Attuazione del Pnrr, la Corte dei Conti “boccia” il governo


Secondo quanto il “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” pubblicato nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti, sui 33,8 miliardi programmati per il 2023 nei primi 4 mesi dell’anno ne sono stati concretamente spesi 1,15, con un tasso di progresso di appena lo 0,7%

Dopo i duri richiami da parte della Commissione europea, per il governo Meloni arriva anche la pesante bocciatura della Corte dei Conti in merito al Pnrr. E se l’Unione europea punta il dito sui “crescenti rischi di ritardo nell’attuazione del Pnrr” e invoca “la richiesta di modifica prima possibile altrimenti le rate del 2023 slitteranno”, la Corte dei Conti certifica l’incapacità dell’attuale governo nel procedere e nel portare avanti concretamente il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Sono infatti impietosi i numeri contenuti nel “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” pubblicato dai magistrati contabili nei giorni scorsi, con l’ultimo capitolo del rapporto che aggiorna i dati che erano stati inseriti nella rendicontazione di marzo, sulla base delle informazioni che emergono dal sistema di rendicontazione Regis (il sistema di monitoraggio e rendicontazione sviluppato dalla Ragioneria dello Stato) al 4 maggio 2023. Infatti secondo i magistrati contabili nel primo quadrimestre del 2023 le spese concretamente sostenute dal governo per il Pnrr ammontano ad appena 1,15 miliardi sui 33,8 miliardi programmati per tutto il 2023. Ne consegue che la percentuale di attuazione, che a fine 2022  si attestava al 5,7%, nei primi 4 mesi del 2023 è cresciuta solamente di un misero 0,7% e, soprattutto, che “nell’anno in corso e nel 2024 è previsto un rallentamento della spesa rispetto alle previsioni del Nadef (Nota di aggiornamento al Def)” complessivamente di circa 10 miliardi di euro.

Per effetto del maggior tiraggio dei bonus edilizi, la Corte ha anche rivisto al rialzo le risorse utilizzate tra il 2020 e il 2022 (da 23,2 a 24,5 miliardi), quindi allo stato attuale complessivamente sono stati utilizzati 25,6 miliardi di euro. Naturalmente la Corte dei Conti non esprime chiaramente giudizi che, però, sono impliciti ed inequivocabili dai dati che evidenziano un tasso di progresso nell’attuazione finanziaria del Piano assolutamente insufficiente, di appena lo 0,7% in questi primi 4 mesi del 2023.

Andando un po’ più nel dettaglio, le situazioni peggiori riguardano le infrastrutture e la missione Salute. Per quest’ultima nei primi 4 mesi del 2023 la spesa è avanzata di appena 15,5 milioni di euro, arrivando ad un totale complessivo imbarazzante, di appena 111,2 milioni che non raggiunge neppure l’1% degli stanziamenti previsti (per l’esattezza siamo fermi allo 0,7%). Malissimo anche le infrastrutture (la missione che fa capo al ministero dei Matteo Salvini) che nei primi 4 mesi del 2023 non ha speso neppure un euro, restando ferma alla percentuale di attuazione del 16,7%. “L’obiettivo del governo è di spendere bene tutti i soldi del Pnrr che l’Unione europea ci dà in prestito” ha più volte ripetuto Salvini in questi mesi. Come sempre, purtroppo, la realtà è cosa completamente differente dalla propaganda…

Da un punto di vista strettamente numerico i dati migliori in questo avvio di 2023 arrivano dalla missione 5, “Inclusione e coesione”, con 749 milioni di euro spesi, anche se nel complesso la percentuale di attuazione resta decisamente deficitaria, con appena il 5%. Praticamente stessa percentuale per le missioni “Digitalizzazione e competitività” e per “Istruzione e ricerca” (in realtà ferma al 4,7% di realizzazione), entrambe con una spesa ad inizio 2023 di 190 milioni euro. Solo le briciole, invece, per la missione “Rivoluzione verde”, con appena 2,2 milioni spesi ed una percentuale di realizzazione di poco superiore al 5%.

Dopo aver fornito il quadro della situazione, la Corte si sofferma anche sugli interventi decisi dal governo sul fronte della governance e delle procedure amministrative che, nelle intenzioni, dovrebbero servire a velocizzare la spesa e recuperare un po’ del ritardo accumulato. Per quanto concerne la possibilità di anticipare le stabilizzazioni del personale assunto a termine (in servizio per almeno 15 mesi) e di assumere altro personale attingendo alle graduatorie in corso di validità, la Corte promuove con riserva il provvedimento ricordando che “bisogna evitare che le procedure di stabilizzazione si traducano in meccanismi automatici di ingresso e garantendo che gli schemi selettivi rappresentino l’occasione per la valorizzazione del lavoro medio tempore svolto dal personale”.

Considerato positivo anche il rafforzamento dei poteri sostitutivi dello Stato in caso di inadempienza dei soggetti attuatori e le semplificazioni su conferenza dei servizi, anche se complessivamente traspare una netta perplessità sul fatto che simili provvedimenti possano concretamente imprimere la decisa accelerazione che invece servirebbe per provare a recuperare il tempo perso e i ritardi accumulati. Infine nel documento della Corte dei Conti vengono riportate le simulazioni effettuati dai centri di ricerca Cer, Prometeia e Ref sull’incidenza del Pnrr sul pil. Ed anche in questo caso i dati non sono particolarmente favorevoli.

Secondo le previsioni iniziali del Tesoro si prevedeva un impatto di un +3,6% a fine piano, nel 2026. Sulla base dei modelli utilizzati da quegli istituti il dato viene decisamente ridimensionato, con una previsione di un +1,6% nel 2023, dell’1,8% nel 2025 e un complessivo +1,7% a fine periodo (nel 2026). Naturalmente a patto che vengano spesi in questi anni tutti i fondi a disposizione e concretamente realizzati i piani programmati. Cosa al momento tutt’altro che scontata…

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