Dopo i ripetuti annunci della presidente del Consiglio, la pubblicazione del decreto aiuti regala una doppia amara sorpresa: meno fondi di quelli promessi e annunciati dalla Meloni e la copertura dell’intervento è assicurata con il taglio a fondi destinati al sostegno di altre fragilità…
Non è certo una sorpresa, ma non per questo è meno sconcertate, avere la conferma che questo governo e la sua presidente del Consiglio non si fanno alcuno scrupolo di fare propaganda anche sulla pelle dei cittadini dell’Emilia Romagna colpiti dalle alluvioni delle settimane scorse. Per giorni, quasi a reti e giornali unificati, Giorgia Meloni si è autoincensata per la tempestiva dell’intervento del governo, ancor più per il fatto che erano stati trovati immediatamente ingenti fondi, addirittura così tanti come mai prima in altre emergenze.
“Trovare più di 2 miliardi in qualche giorno non è una cosa facile e ne va dato atto al governo, in passato interventi di emergenza da oltre 2 miliardi di non se ne erano visti” dichiarava la presidente del Consiglio nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento (23 maggio). “Sul piano dell’emergenza il governo ha dato un segnale molto significativo. Non so quante altre volte è accaduto che in 48 ore si siano trovati 2,2 miliardi di euro per l’emergenza” ha ribadito 2 giorni dopo, nel corso della visita in Emilia Romagna della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, Giorgia Meloni. Che, non soddisfatta, ha nuovamente rimarcato questo (molto presunto) record del suo governo il successivo 28 maggio in una lunga intervista rilasciata a “Il Messaggero”. “Abbiamo mobilitato più di 2 miliardi per intervenire nell’immediato. Non ricordo in passato una cifra simile messa sul piatto in 72 ore” ha ribadito la presidente del Consiglio.
Come sempre, però, quando dalla propaganda si passa ai fatti concreti la situazione cambia abbastanza radicalmente. Partendo dal fatto che, in realtà, c’è voluto molto più di 48 ore per intervenire e per trovare i fondi, visto che il decreto leggo sugli aiuti per l’Emilia Romagna è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il 1 giugno scorso. Soprattutto, però, non ci sono affatto gli oltre 2 miliardi (2,2 miliardi per l’esattezza) annunciati dalla Meloni ma poco più di 1,5 miliardi. Che, ulteriore beffa, sono il frutto di tagli operati ad altri fondi destinati al sostegno di altre fragilità. In altre parole i sacrifici per i sacrosanti aiuti all’Emilia Romagna tanto per cambiare vengono chiesti alle categorie sociali più in difficoltà, non certo a quelle più agiate. Nulla di sorprendente, in questi primi mesi di governo si era già ampiamente capito che questo esecutivo utilizza sempre il “bastone” con i più deboli e la “carota” con i più potenti e ricchi.
Tornando al decreto aiuti, complessivamente è composto da 23 articoli di cui solamente 11 prevedono oneri a carico dello Stato, per un totale di poco più di 1,6 miliardi di euro. La parte più consistente degli aiuti, 620 milioni di euro, è destinata alla cassa integrazione emergenziale dei lavoratori colpiti dall’emergenza (articolo 7). Secondo l’analisi effettuata da “Il Sole 24 Ore” la platea di potenziali beneficiari è di circa 320 mila persone tra occupati a termine e stagionali (quindi teoricamente sono circa 1800 euro a persona) e la copertura è concessa fino ad un massimo di 90 giornate.
Per finanziare questa misura sono stati tagliati 400 milioni di euro agli stanziamenti per il “Fondo integrazione salariale”(il fondo che fornisce supporto ai lavoratori in caso di riduzione dell’attività lavorativa), 150 milioni di euro da quello per il reddito di cittadinanza e 50 milioni di euro da quello che finanzia le misure per incentivare l’occupazione (“Fondo sociale per occupazione e formazione”). Verrà, invece, utilizzato parte del fondo già a disposizione della Simest, una società del gruppo Cassa depositi e prestiti controllata dal ministero dell’economia e delle finanze, che si occupa di sostenere le imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività, per sostenere le imprese esportatrici (art. 10), con un impegno di spesa fino ad un massimo di 300 milioni di euro. Leggermente inferiore, 250 milioni di euro, è invece il finanziamento previsto a sostegno dei lavoratori autonomi (art. 8), per i quali il decreto prevede che dal 1 maggio al 31 agosto ognuno di loro residente nelle zone colpite dall’alluvione potrà ottenere un’indennità una tantum di 500 euro per ciascun periodo di sospensione del lavoro, non superiore alle due settimane, con un massimo per ciascun lavoratore di 3 mila euro.
Allo stesso tempo, con l’art. 18 del decreto aiuti, il governo ha anche deciso di rifinanziare con 200 milioni il fondo per le emergenze nazionali. E della copertura delle due misure se ne occupa l’art. 22 del decreto in base al quale i fondi necessari si otterranno per 404 milioni con la cancellazione della norma, contenuta nel decreto contro i rincari energetici di fine marzo scorso, con la quale il governo aveva ridotto il contributo di solidarietà temporaneo per le aziende energetiche. Altri 130 milioni, invece, verranno recuperati attraverso il taglio delle risorse messe a disposizione, sempre a fine marzo, per finanziare il “bonus sociale” per il riscaldamento, una misura che ha l’obiettivo di ridurre la spesa per la fornitura del gas sostenuta dalle famiglie in condizioni di disagio economico.
Va infine sottolineato come nel decreto aiuti il governo ha anche creato un fondo per gli interventi di tutela e di ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dalle alluvioni, finanziato dall’aumento di un euro dal 15 giugno al 15 settembre dei biglietti di ingresso dei musei statali. Spetterà ora al ministero della cultura, entro fine giugno, approvare un decreto con le modalità di assegnazione delle risorse recuperate grazie a questo provvedimento. In sostanza buona parte dell’intervento a sostegno dell’Emilia Romagna è finanziato togliendo fondi agli interventi a supporto dei lavoratori e dell’occupazione, del reddito di cittadinanza e dagli aiuti per le famiglie in situazione di difficoltà. In altre parole l’ennesima inaccettabile guerra tra poveri…