Presidenza della Commissione antimafia, “schiaffo” del governo ai familiari delle vittime
Cade nel vuoto l’appello, con tanto di lettera indirizzata al governo, delle associazioni dei familiari delle vittime di mafia e terrorismo per chiedere di non eleggere come presidente l’on Chiara Colosimo per i suoi presunti rapporti con il terrorista nero Luigi Ciavardini
Come diceva sempre Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea. Ma se davvero, come si affannano da ore a ripetere in tutte le tv gli esponenti della destra al governo, l’on. Chiara Colasimo non ha alcun legame, se non del tutto casuale, con Luigi Ciavardini, perché la neo presidente della Commissione antimafia da alcune settimane (da quando è diventata ufficiale la sua candidatura) ha fatto sparire dai social foto e ogni riferimento che in qualche modo la legano al pluricondannato terrorista nero? Chissà, forse prima o poi qualcuno lo spiegherà. Intanto, però, nel giorno del 31° anniversario della strage di Capaci, il governo Meloni ha scritto una delle pagine più nere della storia della nostra repubblica.
Anzi, ad essere precisi, a definirla tale sono le associazioni dei familiari delle vittime di mafia e terrorismo che, per la prima volta da quando esiste la Commissione antimafia, contestano con decisione, all’unanimità, la scelta della presidente fatta dal governo. In realtà prima ancora di contestarla per settimane, da quando era iniziato a circolare il nome della Colosimo, hanno provato a far sentire la propria voce, a manifestare il proprio profondo dissenso, cercando di spingere la destra a scegliere un altro proprio esponente, con tanto di lettera aperta rivolta alla presidente del Consiglio e al governo, sottoscritta praticamente da tutti i rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime: Salvatore Borsellino (Associazione Le Agende Rosse), Paolo Bolognesi (Ass. familiari vittime della strage della stazione di Bologna, Manlio Milani (piazza della Loggia), Federico Sinicato (piazza Fontana), Stefano Mormile (familiari delle vittime della ‘Ndranghet9, Nunzia Agostino (sorella dell’agente di polizia assassinato da Cosa Nostra), Paola Caccia (figlia del magistrato assissinato dalla ‘Ndrangheta), Pasquale Campagna (fratella della 17enne Graziella assassinata da Cosa Nostra), Giovanni Impastato (fratello di Peppino Impastato), Angela Gentile Manca (moglie del medico assassinato da Cosa Nostra).
“Abbiamo appreso la notizia secondo cui la nuova Commissione parlamentare antimafia si riunirà per eleggere il suo presidente nella persona dell’on. Chiara Colosimo. Rimaniamo sbigottiti e increduli di fronte a questa prospettiva” si legge nella lettera. A cui, come ha amaramente sottolineato Salvatore Borsellino intervenendo a La7, né la Meloni né il governo si sono neppure degnati di rispondere. Sono lontani i tempi in cui per Meloni e per il suo partito i familiari delle vittime erano “sacri” e meritavano massimo rispetto e attenzione. All’epoca l’attuale presidente del Consiglio e FdI erano all’opposizione e, per ovvi motivi di consenso, avevano tutto l’interesse a cavalcare e strumentalizzare ogni voce che proveniva da quel mondo.
Ora hanno vinto le elezioni, sono al governo e hanno la maggioranza e, come ha fatto capire Italo Bocchino martedì sera a “Ottoemezzo”, fanno quello che gli pare (ovviamente Bocchino non ha detto proprio così ma il concetto è quello). E, di conseguenza, i familiari delle vittime non sono più una risorsa da sfruttare per la propaganda ma sono diventati un fastidio, da evitare e ignorare il più possibile. E per gli ultras con il cervello a compartimenti stagni, per i quali se manifesti un qualsiasi dissenso è semplicemente perché sei dell’altra parte politica, è giusto sottolineare come uno dei principali e più autorevoli rappresentanti dei familiari delle vittime è Salvatore Borsellino che non è certo in alcun modo sospettabile di avere simpatie a sinistra e che, anzi anche mentre contesta con decisione la scelta di Colasimo, rivendica l’appartenenza giovanile del fratello Paolo a quella stessa destra.
Ma non per questo può e riesce a nascondere la profonda delusione per come proprio il governo di quella Meloni che ha sempre detto di aver iniziato a fare politica perché ispirata dalle figure di Falcone e Borsellino, abbia prima dimenticato, poi umiliato in questo modo la Commissione antimafia. Avrebbe dovuto essere la prima ad essere costituita, invece è stata l’ultima, dopo oltre 8 mesi. Con la doppia beffa finale della scelta come presidente della Colasimo con le sue frequentazioni equivoche con Luigi Ciavardini (anche se la neo presidente sostiene che non c’è alcun rapporto di amicizia con il terrorista nero) e della presenza nella commissione stessa di tre parlamentari attualmente sotto processo per reati gravi: Giuseppe Castiglione (Azione) per corruzione, Francesco Silvestro (Forza Italia) per concussione, Anastasio Carrà per reati ambientali.
“Grazie alla trasmissione Report – si legge nella lettera aperta – sono ormai pubblici i rapporti della suddetta deputata di FdI e il terrorista dell’eversione di destra Ciavardini, esponente del gruppo eversivo neofascista dei Nar, condannato definitivamente per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato e per la strage della stazione di Bologna, dove morirono 85 persone. Sempre grazie a Report sono emersi i legami tra Ciavardini, Fioravanti e Mambro e alcune associazioni che da anni stanno chiedendo a gran voce l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo per i reati di mafia e terrorismo”.
Per la cronaca è giusto ricordare che Luigi Ciavardini è ritenuto colui che materialmente ha messo la bomba alla stazione di Bologna, condannato per questo a 30 anni con sentenza passata in giudicato. Però FdI per lungo tempo ha continuato in qualche modo a difenderlo, addirittura diversi anni fa organizzando anche un convegno (con la Meloni stessa) a sostegno della sua presunta innocenza. Senza dimenticare che la stessa presidente del Consiglio e il suo partito ancora poco tempo fa continuavano a sostenere che dopo tanti anni non si conosce la verità sulla strage di Bologna (nonostante siano stati indicati e condannati gli esecutori e siano stati chiaramente indicati anche i mandanti).
“Le indagini svolte negli ultimi anni da diverse procure – prosegue la lettera dei familiari delle vittime – hanno provato i legami esistenti tra criminalità mafiosa ed esponenti delle destra eversiva e tra questi e soggetti infedeli delle istituzioni. Ebbene ci chiediamo quindi come sia anche solo lontanamente immaginabile pensare di eleggere a presidente della Commissione antimafia una persona con tagli frequentazioni, posto che due degli argomenti che la futura Commissione si troverà ad affrontare sono il coinvolgimento degli eversori neofascisti nella strategia stragista mafiosa degli anni ’92-’94. Solo a noi appare evidente il gigantesco conflitti di interessi della futura presidente? E’ così che lo Stato onora le vittime delle stragi terroristico-mafiose e chiede fiducia ai loro familiari? Se questo sarò il primo, nefasto, passo della neo Commissione ci auguriamo che i componenti che avalleranno tale scelta avranno almeno la decenza di evitare di partecipare alle commemorazioni di quelle stragi”.
Purtroppo per loro (e per l’intero paese), quello è stato davvero il primo passo della nuova Commissione. Nulla di sorprendente, però, perché non si scopre certo ora l’inesistente senso dello Stato e delle istituzioni di questa destra, basterebbe pensare alle vicende legate al presidente del Senato La Russa o, peggio ancora, a quelle legate alla Montaruli. Ancora meno stupisce e sorprende l’imbarazzante mancanza di coerenza della destra e di FdI in particolare. Che negli anni passati “sbraitava”, invocando rispetto per i familiari delle vittime, in ogni circostanza in cui in incontri e convegni veniva invitato a parlare chiunque avesse avuto un qualche rapporto (o ancor più un ruolo) con i gruppi terroristici dell’estrema sinistra nei cosiddetti anni piombo. Poi, però, ora se ne frega altamente di quei stessi familiari per, giunta per qualcosa di molto più serio e che riguarda la credibilità delle istituzioni.
Senza dimenticare che solo qualche mese fa il deputato Donzelli, dai banchi del Parlamento, accusava pesantemente quei parlamentari del centrosinistra che avevano fatto visita in carcere a Cospito. “Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi” aveva dichiarato allora Donzelli. Anche prendendo per buona la versione della Colosimo, che parla solo di incontri e visite con un condannato nell’ambito delle sue funzioni, è evidente che coerenza vorrebbe che la stessa domanda si potrebbe rivolgere alla neo presidente della Commissione antimafia e a chi l’ha scelta.
E, di conseguenza, arrivare alla sconcertante conclusione che questo governo ha deciso di mettere alla guida di una così importante Commissione qualcuno che non si sa se sta dalla parte dello Stato o di quella dei terroristi…