Dalla sentenza di Firenze ai “consigli” anti stupro di Giambruno, medioevo Italia


La sconcertante sentenza del tribunale di Firenze e le vergognose affermazioni di Giambruno confermano come nel nostro paese continua ad essere diffusa un’inaccettabile visione che porta sempre a trovare corresponsabilità nelle vittime e a giustificare i carnefici

Non poteva mancare il riferimento alla censura e alla libertà di espressione per cercare di giustificare l’ingiustificabile, le vergognose parole del compagno della presidente del Consiglio, Andrea Giambruno, a proposito delle violenze sessuali. Le ha tirate fuori il direttore editoriale del “Secolo d’Italia” Italo Bocchino, sostenendo pateticamente che il “povero” Giambruno “è l’unico giornalista a non avere libertà di parola”.

Davvero uno strano concetto di “libertà di parola”, secondo la destra i suoi esponenti, simpatizzanti e i giornalisti della propria parte politica possono fare affermazioni di ogni genere, anche offensive, discriminatorie, omofobe, misogine, con un’ancora più singolare e sgangherata interpretazione di quella Costituzione che evidentemente conoscono solo per sentito dire. E nessuno deve assolutamente permettersi di dissentire e giudicare negativamente i loro “deliri” perché, evidentemente, da qualche parte nascosta della Costituzione deve essere scritto che quel genere di libertà di espressione, senza i limiti costituzionalmente previsti per tutti gli altri cittadini, vale solo per i seguaci della Meloni…

Al di là dell’ennesima baggianata di Bocchino (pessimo quando era un politico, peggio ora che si maschera da giornalista), le parole di Giambruno sono del tutto inaccettabili e ancora più gravi perché rappresentano un sentimento di stampo prettamente maschilista (e della peggiore forma di maschilismo), comunque vergognosamente diffuso nel nostro paese e che addirittura si ritrova anche in alcune sentenze, che tende comunque a colpevolizzare anche la vittima dello stupro e, di conseguenza, a togliere qualche responsabilità ai carnefici.

Se vai a ballare tu hai tutto il diritto di ubriacarti, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi” ha affermato il compagno della Meloni a Rete4. Anche se non è certo l’aspetto più inaccettabile della vicenda, non si può fare a meno di sottolineare come quelle affermazioni siano uno sconcertante condensato di superficiale ignoranza e profonda disinformazione. Ancora più gravi perché un giornalista (o presunto tale) prima di sparare sentenze dovrebbe avere la decenza di informarsi. E, se l’avesse fatto, Giambruno saprebbe perfettamente che quelli con la vittima ubriaca volontariamente sono una minima parte dei casi di violenza, così avrebbe scoperto che, nel caso in questione (quello di Palermo) come in tanti altri casi, la ragazza è svenuta durante e proprio a causa della violenza subita.

Una frase da medioevo, il solito uomo che dice: te la sei cercata. Non m’importa che sia il fidanzato della Meloni ma questa mentalità è diffusa. Ed in questo caso è più grave perché l’ha detto in tv” commenta duramente l’eurodeputata di Forza Italia Alessandra Mussolini. Al di là del fatto che nessuno si illude che Giambruno e Bocchino abbiano la sensibilità per capirlo (come per il coraggio di manzoniana memoria, anche la sensibilità “uno se non ce l’ha mica se la può dare”…), il problema è proprio quello che evidenzia la Mussolini, c’è nel nostro paese questa diffusa e inaccettabile visione che porta sempre a trovare comunque quanto meno delle corresponsabilità nella vittima: come era vestita, l’orario in cui era ancora in giro, la sua storia personale, quanto aveva bevuto, ecc. Non è infatti un caso che lo stesso vomitevole e inaccettabile concetto lo abbia espresso sui social, quasi contemporaneamente, il comandante della Polizia municipale di San Gavino Monreale, Massimiliano Orrù.

Insegnate alle vostre figlie a non scimmiottare i maschi e a non ubriacarsi” ha scritto, rispondendo ai conseguenti ed inevitabili commenti critici dimostrando in maniera inequivocabile, se mai ce ne fosse stato bisogno, il profondo e medievale maschilismo che è alla base di questo genere di affermazioni (“vai a dormire che voi donni non dovreste stare in giro, nemmeno virtuali, a quest’ora” ha risposto ad una donna che contestava la sua affermazione…). Ma, quel che è peggio, questa “cultura dello strupro” (cioè un sistema che minimizza, normalizza e per certi versi incoraggia le violenze contro le donne) con sempre maggiore frequenza permea e si ritrova anche nelle sentenze sui casi di violenza sessuali, con l’idea che la vittima “in qualche modo se l’è cercata” o, nella migliore delle ipotesi, non ha fatto quanto poteva per evitare lo stupro stesso che addirittura diventa un’attenuante o, peggio ancora, la base per giustificare un’assoluzione.

L’ultimo caso del genere risale alla scorsa settimana, con la pubblicazione delle vergognose motivazioni della sentenza con la quale il tribunale di Firenze ha assolto due giovani imputati per uno stupro di gruppo. “Non avevano la piena consapevolezza della mancanza di consenso” scrive la corte spiegando poi che i comportamenti avuti in passato dalla ragazza potevano aver creato un fraintendimento. La cosa davvero grave e del tutto inaccettabile è che la sentenza riconosce senza dubbi che la violenza sessuale c’è stata, che la vittima davvero non era consenziente. Solo che, visto che in passato aveva avuto comportamenti disinvolti, il Tribunale di Firenze ha ritenuto che i due imputati non hanno capito, hanno frainteso.

E’ difficile trattenere la rabbia di fronte ad una simile indecenza, anche perché in questo caso c’è un passo avanti (anzi, decisamente indietro) rispetto ad altre vergognose sentenze del passato, qui non si mette neppure in discussione se la vittima era o meno consenziente o se ha avuto un atteggiamento equivoco. C’è addirittura una sorta di giudizio morale, aveva avuto in passato comportamenti disinvolti, aveva anche avuto un rapporto con uno dei due, è giusto e lecito per il Tribunale di Firenze che i due ragazzi possano legittimamente pensare che sia sempre e comunque disponibile, anche con due o più ragazzi, che non dica mai seriamente di no.

Vengono i brividi, probabilmente neppure nel medioevo si ragionava in questo modo, siamo oltre ogni forma di maschilismo. Ma, anche se questa volta si è davvero toccato il fondo (ed anche oltre), quella inaccettabile sentenza si pone nel solco di altri pronunciamenti che in qualche modo giustificano la violenza. Come dimenticare, ad esempio, la decisione del pm di Benevento di archiviare la denuncia di abusi sessuali presentati da una donna nei confronti dell’ex marito in virtù del principio del “sacro” diritto dell’uomo di pretendere prestazioni sessuali dalla moglie (al punto da giustificare anche minacce come un coltello puntato sulla gola). Ma anche la famosa sentenza nella quale il giudice negava lo stupro perché la vittima indossava i jeans o quella in cui si stabiliva che non c’era stato stupro perché chi l’aveva denunciato non aveva urlato.

Ancora, la Corte di Appello di Torino aveva invece assolto un ragazzo perché la vittima aveva lasciato la porta del bagno socchiusa, un “chiaro invito ad osare” molto più significativo e decisivo di tutti i no pronunciati disperatamente dalla ragazza. Per non parlare, poi, della vergogna della sentenza di assoluzione della Corte di appello per la famosa vicenda di Fortezza da Basso, con una ragazza che aveva denunciato di essere stata stuprata da un gruppo di 7 ragazzi. Prima condannati, poi assolti con motivazioni allucinanti, con tanto di riferimento alla biancheria intima troppo sexy indossata dalla ragazza.

Quella sentenza costò poi all’Italia la durissima condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), con tanto di riferimento di sentenze, nel nostro paese, gravemente influenzate da “pregiudizi maschilisti tipici della società italiana”. Il cui emblema, a distanza di anni, sono proprio le affermazioni di Giambruno. Che, magari, se fosse stato già in onda ai tempi della vicenda di Fortezza da Basso ci avrebbe spiegato che se vai a ballare con i mutandoni della nonna, invece che con biancheria intima un po’ più moderna, “magari eviti di incorrere in certe problematiche”…

Siamo alle solite, il problema non è che un branco di criminali ha deciso di violentare una ragazza, il problema è che lei aveva bevuto. Se eviti di ubriacarti, perché solo i maschi possono. Se eviti di perdere i sensi, perché si tratta di una scelta consapevole… per altro la poveretta è svenuta mentre abusavano di lei, non prima. Se eviti di indossare la minigonna. Se eviti di uscire la sera. Se eviti di essere donna” commenta amaramente il prof Saraceni. Che, poi, conclude il suo post con l’unica affermazione possibile da fare: “se eviti di dare la colpa alla vittima”…

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