Mentre l’opinione pubblica si divide, la nuova illuminazione delle piazze finisce nel mirino di Legambiente e di esperti del settore. Colpiscono, in particolare, i faretti troppo impattanti sotto logge, mentre a piazza Arringo di fatto viene completamente oscurato il Duomo
Passata la “sbornia” per la pomposa (sai che novità…) cerimonia di inaugurazione della nuova illuminazione delle due piazze, piazza Arringo e piazza del Popolo, è il momento di fare alcune considerazioni in proposito. A giudicare dalle quanto si legge sui social, si può dire che sostanzialmente l’opinione pubblica cittadina è spaccata a metà tra chi l’ha molto gradita e chi invece non apprezza un’illuminazione più da centro commerciale o da luna park, piuttosto che da centro storico.
In particolare per quanto riguarda piazza Arringo quello che balza immediatamente agli occhi è che l’illuminazione così forte “sparata” sul palazzo comunale produce l’inevitabile effetto di oscurare il Duomo cittadino e in parte anche il Battistero, teoricamente uno dei “gioielli” della città che, però, continua ad essere umiliato e trascurato, tenuto in condizioni pietose e circondato da tavoli e sedie senza alcun rispetto. Per quanto concerne piazza del Popolo, invece, complessivamente si contesta il fatto che l’illuminazione e i corpi illuminanti non devono essere protagonisti ma mettere in risalto l’architettura. Ma a colpire, in particolare, sono quegli ingombranti faretti sotto il loggiato che, per usare un eufemismo, stonano visibilmente
“Ma che è questo orrore sotto il loggiato e sopra ai capitelli delle colonne? – scrive sui social una cittadina ascolana – una volta queste logge erano belle, sporche, ma era una bel colonnato! Oggi chi farebbe più una foto a questo sciame di brutti fari?”. La pensa allo stesso modo anche il circolo locale di Legambiente che a sua volta sottolinea l’orrore di quei faretti sotto il loggiato ma, più in generale, critica complessivamente la nuova illuminazione, chiamando in causa la Soprintendenza.
“A nostro modesto parere – scrive Legambiente – una piazza rinascimentale, una delle piazze più belle d’Italia, dovrebbe avere un’illuminazione un pò più sobria. La luce in questo caso dovrebbe servire a fornire una migliore lettura dell’architettura che viene illuminata. Se si esaltano gli archetti e le lunette con una luce troppo forte perdi quasi completamente l’unitarietà, che è l’essenza di piazza del Popolo. Esaltando i singoli elementi si ottiene un effetto discutibile ma soprattutto arbitrario. In realtà quando si illumina un monumento si dovrebbe avere la stessa cura che si ha quando si fa un restauro. I faretti che sono stati piazzati per illuminare le logge dall’interno sono decisamente sproporzionati e impattanti. Insomma, si è voluto soltanto ottenere un effetto altamente spettacolare. Si è voluto inseguire il mito dell’illuminazione ad effetto senza rispettare l’essenza della piazza. La Soprintendenza non ha niente da dire?”.
Sulla stessa linea anche il parere di un affermato lighting designer che, in sostanza, boccia la nuova illuminazione. “Quello dell’illuminazione dei monumenti è un tema particolarmente delicato che va affrontato con molta umiltà perché il valore da restituire è il bene architettonico e mai delle libere interpretazioni che aggiungono qualcosa allo stesso. Non ne ha bisogno e si può fare un ottimo servizio alla sua valorizzazione senza mostrare i muscoli ma non discrezione. Da tecnico e per la mia diretta esperienza posso affermare che, dove funzionano, le Soprintendenze e prima di loro i tecnici comunali sono molto attenti a non varcare certe linee rosse” afferma, prima di scendere più nel dettaglio.
“Partiamo dalle finestre lunettate – afferma – si vedono chiaramente le piccole semisfere all’interno delle lunette. Si vedono sia i cablaggi laterali che gli alimentatori dentro le lunette accanto agli apparecchi. Al di là di questo fatto estetico, pure grave, va fatto notare che questo lavoro è stato realizzato per rappresentare degli effetti del tutto effimeri e che, a mio parere, nell’insieme stravolgono il rapporto di pieni e vuoti del loggiato, dando alle lunette un’importanza eccessiva. Questa luce grafica finisce per essere un inutile orpello all’architettura. Vale a dire: può anche darsi che ne esca un effetto scenografico molto forte, ma siamo sicuri che questo sia adatto alla valorizzazione di una piazza rinascimentale e dei valori di armonia complessiva che esprime attraverso una quinta in mattoni e inserti in travertino? I cablaggi a vista, gli alimentatori a vista, gli apparecchi a vista possono essere giustificati per realizzare un motivo luminoso di arbitraria restituzione dell’architettura che si vorrebbe esaltare? Non viene, piuttosto, trasfigurata?”.
“Per quanto riguarda i loggiati – prosegue – non è contestabile la qualità della luce ma cosa si fa per ottenerla, si possono trovare altre soluzioni meno impattanti soprattutto per le proporzioni degli apparecchi peraltro a portata di mano. Anche in questo caso non deve mai prevalere la fonte luminosa e la sua funzione rispetto all’architettura. La luce è servente ed è protagonista se è più invisibile possibile. Sul lato su della piazza, poi, ci sono delle barre led a luce radente che, una volta accese, esaltano si le partiture decorate ma anche le inevitabili sconnessioni degli intonaci. Le luci radenti sono l’incubo degli illuminotecnici e degli architetti perché esaltano anche le cosiddette magagne. In generale vengono fuori effetti molto drammatici. Ne valeva la pena?
Il rischio c’è, trattandosi di cornici marcapiano poco profonde con poca distanza tra luci e muri. In conclusione, il nocciolo del problema è l’attinenza all’oggetto architettonico trattato. Con il nostro rinascimento sobrio e misurato non c’entra nulla. E solo un’inutile esibizione muscolare. Quindi il ribaltamento stesso della proporzione per cui siamo diventati famosi nel mondo”.