L’autolesionismo del Comune mette a rischio la sicurezza di studenti e personale scolastico


Il paradosso del Comitato Scuole Sicure apprezzato e coinvolto dai più alti ambiti istituzionali e da associazioni come Save the children ma inspiegabilmente messo al bando dal Comune di Ascoli. Con le nefaste conseguenze descritte dalla relazione allegata all’Ordinanza Ascoli

Come ci ricorda facebook, sono passati esattamente 6 anni da quando il Comitato Scuole Sicure Ascoli, invitato insieme ad altri Comitati del centro Italia, partecipava al Senato al convegno sulla ricostruzione, propedeutico alla presentazione di un disegno di legge sulla ricostruzione stessa. Era il 12 giugno 2017 ed in quell’occasione risultarono molto apprezzati e decisamente pertinenti gli interventi dei rappresentanti del Comitato ascolano (vedi articolo “Ricostruzione e sicurezza, al Senato le proposte del Comitato Scuole Sicure”). Che, solo quale settimana prima, avevano partecipato ad Amatrice, su invito dell’associazione Save the Children, alla presentazione di uno studio realizzato in collaborazione con il Centro Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova, sulla situazione di bambini ed adolescenti in relazione agli eventi sismici nell’Italia centrale.

Pochi giorni prima (il 17 maggio 2017) i vertici italiani di Save the Children erano arrivati ad Ascoli per incontrare, nella splendida cornice di piazza del Popolo (nei tavolini all’aperto del “Meletti”), i rappresentanti dei vari Comitati Scuole Sicure del centro Italia e, ovviamente, anche quello ascolano, per raccogliere spunti e suggerimenti per la presentazione di una legge sulla sicurezza delle scuole ma anche in vista di un confronto con il Miur. Qualche mese prima i portavoce dei Comitati Scuole Sicure, tra cui anche quello di Ascoli, erano stati invitati ad un incontro con i componenti della commissione ambiente della Camera a Roma, in vista dell’approvazione del decreto “Sisma ter”.

E grazie all’on. Vacca, che aveva trasformato in emendamenti alcune delle richieste avanzate, due proposte dei Comitati (sulle verifiche di vulnerabilità sismica e sulla programmazione triennale dell’edilizia scolastica) erano state accolte e inserite nel decreto “Sisma ter”. Senza dilungarci oltre (perché potremmo proseguire a lungo a raccontare e ricordare quanto fatto in questi anni da quei Comitati), già così è evidente e chiarissima a straordinaria considerazione, anche nei più alti ambiti istituzionali, di cui godeva il Comitato Scuole Sicure Ascoli (naturalmente insieme agli Comitati del centro Italia). Ma, mai come in questo caso, è vero ciò che recita un vecchio e famoso proverbio, “nessuno è profeta in patria”.

Perché proprio nel capoluogo piceno, prima con il sindaco Castelli poi con Fioravanti, il Comitato Scuole Sicure Ascoli si è dovuto scontrare contro un autentico e invalicabile muro, con la più assoluta e la massima chiusura da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni. E le conseguenze, per il capoluogo piceno, sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, visto che Ascoli, per quanto riguarda la messa in sicurezza delle scuole, è tra i comuni del cratere quello che è più clamorosamente indietro, con ancora tantissimi nodi irrisolti. Come quello delle strutture scolastiche provvisorie, nella sconcertante telenovela sulle scuole probabilmente il capitolo più imbarazzante e farsesco.

Come è noto il sindaco Fioravanti aveva promesso di occuparsene immediatamente una volta eletto, tanto da scrivere nel suo programma elettorale di voler “mettere subito al sicuro i bambini e la loro crescita attraverso sedi pubbliche temporanee e protette”. Dal suo insediamento, però, sono trascorsi 4 anni e, a tal proposito, siamo ancora in alto mare, tra i soliti annunci e proclami, una serie imbarazzante di avvisi prima indetti poi ritirati o annullati, fino all’ultima trovata “geniale” della procedura di dialogo competitivo, già più volte andato a vuoto, una volta per l’intervento dell’Anac (l’autorità anticorruzione), un’altra per una presunta fuga di notizie e un’altra ancora per imprecisate ragioni.

Eppure la soluzione l’aveva trovata e proposta nell’immediato post terremoto proprio il Comitato Scuola Sicure Ascoli che l’aveva presentata anche nel corso di un incontro con il Prefetto. Non al sindaco Castelli, l’unico che avrebbe avuto allora la possibilità di perseguire concretamente quella proposta, che in quel periodo continuava a raccontare la storiella che le scuole cittadine non avevano avuto problemi, che avevano “brillantemente superato il collaudo rappresentato dallo sciame sismico”. In realtà diversi mesi dopo è emersa la verità, cioè che il terremoto aveva provocato grossissimi problemi ai vetusti edifici scolastici cittadini, con la chiusura definitiva per inagibilità di due scuole e, nelle altre scuole, danni per quasi 2 milioni di euro.

Peccato, però, che allora l’opportunità di ottenere i fondi per le strutture scolastiche provvisorie, prontamente sfruttata dal vicino Comune di Folignano, era definitivamente tramontata. Al di là di ogni altra considerazione, l’aspetto più preoccupante ed inquietante è che quel gravissimo errore commesso dal sindaco Castelli e quelli commessi in questi 4 anni da Fioravanti a proposito delle strutture scolastiche provvisorie hanno come terribile conseguenza che si continua a scherzare con il fuoco, con la sicurezza dei ragazzi e del personale scolastico. E non lo diciamo solamente noi o il Comitato Scuole Sicure Ascoli ma lo ha certificato in maniera inequivocabile nel maggio del 2021 il sub commissario alla ricostruzione, ing. Gianluca Loffredo, nella relazione allegata alla tanto incensata (dagli stessi Fioravanti e Castelli) quanto inutile (nel senso che non ha in alcun modo contribuito ad accelerare) Ordinanza Ascoli.

Il sisma – scrive Loffredo – ha messo in luce l’alta vulnerabilità degli edifici che ospitavano le scuole richiamate in premessa tut­te ina­gi­bi­li. L’e­le­va­ta di­stan­za da­gli epi­cen­tri e l’i­stan­te di ac­ca­di­men­to del “main­shock” han­no evi­ta­to una tra­ge­dia, tan­t’è che gli edi­fi­ci si sono co­mun­que dan­neg­gia­ti. Gli edifici pubblici oggetto di ricostruzione sono, nella maggior parte dei casi, mantenuti in stato di di scurezza attraverso interventi di messa in sicurezza provvisionale con conseguente rischio di rovina degli edifici e pericolo per la pubblica incolumità”. L’ur­gen­za – conclude l’ing. Loffredo – è og­get­ti­va ed  è le­ga­ta alla ne­ces­si­tà di au­men­ta­re il li­vel­lo di si­cu­rez­za si­smi­ca de­gli edi­fi­ci sco­la­sti­ci in un ra­gio­ne­vo­le las­so di tem­po, ver­reb­be da dire nel più bre­ve tem­po pos­si­bi­le”.

Tutto terribilmente chiaro, quella relazione afferma in maniera inequivocabile che all’epoca, nel maggio 2021, ragazzi e personale scolastico frequentavano istituti scolastici non sicuri, fortemente a rischio. E da allora ad oggi non è cambiato nulla, non è stata sistemata alcuna scuola (ad eccezione di quella di Poggio di Bretta), nonostante il sindaco Fioravanti aveva promesso che in 3 anni avrebbe buttato giù e ricostruito “tutte le scuole che sono danneggiate” e ristrutturato “quelle con danni lievi per poter far tornare gli studenti nel loro habitat e trasformare le nostre scuole in centri di esplosione del bello”. E bisognerà attendere ancora molto a lungo prima di avere finalmente qualche novità, visto che le tre scuole che sono in uno stato di progettazione avanzato (Malaspina, Cagnucci e Tofare) sono ancora ferme all’approvazione del progetto definitivo.

In realtà il sindaco, nel cronoprogramma reso noto a fine anno (prima in Consiglio comunale poi sul giornalino comunale) aveva affermato che entro gennaio sarebbero stati approvati i 3 progetti esecutivi, sulla base dei quali poi viene indetta la gara di affidamento dei lavori, per poi far partire i cantieri tra giugno e luglio. Siamo a metà giugno e di quei 3 progetti esecutivi non si è più saputo nulla, quindi nella migliore delle ipotesi i cantieri non apriranno prima dell’autunno prossimo. Con gli studenti e il personale scolastico di quelle scuole (come delle altre scuole cittadine) che continueranno a frequentare edifici scolastici che rappresentano “un pericolo per l’incolumità pubblica”…

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