Dopo il pesante flop della candidatura a Capitale della Cultura 2024 e la bocciatura dei progetti per il Polo Sant’Agostino e la Casa della gioventù, anche la mostra sull’artista ascolano Nino Anastasi si trasforma nell’ennesimo imbarazzante pasticcio
E’ trascorso poco più di un anno dal clamoroso flop della candidatura a Capitale italiana della Cultura 2024 e, chi all’epoca sperava e si illudeva che quella pesante debacle potesse almeno servire da lezione, ormai ha perso ogni speranza. Perché da allora la situazione non è affatto migliorata, anzi, le cose sono ulteriormente precipitate e gli eventi delle ultime settimane, dalla bocciatura dei progetti per il Polo S. Agostino e la Casa della gioventù (da finanziare con il fondo “Next Appennino”) alla sconfortante gestione della mostra di Nino Anastasi, ne sono purtroppo la più evidente ed imbarazzante testimonianza.
In realtà nulla di sorprendente e di inatteso, semplicemente le inevitabili conseguenze del comportamento di un’amministrazione comunale che, non solo non è stato in grado di fare una serie e approfondita autocritica dopo quel fragoroso fallimento, ma che ha proseguito a fare scelte “folli” ed autolesioniste. A partire da quella operato dal primo cittadino poche settimana dopo quella bocciatura, con l’incomprensibile ritiro all’assessora Donatella Ferretti, già inspiegabilmente messa ai margini nella fase decisiva della candidatura a Capitale della Cultura 2024, della delega alla cultura, assunta in prima persona dal sindaco stesso.
“Passiamo dalla massima competenza nel settore a “competenza zero”, con la delega che passa nelle mani di chi, il primo cittadino, solo un paio di mesi fa proprio nella cultura ha fatto registrare uno dei più grandi e sconcertanti (per le modalità) fallimenti di questi primi 3 anni di mandato” scrivevamo allora commentando la sconcertante decisione del sindaco Fioravanti. I cui frutti si sono visti e si continuano a vedere con sconfortante puntualità, sotto ogni punto di vista.
Sia per quanto concerne la perdita di importanti opportunità, come nel caso della bocciatura dei progetti culturali da finanziare con il fondo “Next Appennino” (ancora più imbarazzante perché stavolta non si può neppure appigliare ad un presunto complotto politico, visto che governo, Regione e commissario straordinario per la ricostruzione sono tutti dello stesso partito di Fioravanti). Sia per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione di eventi culturali che potrebbero e dovrebbero essere un’occasione di promozione della città e che, invece, puntualmente si trasformano in clamorosi ed imbarazzanti autogol.
Come, appunto, nel caso della mostra di Nino Anastasi, per celebrare il centenario della nascita dell’artista ascolano. Già nelle settimane scorse sui social in tanti si erano lamentati per la sconcertante disorganizzazione, senza alcuna informazione certa e affidabile su giorni e orari di apertura al pubblico e l’enorme difficoltà di ottenere indicazioni utili anche dagli uffici comunali preposti. D’altra parte, però, a fotografare al meglio il fatto che improvvisazione e pressapochismo la facciano da padroni è proprio il sito del Comune di Ascoli dove, nella pagina dedicata alla mostra, non vengono indicati giorni ed orari di apertura ma solamente che la mostra stessa sarà a Palazzo dei Capitani dal 27 aprile al 25 giugno.
E proprio questa serie incredibile di “gravi mancanze” da parte dell’amministrazione comunale sono finite nel mirino del figlio dell’artista ascolano, Elio Anastasi, che ha pubblicato sui social un post che è una sorta di lettera aperta indirizzata al sindaco Fioravanti, all’assessore alla pubblica istruzione Donatella Ferretti e al direttore dei musei di Ascoli Stefano Papetti, da un lato per ringraziarli per aver promosso l’esposizione ma, dall’altro, per denunciare proprio queste “gravi mancanze” organizzative che rischiano di squalificare l’evento stesso.
“Gentili Signori – scrive Elio Anastasi – non mi stancherò mai di ringraziarvi per aver dedicato a mio padre, Nino Anastasi, uno spazio ed un evento così importante per celebrarne il centenario della nascita. È questo il modo più prestigioso con cui una municipalità seria possa ricordare i propri figli che, con l’arte, hanno celebrata la città di Ascoli rendendola eterna per i posteri. Ho apprezzato molto ovviamente l’impegno di spesa previsto, cosa non comune in questi tempi. Così come ho ammirato gli sforzi, in particolare del prof. Papetti, per risolvere in prima persona problemi tecnici e operativi: dalla riorganizzazione e sistemazione della sala al prelievo dei quadri in ubicazioni diverse. L’inaugurazione è stata un autentico successo per l’Amministrazione Comunale, ma anche per noi familiari, che abbiamo trovato un grande riscontro della popolarità e dell’ammirazione che Nino Anastasi ancora desta.
Tuttavia, non posso tacere alcune gravi mancanze riscontrate, che non aiutano ad apprezzare la mostra. Vi sono state giornate come il 28 aprile ed il 1 maggio, con la città piena di turisti e visitatori, durante i quali la mostra era chiusa. Ancora oggi non vi è un cartello degli orari di apertura e chiusura. Alle 12 ed alle 18 la mostra è sempre inaccessibile, proprio negli orari di punta in piazza del popolo. Inoltre, non ho notizie sulla possibilità di organizzare visite guidate alla mostra da parte di scuole, segnatamente il liceo artistico. Sono fatti, questi, che mi sono stati segnalati da amici e conoscenti, fatti che mi colpiscono e mi fanno precipitare in uno stato di profonda tristezza. Mi chiedo se sia poi così difficile, per una città che giustamente ambisce ad essere una città d’avanguardia nel campo della cultura, avere una impeccabile organizzazione negli eventi culturali…
Eppure in tante iniziative popolari il comune ha dimostrato di avere forti capacità tecniche ed organizzative. Mi scuso per la franchezza e vi ringrazio ancora per la vostra disponibilità. Con immutato apprezzamento”. Difficile aggiungere altro, una fotografia impietosa ma terribilmente calzante di quelli che sono gli imbarazzanti limiti di un’amministrazione comunale e di una struttura comunale che magari ogni tanto avrà anche qualche buona intuizione, ma poi non ha le capacità per organizzarle e gestirle al meglio.
E, riprendendo un passaggio di quella lettera aperta, il minimo che ci si possa attendere da una città, un’amministrazione che ha l’ambizione di essere all’avanguardia nel campo della cultura è di essere in grado di organizzare e gestire in maniera impeccabili progetti ed eventi culturali. Purtroppo da questo punto di vista il Comune di Ascoli è indietro “anni luce”, era stato sin troppo chiaro (almeno a chi non ha i paraocchi da ultras) lo scorso anno in occasione della fallimentare esperienza della candidatura (e soprattutto dell’audizione) a Capitale della Cultura 2024. E le scelte operate dopo quella debacle non hanno fatto altro che peggiorare la situazione…