Ascoli in pieno “inverno demografico”, record negativo di nuovi nati


Secondo l’indagine dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini, pubblicato da Openpolis, Ascoli è di gran lunga il capoluogo di provincia delle Marche e dell’intero centro Italia con il tasso di natalità più basso, molto al di sotto della media nazionale e regionale

Nel mondo al contrario che ormai caratterizza il capoluogo piceno, ad inizio estate era andata in scena su qualche quotidiano locale la surreale celebrazione del fantomatico boom di nuovi nati, con stucchevoli inni al sovrano cittadino (naturalmente Marco Fioravanti) e lodi sperticate e titoloni a tutta pagina per la (molto presunta) straordinaria e convincente (almeno così veniva raccontata) ricetta adottata dal Comune di Ascoli. In realtà già allora i dati del primo quadrimestre 2023, che evidenziavano una diminuzione dei nuovi nati, dimostravano quanto fallace fosse quella incomprensibile celebrazione, basata esclusivamente su un leggerissimo aumento di parti nell’ospedale cittadino (e non ci voleva certo un genio per comprendere che un conto sono i parti in ospedale e un altro la crescita dei nuovi nati).

Ora, però, i dati dell’indagine dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini, pubblicati ad inizio novembre da Openpolis, evidenziano non solo che non c’è alcuna crescita di nuovi nati ma, addirittura, che il capoluogo piceno ha il tasso di natalità più basso delle Marche (e tra i più bassi del centro Italia), di gran lunga sotto la media nazionale e anche sotto la media regionale. Non solo, se prendiamo a riferimento le regioni limitrofe (Lazio, Umbria, Abruzzo) Ascoli è il capoluogo di provincia con il tasso di natalità più basso. In generale l’indagine pubblicata da Openpolis conferma che il tasso di natalità italiano è di 2 punti più basso rispetto alla media dell’Unione europea (6,7 ogni mille residenti rispetto all’8,7 della media europea) e in assoluto è il peggiore tra i 26 paesi dell’Unione europea. Il cosiddetto “inverno demografico” del nostro paese è un fenomeno che purtroppo in queste dimensioni è iniziato dalla fine degli anni ’90 e con il passare degli anni ha assunto proporzioni sconcertanti.

Basti pensare che nei primi anni del 2000 il numero di nuovo nati ogni mille residenti si attestava poco sopra quota 10 e ancora nel 2015 era superiore ad 8. Si calcola che a questo ritmo nel giro di 20-30 anni il nostro paese potrebbe scendere sotto quota 50 milioni di abitanti, rispetto ai quasi 60 milioni attuali. Al di là della media nazionale, approfondendo e analizzando i dati per singole regioni e per singoli comuni emerge un quadro molto particolare, con tre regioni (Trentino Alto Adige, Campania e Sicilia) che superano ampiamente la media nazionale e si attestano in linea con la media europea, mentre altre, come Sardegna e Liguria, che ne sono molto lontane.

Ma i divari sono ancora più ampi se rilevati a livello comunale, con poco più del 10% dei comuni che raggiungono la media Ue, mentre poco più del 50% dei comuni italiani è al di sotto della media nazionale. C’è, poi, una percentuale di poco superiore al 10% di comuni che è al di sotto della media di 6 nati ogni mille residenti. Tra questi anche il capoluogo piceno con 5,13 nati ogni mille residenti, in evidente e consistente calo rispetto al precedente rilevamento (2020), quando la media si attestava al 6,9 ogni mille residenti. Nel resto della provincia di Ascoli, ad eccezione di San Benedetto che fa registrare una media di 5,89, tutti gli altri principali comuni sono in linea con la media nazionale, con Monteprandone (8,42) e Castel di Lama (8,02) che addirittura sono quasi in linea con la media europea. Per quanto riguarda gli altri capoluoghi di provincia delle Marche si attestano tutti intorno alla media nazionale, con il 6,76 di Ancona, il 6,55 di Macerata, il 6,32 di Pesaro e il 6,02 di Fermo.

Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, solo altri 7 (Savona, Ferrara, Rovigo, Carbonia, Iglesias, Oristano e Cagliari) sono sotto la soglia dei 6 nati ogni mille residenti. Per altro è giusto sottolineare come il capoluogo piceno era sopra quella soglia fino al 2017, poi è andato progressivamente in calo e, se non ci sarà una decisa inversione di tendenza (che dai primi dati ufficiali Istat relativi del 2023 non sembra affatto esserci, anzi, continua il calo), molto presto scenderà sotto quota 5 nati ogni mille residenti. Dati e numeri che ovviamente possono stupire solo chi continua a vivere con i paraocchi e continua a credere nel racconto fantastico e incantato (che, con le prossime elezioni comunali alle porte, negli ultimi mesi si è ulteriormente intensificato) che narra di un capoluogo in costante e continua crescita, una sorte di oasi dove vivono tutti felici e contenti.

Perché ovviamente la realtà è completamente differente e racconta invece di una città sempre più in difficoltà, che si impoverisce e si svuota sempre più, che vede precipitare il numero di residenti, dove continuano a nascere sempre meno bambini e che non solo è di gran lunga, sotto ogni punto di vista, il fanalino di coda delle Marche, ma ormai vede seriamente messo in discussione il suo ruolo di capoluogo di provincia da San Benedetto che ha numeri migliori in ogni ambito rispetto ad Ascoli. Per non commettere in senso opposto lo stesso grave errore, è giusto sottolineare che siamo di fronte a due fenomeni (la fuga di residenti e il crollo delle nascite nel capoluogo piceno) molto complessi, determinati da sva­ria­te ra­gio­ni che solo in par­te sono im­pu­ta­bi­li al­l’o­pe­ra­to del­l’am­mi­ni­stra­zio­ne co­mu­na­le.

A cui si può rim­pro­ve­ra­re di con­ti­nua­re ad an­da­re avan­ti con an­nun­ci, slo­gan e mi­su­re di fac­cia­ta o, in cer­ti casi, del tut­to inu­ti­li e, so­prat­tut­to, di con­ti­nua­re a fin­ge­re di non ve­de­re la real­tà e di osti­nar­si a di­se­gna­re un qua­dro idil­lia­co che è in net­to con­tra­sto con quel­lo che emer­ge dai fat­ti con­cre­ti. Che di­mo­stra­no come Asco­li non solo è sem­pre più in ogni settore la “pecora nera” delle Marche ma come sia una città in profonda crisi al punto che sta perdendo il ruolo di capoluogo di provincia, scavalcata in quasi tutti i campi da San Benedetto. E non certo per particolari meriti della città rivierasca…

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