Fal­sa ri­par­ten­za, gli er­ro­ri fi­na­li con­dan­na­no un Asco­li in pro­gres­so


Pre­sta­zio­ne di­scre­ta dei bian­co­ne­ri poco in­ci­si­vi ma at­ten­ti a non con­ce­de­re qua­si nul­la al Pa­ler­mo. Poi una se­rie di er­ro­ri nel re­cu­pe­ro, dal­la pal­la per­sa di Fal­ze­ra­no alla re­spin­ta im­pre­ci­sa di Gna­ho­rè fino alla “dor­mi­ta” di di­fe­sa e por­tie­re pro­vo­ca­no la 4^ scon­fit­ta su 5 par­ti­te

Non bi­so­gna ag­grap­par­si alla sfor­tu­na, al fato, alla ca­sua­li­tà per giu­sti­fi­ca­re la scon­fit­ta del­l’A­sco­li con­tro il Pa­ler­mo, la quar­ta in 5 par­ti­te, ma­tu­ra­ta nel re­cu­pe­ro. E’ fuo­ri di­scus­sio­ne che nes­su­na del­le due squa­dre ave­va me­ri­ta­to di vin­ce­re, che la par­ti­ta sem­bra­va or­mai de­sti­na­ta al più clas­si­co e al più lo­gi­co de­gli 0-0, con i due por­tie­ri qua­si com­ple­ta­men­te ino­pe­ro­si per tut­ti i 90 mi­nu­ti (un paio di in­ter­ven­ti, nes­su­no par­ti­co­lar­men­te im­pe­gna­ti­vo, per Vi­via­no, nul­la per Pi­glia­cel­li). Però il gol che ha re­ga­la­to l’im­me­ri­ta­ta vit­to­ria ai ro­sa­ne­ro è il frut­to di una se­rie di er­ro­ri gra­vi com­mes­si dai bian­co­ne­ri e igno­rar­li e non ren­der­se­ne con­to sa­reb­be an­co­ra più gra­ve.

Il pri­mo l’ha com­mes­so Fal­ze­ra­no che, con l’A­sco­li tut­to in avan­ti, in­ve­ce di gio­ca­re co­mo­da­men­te il pal­lo­ne die­tro ad un suo com­pa­gno di squa­dra, ha ten­ta­to un nu­me­ro im­pro­ba­bi­le, per­den­do pal­la e dan­do al via ad un pe­ri­co­lo­so con­tro­pie­de del Pa­ler­mo che ha por­ta­to al cal­cio d’an­go­lo “fa­ta­le”, an­che per una re­spin­ta im­pre­ci­sa di Gna­ho­rè. Sul tiro dal­la ban­die­ri­na tra­sfor­ma­to nel gol vit­to­ria da Man­cu­so, poi, evi­den­te e in­com­pren­si­bi­le la dop­pia “dor­mi­ta” del­la re­tro­guar­dia bian­co­ne­ra che ha con­ces­so a Cec­ca­ro­ni di “spiz­za­re” in­di­stur­ba­to sul pri­mo palo, poi a Man­cu­so di spin­ge­re la pal­la in rete, con Vi­via­no fer­mo sul­la li­nea di por­ta su un pal­lo­ne den­tro l’a­rea pic­co­la che so­li­ta­men­te do­vreb­be es­se­re del por­tie­re.

Sva­rio­ni che nes­su­na squa­dra può per­met­ter­si, a mag­gior ra­gio­ne in una sfi­da così equi­li­bra­ta e, an­co­ra più, quan­do la par­ti­ta sta vol­gen­do al ter­mi­ne e, quin­di, non c’è poi tem­po per pro­va­re a ri­me­dia­re. E se può par­zial­men­te con­so­la­re il fat­to di aver te­nu­to in per­fet­to equi­li­brio la gara con­tro una del­le pre­ten­den­ti alla pro­mo­zio­ne, re­sta co­mun­que il ram­ma­ri­co per un ri­sul­ta­to po­si­ti­vo che po­te­va es­se­re por­ta­to a casa con un piz­zi­co di at­ten­zio­ne in più. Com­ples­si­va­men­te quel­la che si è vi­sta al Del Duca è sta­ta una par­ti­ta di cer­to non in­di­men­ti­ca­bi­le, de­ci­sa­men­te no­io­sa e con poca qua­li­tà da en­tram­be le par­ti.

Non a caso, fino al gol, l’e­mo­zio­ne più for­te l’a­ve­va re­ga­la­ta l’ar­bi­tro Dio­ni­si sul fi­ni­re del pri­mo tem­po, fi­schian­do il ri­go­re per il pre­sun­to ed ine­si­sten­te con­tat­to tra Bayeye e Di Fran­ce­sco. In que­sto caso per for­tu­na che c’è il Var, an­che se re­sta lo scon­cer­to per l’ab­ba­glio del fi­schiet­to abruz­ze­se che era a non più di un paio di me­tri dal­l’a­zio­ne. Fino a quel fa­ti­di­co con­tro­pie­de e al suc­ces­si­vo cal­cio d’an­go­lo, la pro­va del­l’A­sco­li po­te­va es­se­re con­si­de­ra­ta suf­fi­cien­te e in­co­rag­gian­te, un buon pun­to di par­ten­za per pro­va­re ad ini­zia­re a co­strui­re un per­cor­so meno com­pli­ca­to. Come an­ti­ci­pa­to, bi­so­gna in­nan­zi­tut­to te­ne­re in con­si­de­ra­zio­ne chi era l’av­ver­sa­rio dei bian­co­ne­ri, un Pa­ler­mo che, sep­pu­re sul cam­po non lo ha di­mo­stra­to a pie­no, ha qua­li­tà, gio­ca­to­ri e rosa pro­fon­da per pun­ta­re al sal­to di ca­te­go­ria.

Ba­ste­reb­be pen­sa­re che la cop­pia di at­tac­can­ti en­tra­ti nel­la se­con­da par­te del­la ri­pre­sa, So­le­ri e Man­cu­so, sa­reb­be un lus­so per qual­sia­si al­tra squa­dra, così come gli al­tri su­ben­tra­ti a par­ti­ta in cor­sa (Lund, Cou­li­ba­ly e Go­mes) sa­reb­be­ro ti­to­la­ri in­di­scu­ti­bi­li in qua­si tut­te le al­tre for­ma­zio­ni del cam­pio­na­to ca­det­to. Con­tro un av­ver­sa­rio così quo­ta­to Via­li, co­stret­to a ri­nun­cia­re per qual­che ac­ciac­co a ca­pi­tan Bot­te­ghin (as­sen­za non da poco…), ave­va schie­ra­to una for­ma­zio­ne mol­to di­ver­sa ri­spet­to a quel­le che si era­no vi­ste pri­ma del­la so­sta, con l’e­sor­dio dal­l’i­ni­zio de­gli ul­ti­mi ar­ri­va­ti Bayeye, Di Tac­chio, Mi­la­ne­se e la con­fer­ma in avan­ti del trio Man­za­ri, Ro­dri­guez e Men­des.

Una squa­dra che si­cu­ra­men­te ha mo­stra­to una cer­ta com­pat­tez­za, che ha con­ces­so qua­si nul­la agli av­ver­sa­ri ma che ha pa­le­sa­to gros­sis­si­mi pro­ble­mi nel­la fase di co­stru­zio­ne. Come di­mo­stra il fat­to che, se si esclu­de la spiz­za­ta di te­sta di Ro­dri­guez di poco fuo­ri nel re­cu­pe­ro del pri­mo tem­po, su un cal­cio di pu­ni­zio­ne dal­la tre­quar­ti, in tut­ta la gara l’A­sco­li non è riu­sci­ta a crea­re nep­pu­re una mez­za oc­ca­sio­ne da gol, non con­clu­den­do mai in ma­nie­ra pe­ri­co­lo­sa ver­so la por­ta di Pi­glia­cel­li.

Un po’ per la gior­na­ta non bril­lan­te del re­par­to avan­za­to, in par­ti­co­la­re di Ro­dri­guez (a par­te l’e­pi­so­dio di fine pri­mo tem­po pra­ti­ca­men­te non per­ve­nu­to) e Man­za­ri (tan­ti er­ro­ri e tan­te pal­le per­se), mol­to an­che per un cen­tro­cam­po che ma­ga­ri ga­ran­ti­sce una buo­na co­per­tu­ra ma, per ca­rat­te­ri­sti­che dei gio­ca­to­ri schie­ra­ti, fa­ti­ca a ver­ti­ca­liz­za­re e a ser­vi­re con ra­pi­di­tà gli avan­ti. Già pri­ma del­la so­sta, nel­la par­ti­ta con il Sud­ti­rol, pur con uno schie­ra­men­to dif­fe­ren­te a cen­tro­cam­po si era pa­le­sa­to que­sto li­mi­te, so­prat­tut­to in un pri­mo tem­po che l’A­sco­li ave­va do­mi­na­to sul pia­no del gio­co ma nel qua­le, a par­te il gol di Men­des, non ave­va crea­to al­tre par­ti­co­la­ri op­por­tu­ni­tà. Con il Pa­ler­mo que­sto si li­mi­te si è ac­cen­tua­to, tan­to che il por­tie­re ro­sa­ne­ro non è mai do­vu­to in­ter­ve­ni­re.

For­se con la cre­sci­ta fi­si­ca di Gna­ho­rè (la sua pre­sen­za in mez­zo al cam­po si sen­te ma è mol­to com­pas­sa­to e non rie­sce mai a dare ve­lo­ci­tà alle sue gio­ca­te) ed una mag­gio­re di­sci­pli­na tat­ti­ca di Mi­la­ne­se (che ha il vi­zio di te­ne­re trop­po la pal­la) la si­tua­zio­ne po­treb­be mi­glio­ra­re, spe­ran­do an­che di ri­tro­va­re pre­sto il mi­glior Ca­li­ga­ra, an­co­ra lon­ta­no dai suoi stan­dard. De­ci­sa­men­te me­glio, al­me­no fino al “pa­stic­cio” fi­na­le, la fase di­fen­si­va, con le note mag­gior­men­te po­si­ti­ve che ar­ri­va­no da­gli ester­ni. Bayeye ha  av­ver­sa­rio. Con­si­de­ran­do che ave­va­no di fron­te Di Fran­ce­sco e Di Ma­ria­no, si può es­se­re più che sod­di­sfat­ti.

Ha ret­to di­scre­ta­men­te l’i­ne­di­ta cop­pia cen­tra­le Bel­lu­sci-Qua­ran­ta, an­che se non sono man­ca­te al­cu­ne di­stra­zio­ni. Due nel pri­mo tem­po (sul­la pri­ma ha po­sto ri­me­dio Vi­via­no sul col­po di te­sta rav­vi­ci­na­to di Au­re­lio, sul­la se­con­da Bru­no­ri ha for­tu­na­ta­men­te con­clu­so a lato da den­tro l’a­rea), quel­la pur­trop­po fa­ta­le nel re­cu­pe­ro. Nel post par­ti­ta si è di­scus­so sui cam­bi ope­ra­ti da Via­li che di cer­to non han­no in­ci­so po­si­ti­va­men­te, anzi, chi è su­ben­tra­to non ha cer­to fat­to me­glio di chi è usci­to. In di­scus­sio­ne so­prat­tut­to la so­sti­tu­zio­ne di Di Tac­chio (con Ma­si­ni) e l’in­gres­so di Fal­ze­ra­no (per Mi­la­ne­se). Per il pri­mo si può im­ma­gi­na­re che an­co­ra non ha i 90 mi­nu­ti nel­le gam­be (in caso con­tra­rio non sa­reb­be com­pren­si­bi­le il cam­bio), per quan­to con­cer­ne Fal­ze­ra­no c’è poco da ag­giun­ge­re, per quan­to ci ri­guar­da non lo met­te­rem­mo in cam­po nep­pu­re per po­chi se­con­di ma so­cie­tà e al­le­na­to­re evi­den­te­men­te idee di­ver­se. In ogni caso è fuor­vian­te at­tri­buir­gli gran par­te del­la re­spon­sa­bi­li­tà per il gol su­bi­to, ha si­cu­ra­men­te com­mes­so un er­ro­re ma, come vi­sto, non l’u­ni­co e non il più de­ter­mi­nan­te.

Tor­nan­do al­l’an­da­men­to del­la par­ti­ta, l’A­sco­li l’a­ve­va ap­proc­cia­ta nel modo mi­glio­re, ag­gre­den­do nei pri­mi mi­nu­ti gli av­ver­sa­ri, sen­za però crea­re par­ti­co­la­ri pe­ri­co­li. Poi è ve­nu­to fuo­ri il Pa­ler­mo che pian pia­no ha pre­so in mano la par­ti­ta, a sua vol­ta sen­za crea­re tan­te oc­ca­sio­ni. A par­te l’e­pi­so­dio del ri­go­re re­vo­ca­to dal Var, i ro­sa­ne­ro si sono resi pe­ri­co­lo­si in due cir­co­stan­ze, con il col­po di te­sta di Au­re­lio da due pas­si de­via­to da Vi­via­no e la con­clu­sio­ne da den­tro l’a­rea di un so­lis­si­mo Bru­no­ri, con l’A­sco­li che si è fat­to ve­de­re solo nel fi­na­le di tem­po con la “spiz­za­ta” di Ro­dri­guez. Se pos­si­bi­le la ri­pre­sa è sta­ta an­co­ra più ava­ra di emo­zio­ni, con uno spun­to per par­te (una con­clu­sio­ne di Bru­no­ri di poco fuo­ri e una bel­la pal­la di Men­des per Fal­ze­ra­no, an­ti­ci­pa­to da un bel re­cu­pe­ro di Cec­ca­ro­ni), fino al “pa­stic­cio” fi­na­le.

Che la­scia l’A­sco­li con ap­pe­na 3 pun­ti in clas­si­fi­ca dopo 5 gare, un bot­ti­no de­ci­sa­men­te in­suf­fi­cien­te. Si­cu­ra­men­te è pre­sto per pre­oc­cu­par­si, così come è al­tret­tan­to vero che la squa­dra, così rin­no­va­ta, deve ave­re il tem­po di cre­sce­re. Però, già a par­ti­re dal­la dif­fi­ci­lis­si­ma tra­sfer­ta di Cre­mo­na, è il caso di ini­zia­re a met­te­re fie­no in ca­sci­na per evi­ta­re di an­da­re in af­fan­no…