 anni ed è spesso inutilizzabile”.

Non ci sono i soldi per garantire ai pazienti degli ospedali acqua minerale, burro da 6 grammi, marmellate da 25 grammi e cose simili, si sono problemi per mandare l’attività minima ordinaria dei due ospedali e i sindaci del nostro territorio fantasticano su nuove unità operative, attrezzature e macchinari che richiederebbero investimenti consistenti. Ma siamo sicuri che vivono in questo territorio? Chi  è invece perfettamente cosciente della situazione della sanità picena è la Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) dell’Ast di Ascoli che descrive alla perfezione il drammatico quadro della nostra sanità

Liste di attesa interminabili, se non addirittura chiuse; attrezzature carenti ed obsolete; personale sottodimensionato, assegnato a più reparti; riposi programmati, revocati; festività infrasettimanali 2023 non retribuite; ferie maturate relative agli anni 2022 e 2023 non ancora fruite; contratti di lavoro scaduti senza il pagamento delle ferie e degli straordinari maturati; diritti, contrattualmente sanciti, non riconosciuti da anni; mancate stabilizzazioni di personale in possesso dei relativi requisiti; Unità ospedaliere accorpate da anni; illustri professionisti che abbandonano i due ospedali di Ascoli e San Benedetto del Tronto mentre spuntano ambulatori privati in ogni angolo della città. Questo è il desolante quadro della sanità pubblica Picena dopo la riforma sanitaria che ha comportato, per il nostro territorio, a decorrere dall’1/01/2024, un minor finanziamento rispetto agli anni pregressi, pari a 26 milioni di euro. Di fronte a tale disastroso contesto, ci vuole ben poco ad immaginare dove e come potranno curarsi i cittadini di questo territorio ingiustificatamente penalizzato dalla politica regionale” si legge nel comunicato della Rsu.

Che, ancora una volta, lanciano un disperato appello ai rappresentanti istituzionali locali. “Queste Rappresentanze Sindacali – si legge nel comunicato – nel denunciare alla collettività il grave stato in cui versa la sanità pubblica, invitano i Rappresentanti istituzionali ad intraprendere un percorso virtuoso affinché vengano assicurate pari opportunità a tutte le popolazioni del territorio regionale”. Saremmo felicissimi di essere completamente smentiti ma, visti i presupposti, siamo pronti a scommettere che ancora una volta quest’appello cadrà nel vuoto…

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