Nel Consiglio regionale di martedì 25 luglio approvata la proposta di legge 186 della giunta regionale che modifica in senso più permessivo la precedente legge regionale sulla prevenzione del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network
Un improvviso e fortissimo colpo di sole che ha colpito la giunta regionale e i consiglieri della maggioranza di destra. Solo così si può spiegare quanto è accaduto martedì 25 luglio in Consiglio regionale. Dove, incredibilmente, con la proposta di legge n. 186, sono state approvate le modifiche, decisamente più permissive, alla legge regionale n. 3 del 7 febbraio 2017 per la prevenzione del gioco d’azzardo patologico (gap) e della dipendenza da nuove tecnologie e social network. Eppure i dati, resi noti nel piano triennale 2023-2025 (quindi ampiamente noti alla maggioranza di destra), parlano chiaro.
Nel 2022 i marchigiani hanno speso circa 2 miliardi di euro per giochi e scommesse ed il sistema sanitario regionale ha preso in carico 413 marchigiani per problemi relativi al gap e alle dipendenze digitali, di cui 363 per problemi di gap e 50 per problemi legati alla dipendenza digitale. Di fronte a numeri del genere non c’è molto da dire, è chiaro ed evidente che il fenomeno nella nostra regione è ampiamente diffuso, così come che è assolutamente necessario proseguire e, eventualmente, potenziare gli sforzi per la prevenzione. Invece quei “geni” della giunta regionale di Acquaroli e della maggioranza di destra hanno pensato bene di allentare le maglie, di modificare in senso permissivo una legge che pure da tempo era presa a riferimento per le politiche di prevenzione e lotta al gap.
Tra le varie modifiche apportate, quelle che suscitano le maggiori perplessità e polemiche, perché rischiano di indebolire sensibilmente la lotta e la prevenzione del gap, sono soprattutto tre. Innanzitutto quella introdotta dall’art. 2 della proposta di legge n. 186 che modifica il comma 2 dell’art. 5 della precedente norma che prevedeva il divieto di installazione di apparecchi e congegni per il gioco in locali ubicati in un raggio di 500 metri nei comuni con più di 5 mila abitanti e di 300 metri in quelli con meno di 5 mila. Importante anche la modifica al comma 4 dell’art. 5, con la riduzione da 12 a 6 delle ore di chiusura al giorno delle sale slot e videolottery.
Con l’art. 7 della proposta di legge n. 186 viene, invece, abrogato il comma 3 dell’art. 5 che concedeva ai Comuni una certa autonomia per adottare provvedimenti più stringenti in base alla situazione, alle emergenze e alle necessità del proprio territorio. A far discutere anche la sanatoria per le attività che hanno aperto con apparecchi da gioco dopo il 2017. A rendere il quadro ancora più paradossale è, poi, l’ordine del giorno allegato alla proposta di legge “con il quale si invitano i soggetti coinvolti a concordare un codice di autodisciplina per l’accesso responsabile al gioco online riguardante gli orari e valutare una soluzione condivisa in merito agli orari del fine settimana”.
Comprensibile e condivisibile la protesta delle opposizioni che in Consiglio regionale hanno lanciato ripetuti appelli e provato ad evitare le pericolose conseguenze di una legge difficile da comprendere, con la presentazione di una serie di emendamenti, tutti puntualmente bocciati. “I dati a disposizione – si legge in una nota del Pd – parlano di centinaia di persone che hanno problemi con i giochi, sia legali che illegali. La legge del 2017 consentiva di definire con tempestività le strategie di contrasto al fenomeno del gioco patologico con azioni concordate in diversi settori (sociale, sanitario, scolastico) e tra diversi soggetti (comuni, aziende sanitarie, privato sociale, esercenti commerciali)”.
“Non accettiamo lezioni morali da nessuno – replica il consigliere regionale Pierpaolo Borroni di Fratelli d’Italia – abbiamo ben presente la piaga della ludopatia tanto da star investendo 5 milioni di euro per l’assistenza, la prevenzione, l’informazione, l’educazione, il contrasto e il monitoraggio di questa problematica. Le modifiche sono frutto di un confronto serio e costruttivo che ha messo in evidenza come più delle sale slot ad alimentare la ludopatia sia il mondo del gioco online che, purtroppo, sfugge a qualsiasi tipo di normativa regionale. Attraverso la normativa regionale modificata si salvaguardano due obiettivi, il primo relativo al contrasto fattivo alla dipendenza patologica da gioco d’azzardo, il secondo la tutela delle attività che, stando alla normativa nazionale in vigore, rispettano tutte le prescrizioni”.
In realtà la sensazione è che, volontariamente o casualmente che sia, la nuova norma tuteli soprattutto le attività e indebolisca il contrasto alla dipendenza patologica. Ne è convinta anche la segretaria regionale del Pd, Chantal Bomprezzi, secondo cui “questa modifica normativa è un vero e proprio incentivo al gioco d’azzardo e gli unici a beneficiarne saranno le imprese del settore”.
“Prevenzione e contrasto – aggiunge il consigliere regionale Mastrovincenzo, relatore di minoranza della nuova legge – erano i pilastri della legge n. 3, presa a riferimento in tutta Italia. Tanto è vero che, nella scorsa legislatura, quando ricoprivo l’incarico di presidente dell’Assemblea, sono stato invitato più volte a presentarne i contenuti a diversi convegni nazionali sul tema. Con le modifiche approvate dalla destra, questi due pilastri vengono di fatto minati alla base. Ritengo gravemente sbagliata la sanatoria per quelle attività che hanno aperto con apparecchi da gioco dopo il 2017. Così come non sono assolutamente condivisibili le altre modifiche apportate, che non rispondono alle finalità della legge, a partire dalla assurda e immotivata scelta di ridurre le distanze tra apparecchi da gioco e luoghi sensibili”.
Ad aumentare le perplessità c’è, poi, anche il fatto che la giunta regionale per approvare queste discusse e poco comprensibili modifiche ha addirittura adottato il percorso d’urgenza, con la proposta di legge presentata dalla giunta stessa il 3 maggio scorso e approvata dal Consiglio regionale poco più di 2 mesi dopo. “Come se questa fosse la priorità per i marchigiani” accusa il consigliere regionale Francesco Micucci che accusa apertamente il presidente Acquaroli, la sua giunta e la maggioranza di destra di voler favorire i gestori delle sale slot.
“Non solo spostano i limiti delle distanze delle sale giochi dai luoghi sensibili, ma addirittura tolgono ai Comuni l’autonomia che con la giunta Ceriscioli era stata data per consentire ai sindaci di individuare ulteriori restrizioni. E addirittura si concede ai titolari delle sale slot anche la possibilità di portare a 6 ore, anziché 12, l’obbligo dello stop al gioco” aggiunge Micucci che lancia anche un appello alle associazioni che combattono le dipendenze e la ludopatia perché facciano sentire la propria voce. In realtà le associazioni del settore si sono già espresse in maniera assolutamente negativa ma la giunta regionale e la maggioranza di destra hanno tirato dritto per la loro strada. Che sia semplicemente per inettitudine o per tutelare gli interessi di qualcuno, di fatto con questa nuova norma di certo viene inferto un duro colpo alla lotta e alla prevenzione della gap. E non è certo una cosa positiva…